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L'unione sarda. «La ripresa? Insignificante»

CRENOS. Presentato il 20° rapporto. La Regione: «Colmare il gap infrastrutturale»

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La Sardegna naviga in acque agitate. La situazione economica è «particolarmente critica» e «gli indicatori di crescita, reddito e consumi confermano la stagnazione che si registra a livello nazionale». La fotografia, a tinte fosche, è stata scattata dal 20° Rapporto Economia della Sardegna del Crenos. «Al di là delle carenze infrastrutturali, che pure sono importanti», spiega Giovanni Sulis, ricercatore del Crenos, uno dei curatori del Rapporto, «in Sardegna esiste un problema di scarsa dotazione di capitale umano specializzato». Anche per questo il Pil dell'Isola ristagna: in linea con il resto del Paese, il prodotto interno lordo del 2014 rimarrà vicino allo zero (0,7% in Italia).
IL LAVORO Uno dei tasti dolenti è il mercato del lavoro. Continua ad aumentare il numero di disoccupati (+16% del 2012 rispetto al 14% del 2011) anche se migliora l'accesso da parte delle donne in settori come i servizi alla persona, ma non rallenta l'incremento del ricorso alla cassa integrazione (+600% rispetto al 2007). «Sono dati che ovviamente ci preoccupano», commenta l'assessore regionale della Programmazione, Alessandra Zedda, «ma dobbiamo concentrarci sugli elementi positivi e batterci per colmare il gap infrastrutturale che deriva dall'insularità. Solamente puntando su lavoro, competitività, sistemi produttivi e innovazione possiamo superare la terribile crisi che stiamo attraversando».
IL TURISMO Arranca anche il turismo che sconta il decremento dei flussi nazionali. In Italia, quasi la metà delle presenze è di origine straniera (46%), la quota diventa superiore per le regioni del Centro Nord (49%). In Sardegna e nel Mezzogiorno, la differenza fra turisti italiani e stranieri è più ampia rispetto alla media nazionale, anche se, spiega il Crenos, è in miglioramento negli ultimi anni grazie soprattutto ai trasporti aerei “low cost”. Tra le province, Olbia-Tempio si conferma una delle più frequentate dagli stranieri (il 44% delle presenze sul totale) come l'Ogliastra e Sassari. La quota di turisti italiani è invece preponderante a Cagliari (oltre il 60%) e nelle province di Carbonia-Iglesias e del Medio Campidano. Nel 2013, tuttavia, gli operatori scommettono sul rilancio del turismo italiano, ipotizzando un aumento di poco superiore al 30%.
LA SPESA PUBBLICA Sul fronte della spesa pubblica, la Sardegna procede a due velocità. Mentre il sostegno della Regione al territorio resta tra i più alti d'Italia (1.076 euro pro capite per l'erogazione di servizi pubblici, in particolare sul fronte sociale che vale il 20% di quella complessiva) e nell'ultimo quinquennio la spesa sanitaria è aumentata di circa il 2% (-0,4% la media italiana), dal punto di vista produttivo l'Isola perde ricchezza rispetto al 2007 (-2,7% del valore aggiunto pari a 27,2 miliardi di euro e +0,5% rispetto al 2011) a causa della crisi industriale. Pure la dotazione infrastrutturale è scarsa. Fatta 100 la media italiana, la Sardegna registra un valore di 86 per le infrastrutture portuali, 47 per quelle stradali, 37 per quelle bancarie e 17 per le ferroviarie. Infine, occorre fare ancora parecchia strada sul campo della ricerca e dell'innovazione: in questi settori è troppo bassa la spesa pubblica rispetto al Pil: dallo 0,05% del 2007 allo 0,12% del 2012, mentre quella privata è quasi pari allo zero (0,06%).
LE PROSPETTIVE Riguardo alle prospettive per la seconda metà del 2013 e per il 2014, la ripresa economica in Sardegna appare «insignificante e quindi si prevede un altro periodo di stagnazione».
Lanfranco Olivieri

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