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L'unione sarda. «Noi, abbandonati dallo Stato»

La protesta dei sindaci tra intimidazioni e tagli ai Comuni

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Il sindaco di Orgosolo rivela che, considerata la situazione, si è dato alla preghiera. «Mi sono comprato un rosario - sorride Dionigi Deledda - e dico un'orazione al giorno». È che di questi tempi agli amministratori comunali non resta che sperare in un miracolo. Dopo la fucilata contro l'abitazione del sindaco di Mamoiada Graziano Deiana e i cinque colpi di pistola sull'auto del consigliere di maggioranza Libero Russo a Fonni sembra di ritornare indietro nel tempo, a quando in provincia di Nuoro gli attentati contro le istituzioni erano all'ordine del giorno.
«CAMPANELLO D'ALLARME» E allora ha ragione il primo cittadino di Fonni Stefano Coinu che ha convocato un consiglio comunale straordinario (venerdì alle 19): «È un campanello d'allarme, un rigurgito di violenza gratuita che ci deve far riflettere». Mancavano solo le fucilate, insomma, agli amministratori che - chiamati a gestire comuni con le casse vuote - sono più che mai esposti.
LE CASSE VUOTE «In trincea e senza elmetto, ecco come siamo». Franco Mula, primo cittadino di Orosei , due attentati subiti nel 2004 («Ero vicesindaco»), la sintetizza così: «Il momento è drammatico». In un momento di crisi, sottolinea, «lo Stato pensa di ridurre gli sprechi tagliando le risorse destinate ai Comuni. A Orosei abbiamo subito tagli per 800 mila euro. Cosa deve fare uno che non viene messo in condizioni di dare neanche le risposte minime alla comunità e poi, magari, finisce per diventare il bersaglio di rivendicazioni? A questo punto, penso sarebbe opportuno che noi sindaci ci incontrassimo per parlare e decidere tutti insieme di restituire la fascia». Un pensiero che abita le riflessioni di più d'un amministratore, se anche il primo cittadino di Nuoro Alessandro Bianchi premette: «Ho molta comprensione per il collega di Sennori (Roberto Desini che si è dimesso per via dei tagli al suo comune ndr ): mi sento molto vicino a quel tipo di reazione».
LA PROTESTA Alessandro Bianchi parla di «disagio» dei sindaci. «Il disagio di stare al nostro posto a combattere una guerra per la quale non abbiamo armi. Quando viene colpito un amministratore ci sentiamo tutti coinvolti poiché i problemi sono comuni. È difficile programmare dovendo fare i conti con i tagli e il disagio sociale. Faccio solo un esempio: a parte i milioni di euro tagliati al comune di Nuoro, a fine ottobre ci sono stati comunicati ulteriori tagli per 400 mila euro. Soldi che ci vengono a mancare nel momento di chiusura dell'esercizio corrente, quando cioè abbiamo degli impegni da onorare. Se a tutto questo si aggiungono le intimidazioni è naturale che uno si chieda: che cosa ci sto a fare?».
RIFLESSIONE POLITICA È la domanda che si sta facendo da giorni anche il sindaco di Mamoiada Graziano Deiana. Dopo la fucilata contro la finestra della sua casa, è arrivata l'onda della solidarietà e l'invito a restare, a non dimettersi. «Sto riflettendo, anche da un punto di vista politico. Guardi, al di là di ciò che è successo, io sto cominciando a chiedermi a che serve questo ruolo. Noi che dovremmo essere chiamati a programmare il futuro di una comunità, siamo invece ridotti a rastrellare risorse da trasferire a Roma. È una situazione insostenibile». È quel che pensa anche il primo cittadino di Ottana Gian Paolo Marras. Vittima di un attentato nel 2010, amministra un paese martoriato dalla fine dell'industria. «Oggi lo Stato è assente, non ti dà risorse e ti impone di fare l'esattore delle tasse. Non so quanto la crisi alimenti la violenza nei confronti di chi rappresenta le istituzioni, ma penso che questo tipo di intimidazioni non siano mai venute meno negli anni: ci sono molti sindaci che ti dicono: io, quando è successo a me, neanche l'ho detto». Gli amministratori di Ottana dovranno fare i conti con tagli per 190 mila euro. «Noi, invece - dice il sindaco di Orgosolo Dionigi Deledda - perderemo 550 mila euro, più della metà di quanto veniva trasferito alle casse del Comune. Cosa dovremmo fare? Non possiamo aumentare le tasse e neanche tagliare i fondi per gli anziani, le scuole e i giovani disoccupati. Siamo qui, a gestire la miseria».
Piera Serusi

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