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L'unione sarda. Premiata Ditta Gennargentu

Confindustria: «Il territorio è una ricchezza da valorizzare»

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«Le zone interne della Sardegna centrale dispongono di una ricchezza che va valorizzata: il Gennargentu».
Il parco torna di moda e Confindustria diventa ambientalista?
«Non parlo di parco, né di vincoli. Parlo di un territorio con una sua cultura, un'identità e produzioni tipiche che vanno tutelate e promosse anche con un marchio. Il Gennargentu è una risorsa da valorizzare da un punto di vista economico e produttivo, dall'agroalimentare al turismo».
A dir la verità, non è che finora si siano visti grandi numeri.
«È necessario che le aziende si mettano insieme e superino la diffidenza, atteggiamento che finora in Sardegna ha fatto fallire i consorzi. Ma posso dire che gli imprenditori stanno recependo questo messaggio; hanno capito che oggi, per fronteggiare la crisi, occorre allearsi...».
E dove, scusi, hanno cominciato a capire?
«A Fonni, per esempio».
Roberto Bornioli racconta la rivoluzione di Confindustria che - in una provincia massacrata dalla crisi con il record nazionale di ore (tre milioni) di cassa integrazione - visita gli opifici, chiama a raccolta gli imprenditori e indica l'orizzonte. «È il forte legame col territorio, la carta vincente per la promozione di qualunque prodotto - sottolinea il presidente dell'associazione degli industriali -. Le imprese che vogliono essere competitive sul mercato devono fare sistema e lavorare come filiera».
Siete rassegnati all'addio della grande industria?
«È un dato di fatto: il tessile e la Chimica non esistono più e anche a Ottana, tra centrale elettrica e Ottana Polimeri, oggi parliamo di duecento lavoratori in totale. Ecco, puntiamo sulle piccole e medie imprese, un tessuto che va sostenuto».
Magari con infrastrutture adeguate...
«Come infrastrutture, nelle province Nuoro e Ogliastra, siamo all'ultimo posto in Italia. Certo, sono fondamentali e, ad esempio, non a caso una parte dei fondi per l'area di crisi di Siniscola (50 milioni di euro destinati alle aree industriali in sofferenza a Prato Sardo, Ottana e appunto Siniscola ndr ) sarà impegnata per interventi sul porto. Ma, è evidente, servirebbero ben altri fondi da destinare a tutto il territorio».
Cinquanta milioni di euro per le aziende delle aree di crisi. Quanto dovranno aspettare, per avere i soldi, gli imprenditori di Nuoro, Siniscola e Ottana?
«Tasto dolente».
Due, tre anni. O forse per sempre?
«Noi abbiamo chiesto che si riducano i tempi e si semplifichino le procedure. Ma non sarà prima della fine del 2013. Fino al dieci dicembre gli imprenditori dovranno inoltrare le manifestazioni di interesse; poi, in Regione, tra la firma dell'Accordo di programma e la selezione dei candidati che dovranno presentare il piano di fattibilità, passerà tutto il prossimo anno».
Sono arrivati milioni anche con il Contratto d'area e abbiamo visto com'è finita.
«Allora, purtroppo, non venne fatta una selezione degli imprenditori e qualcuna delle grandi imprese venute da fuori arrivò per rubarci i soldi. Ora è diverso: si sta puntando sulle piccole e medie aziende locali».
Un marchio può veramente lanciare sul mercato le nostre imprese?
«Un marchio d'area è legato alle produzioni locali, alle vocazioni di un territorio. Potremmo parlare ad esempio delle specialità della montagna del Gennargentu, del vino del Mandrolisai, del marmo di Orosei...».
Come si fa a convincere le imprese a mettersi insieme?
«Guardi, è da tempo che col nostro progetto Mosaico andiamo nel territorio per ascoltare gli imprenditori e raccogliere indicazioni. A Fonni, ad esempio, è venuta fuori questa idea del marchio unico. Da Fonni, infatti, stiamo partendo per realizzare il progetto nel settore dell'agroalimentare. L'obiettivo è convincere a fare sistema anche gli operatori di altri settori. Mettersi insieme significa diventare più forti e ottenere condizioni migliori nel credito, nei trasporti e nell'export».
Il professor Giuseppe Pulina, dell'Università di Sassari, dice che per salvare le zone interne colpite dallo spopolamento occorre accogliere almeno 15 mila coppie fertili di immigrati.
«La prendo come una provocazione. Non è ciò che serve».
Cosa pensa di manifestazioni come Cortes Apertas?
«Una formula che ha grandi meriti. Ma dopo quindici anni bisogna rinnovarla: meno folklore e più attenzione alle produzioni locali»
Piera Serusi

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