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L'unione sarda. Caro-tariffe: «Blocco dei porti»

Clamorosa iniziativa di Unidos dopo l'ultimo rincaro: fino a 189 euro in più dal 2012

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Continuità territoriale negata, trasporto merci appeso alle decisioni di un manipolo di armatori. La Sardegna che viaggia per mare, che ha difficoltà a raggiungere una Penisola sempre più lontana per via di costi insostenibili, ha deciso di ribellarsi. «Blocchi a oltranza nei porti, ora impediremo ai tir di imbarcarsi»: Unidos e il sindacato autonomo Trasporto unito da ieri sono mobilitati almeno fino a giovedì. E finché il governo non interverrà, magari per esaminare tutta la partita dei trasporti da e per la Sardegna. L'incontro promesso dal ministro per le Infrastrutture Maurizio Lupi non è stato ancora fissato. Ora questa nuova iniziativa di pressione. Con un obiettivo: «Non si può più aspettare».
TIR IN PORTO A mezzanotte trenta autotrasportatori - puntuali - hanno manifestato con i tir nel porto di Cagliari. Il presidio è iniziato anche a Olbia e Golfo Aranci, in attesa dell'alba. Alle 4 avrebbero dovuto mettere di traverso i loro tir nello scalo di Porto Torres, mentre alle 8 sit-in anche a Livorno. Sotto accusa dal sindacato degli autotrasportatori e dal movimento politico che fa capo al deputato del Pdl Mauro Pili c'è il cartello degli armatori che, per «continuare ad agire in regime di monopolio», ha aumentato esponenzialmente le tariffe della traversata. Nel mirino è soprattutto la Tirrenia, che per il trasporto passeggeri percepisce 72 milioni all'anno per otto anni dallo Stato ma che «non garantisce il riequilibrio» della situazione derivante dall'insularità.
IL SIT-IN Nessun blitz, questa volta: «Sono state allertate tutte le Prefetture delle città interessate ai blocchi», fanno sapere gli organizzatori. Alle 8,30 è annunciato un presidio dell'Isola bianca con Trasporto Unito e Unidos Sardegna. Previsti gli interventi di Maurizio Longo, segretario nazionale di Trasporto Unito, del deputato Mauro Pili, del coordinatore regionale di Trasporto Unito Piero Muscas. Pili, comunque, ha anticipato anche su Facebook «le cifre del furto Tirrenia». Secondo il parlamentare, i rincari sfiorano e in alcuni casi superano i 180 euro a tratta a seconda della lunghezza dei semirimorchi, «colpendo a morte il settore del trasporto, già penalizzato dalla situazione di disagio rappresentata dall'insularità».
GLI AUMENTI Trasportare un semirimorchio di 9,50 metri nella Penisola costava, il 30 novembre 2012, 255 euro: dopo l'ultimo aumento del primo giugno di quest'anno, il terzo dal primo dicembre 2012, la traversata costa 392 euro, 137 euro in più. Un semirimorchio di 10,50 metri passa da 275 euro del novembre scorso ai 427 del primo giugno, 152 euro in più. Un semirimorchio di 12,50 metri passa da 315 euro di novembre a 498 dell'ultimo ritocco, 183 euro in più. Nel rientro dalla Penisola alla Sardegna le cose addirittura peggiorano. Un semirimorchio di 9,50 metri fino a novembre 2012 pagava 255 euro ora 398, 143 euro in più. Un'aggiunta di 158 euro la pagano anche i rimorchi di 10,50 euro (da 275 a 433 euro) e di 189 euro quelli di 12,50 metri (da 315 a 504 euro). «Un'indecenza», secondo l'ex presidente della Regione, che ha coinvolto il sindacato Trasporto Unito in questa protesta con l'obiettivo di far sentire la voce degli operatori.
IL TRASPORTO PASSEGGERI Per Pili, «i 72 milioni di euro che lo Stato eroga alla Tirrenia sono un furto ai danni della continuità territoriale, considerato che nessuno risponde sull'efficacia di quei soldi pubblici. Senza contare che sulle merci si sta registrando un ulteriore incremento esponenziale delle tariffe che rischia di mettere definitivamente in ginocchio l'intera economia dell'Isola. Si tratta di rincari insostenibili oltre tutto decisi nell'arco di un anno. Cifre folli», conclude Pili. «Non è tollerabile che una compagnia privata con denari pubblici prosegua in una grave speculazione ai danni dell'economia sarda».
LA SFIDA Il sit-in iniziato nella notte è il seguito della protesta inscenata il primo giugno ad Arbatax, quando cento tra autotrasportatori e militanti di Unidos avevano occupato simbolicamente il traghetto Bonaria alle 4,30 del mattino. Dal ponte più alto della nave avevano esibito anche uno striscione, con due sole parole: «Basta monopoli». Soltanto l'intervento del ministro Lupi, che aveva garantito un incontro sulle vicende della continuità territoriale sarda qualche ora dopo l'attracco del traghetto al porto di Cagliari, aveva interrotto la protesta. «Ora», conclude Pili, «passiamo alle vie di fatto».
Lorenzo Piras

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