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La nuova sardegna. Lodine Armi, processo all’ex sindaco Il padre: «I fucili sono miei»

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di Tiziana Simula

NUORO «Quelle armi sono mie: il locale dove sono state ritrovate è di mio figlio ma lo utilizzavo solo io, e solo io avevo le chiavi per entrare». Così, Giuseppe Bussu, padre di Francesco Bussu, ex sindaco di Lodine, imputato per detenzione illegale di armi e ricettazione e detenzione di materiale storico archeologico, ha risposto ieri alle domande del difensore di suo figlio, l’avvocato Gianluigi Mastio, e del pm Laura Taddei. Un episodio, quello rievocato in aula, risalente all’aprile 2010, quando durante una perquisizione in uno scantinato di proprietà dell’imputato, i carabinieri della compagnia di Ottana avevano rinvenuto alcune armi (due fucili e una pistola), oltre a nove monete antiche. Il processo a carico di Bussu è proseguito ieri davanti al tribunale in composizione collegiale, presidente Antonio Luigi Demuro, con l’esame di alcuni testi della difesa. A cominciare, appunto, dal padre dell’imputato. Che ha confermato quanto l’ex sindaco di Lodine andava dicendo da tempo: che quelle armi, cioè, non funzionavano, che erano armi storiche, un fucile in particolare era stato realizzato prima del 1920, e che appartenevano a suo padre. Ad appurarne l’inefficacia, era stata anche una perizia disposta a suo tempo dal suo legale. «Dovevo ristrutturare il garage, e ho portato tutta la mia roba lì, nello scantinato – ha spiegato l’anziano testimone –. Il fucile calibro 16 era di mio cognato, ce l’ho dal 1965, il revolver era di mio padre, l’altro fucile l’ho comprato da un polacco, la miccia con le cartucce le ho trovate tra una roccia e una quercia e le ho prese». Su quest’ultimo particolare, il giudice, ravvisando possibili responsabilità del teste, ha chiesto l’interruzione della deposizione. Il pm ha voluto però proseguire soffermandosi sugli altri beni rinvenuti nel locale: il fucile subacqueo e le monete antiche. «Quella roba non è mia», ha risposto Bussu. L’udienza è stata aggiornata al 12 marzo per l’esame del consulente, l’archeologa Maria Ausilia Fadda, che sarà sentita a proposito del materiale storico archeologico rinvenuto.

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