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L'unione sarda. Terra ancora avvelenata

Milioni di metri cubi di scorie minerarie pericolose mai rimosse nell'Iglesiente, cresce l'allarme per l'aumento delle patologie

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di Anthony Muroni
Non solo fanghi rossi. Nel Sulcis Iglesiente il futuro post industriale - quello legato persino alla sopravvivenza e alla salubrità di terra, aria e acqua - è messo a rischio dall'assenza di un articolato piano di recupero del territorio e dalla presenza di circa il 75% dei rifiuti industriali rispetto a tutto il territorio sardo.
I PROBLEMI Le mancate bonifiche nell'intero territorio ex minerario e il carico di sostanze tossico-nocive presenti nella discarica di Genna Luas, che ospita gli scarti di lavorazione dei fumi di acciaieria della Portovesme srl, rendono la situazione più drammatica a ogni ora che passa. Distante tre chilometri dal centro abitato di Iglesias e raggiungibile dalla statale 130, l'ex miniera trasformata in un inferno di scorie mortifere è destinata allo stoccaggio di rifiuti speciali pericolosi per complessivi 1,4 milioni di metri cubi. Progettata dall'EniRisorse, e autorizzata dalla Regione nel 1998 (regnante il governatore Federico Palomba), da tempo è finita sotto la lente di ingrandimento di chi si preoccupa di questo lembo di terra ormai compromesso e colpevolmente dimenticato dall'opinione pubblica. Il sospetto, anche se manca un serio e aggiornato studio sulla qualità dell'aria e dei terreni, è che anche in quell'area le presenze di zinco, piombo, arsenico e cadmio - per citare solo alcune delle sostanze tossico-nocive già rilevate in passato - sia ben al di sopra della soglia di tolleranza.
TERRE COMPROMESSE Ma l'emergenza non si limita alla presenza di questa discarica e del bacino dei fanghi rossi. Nell'intera area ex mineraria restano milioni di metri cubi di rifiuti derivanti dai lavori minerari e di trattamento. Veleni che, nonostante l'area del Sulcis e del Guspinese siano ricomprese in un Sin (sito di interesse nazionale, riperimetrato giusto due anni fa dalla Regione) sono ancora là. Circa 3,3 milioni di metri cubi nelle discariche dell'area di Iglesias (San Giovanni, Monte Scorra, Monte Agruxau, Gennamaiori, Monteponi, Campo Pisano, San Giorgio, San Benedetto, San Michele), 685 mila metri cubi sulla costa di Nebida (Monte Cani, Nebida e Masua), 54 mila a Orbai (Punta Filipeddu), 13 mila a Bau Pressiu, 600 mila a Monte Pranu, 140 mila nel rio Piscinas, 115 mila a Gonnesa (Sedda Moddizzis e Barega), oltre un milione di metri cubi nell'area del rio Sa Duchessa (Tiny, Baraxiutta, Terras nieddas, Nebidedda, Macciurru, Punta Campo spina, Malacalzetta, Serra de Paudeddu, Gennari costa). A tutto questo vanno poi aggiunti gli altri milioni di metri cubi fuori discarica, che vengono classificati come “fini abbancati” e “bacino sterili”.
LA SALUTE Che conseguenze ci sono, oltre al consumo di territorio? Secondo l'ultimo rapporto sullo stato di salute delle popolazioni residenti in aree industriali, minerari e militari, l'area dell'Iglesiente mostra negli uomini degli eccessi per le malattie respiratorie (+38%), le malattie urinarie (+130%), i tumori maligni (+10%) e il tumore polmonare (+50%). Nelle donne si osserva una diminuzione della mortalità generale rispetto alla media regionale (-8%), prevalentemente legata alla cause circolatorie (-14%), e un eccesso per le malattie urinarie (+52%). La prevalenza e i ricoveri ospedalieri sono aumentati rispetto alla media regionale. Sono confermati tra gli uomini gli eccessi per malattie respiratorie, urinarie, i tumori maligni ed i tumori del polmone. Eccessi per le stesse cause si osservano nelle donne, sia considerando i ricoveri che i ricoverati.
GUSPINESE Non va meglio nella zona mineraria di Arbus e Guspini: il rapporto parla di una mortalità in eccesso di circa il 10% negli uomini, prevalentemente a carico delle malattie respiratorie (+149%) e del tumore polmonare (+28%). L'insieme delle cause evitabili mostra un consistente eccesso (+28%) sulla media regionale. Tra le donne non si registrano differenze se non una diminuzione della mortalità per malattie dell'apparato digerente (-51%).

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