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L'unione sarda. Floris al centrodestra: «Sciogliamo i nodi»

L'appello del leader Uds agli alleati in vista delle Regionali. Un invito all'Udc: si pronunci, è tempo

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Un appello al centrodestra: «L'unità è la base di una rinnovata alleanza». E un consiglio all'Udc: «Sciolga i nodi, è tempo». Mario Floris, leader dell'Uds, si erge a padre nobile della politica sarda per ricordare ai suoi alleati che tra il 19 gennaio e il 2 marzo 2014 i sardi saranno chiamati a scegliere chi dovrà guidare la Regione. «Seppure manchino pochi mesi, il dibattito politico in Sardegna stenta ad uscire dall'immediato, senza uno sbocco di prospettiva».
L'APPELLO Secondo Floris, assessore agli Affari generali della Giunta Cappellacci, «per evitare che le fisiologiche fibrillazioni pre-elettorali accentuino il distacco e la disaffezione dei cittadini nei confronti della classe politica, è indispensabile incanalare il confronto sui binari della responsabilità e della concretezza». La prima responsabilità - secondo Floris - «è riconoscere che sia il centrodestra che il centrosinistra sono ancora prigionieri della logica della contrapposizione a prescindere». Il rischio, per l'ex presidente della Regione, «è che i sardi siano chiamati a scegliere il meno peggio, con l'inevitabile conseguenza di alimentare l'astensionismo e il voto di protesta». E ancora: «A fronte delle larghe intese raggiunte a livello nazionale, in Sardegna continuiamo tutti ad andare alla ricerca di sensazioni forti, presunti scoop e si finisce per parlare del nulla. Basta leggere i tanti annunci sui giornali, confrontarli con la realtà e ci si accorge che tra il dire ed il fare non c'è solo il mare ma il mondo intero», scrive Floris nel suo appello. «I due schieramenti e i due partiti maggiori scontano vecchie e nuove debolezze. Nel Pd permangono differenze e divisioni sul ruolo del partito e del presidente della Regione, sul modello di sviluppo per l'Isola, sulla scelta del candidato presidente, riproponendo tutte le lacerazioni che avevano determinato l'interruzione anticipata della scorsa legislatura. Nel centrodestra la ricandidatura del presidente uscente sarebbe naturale in presenza di tre precondizioni: la ritrovata unità del partito di cui è espressione; la condivisione ed il consenso dei partiti alleati; un'azione di continuità con il progetto politico-programmatico avviato nell'attuale legislatura».
LA STRATEGIA Quindi il passaggio chiave dell'intervento: «In questo scenario, la voce degli altri partiti è afona e l'iniziativa politica, per certi versi, assente. Urge un pronunciamento del partito che ha raccolto nelle ultime elezioni regionali i maggiori consensi dopo Pdl e Pd. C'è di più, anche alla luce del mutato quadro nazionale. Il confronto tra le forze politiche sarde deve spostarsi sui nuovi rapporti con lo Stato e con i partiti nazionali, stante gli inevitabili riflessi, prima con l'esperienza del Governo Monti e ora con il Governo Letta, dove i due partiti maggiori collaborano».
RAPPORTI ISTITUZIONALI Floris parla anche dei rapporti tra Giunta e assemblea: «È urgente un approfondimento su alcuni temi essenziali: la ridefinizione del rapporto Giunta-Consiglio; il ruolo del presidente della Regione; il rilancio di una corretta dialettica maggioranza minoranza; le indispensabili modifiche al regolamento consiliare. Questi i principali nodi da sciogliere. A questi fini la sola legge elettorale è del tutto insufficiente. In assenza di una chiara, concreta, offerta politica che dimostri un reale cambiamento», conclude il leader dell'Uds, «i sardi non potranno che guardare alle stelle». (lo. pi.)

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