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L'unione sarda. Caffè e biscotti ai militari La rassegnazione di Antonia

LA CASA. L'ex primula rossa viveva con la sorella maggiore

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ORGOSOLO Le visite sono cominciate presto. Già alle 8 del mattino, finita la funzione in chiesa, le donne di Orgosolo hanno bussato al portone della casa di vico Gallura. Fino a ieri Graziano Mesina abitava qui, con la sorella Antonia, mamma di un altro arrestato (Raimondo Crissantu) e zia di Giuseppe, ai domiciliari. Visite di solidarietà, vicinanza ad alto voltaggio che in Barbagia si manifesta principalmente in tre casi: lutto, malattia e galera. Mentre dalla finestra aperta al primo piano arrivano le voci sommesse, tzia Antonia scende le scale e apre il portone.
È una donna alta, vestita di nero. Nonostante il contegno dolente, sembra molto più giovane dei suoi 75 anni. «Niente da dire», sibila chiudendo l'uscio che si spalancherà di nuovo, più e più volte, per tutta la giornata. Una processione davanti all'abitazione color albicocca e dai balconi fioriti, a pochi metri dal luogo del martirio di don Graziano Muntoni, il vice parroco originario di Fonni che proprio in questo vicolo venne assassinato all'alba della vigilia di Natale del 1998. C'è un piccolo ulivo in un vaso a ricordare il punto in cui è caduto il sacerdote, e poco distante un murale, i versi di una poesia “A sos falsos testimonzos” che dice “In bidda mea biad zente infame, chi mudanta su bene in su male...” , ma pure “In bidda mia biad zente pia, profumada de rosas e galana...” . Le donne passano di qui, si fanno il segno della croce e bussano al civico numero 1.
Antonia Mesina era in piedi dalle tre della notte. È stata lei ad aprire ai carabinieri. E quando il capitano Luigi Mereu ha notificato a Graziano l'ordine di custodia in carcere, è diventata una tigre. Istinto di protezione, si chiama. «Calmati, Anto' - le ha detto il fratello -, stanno facendo soltanto il loro lavoro». Così, mentre i militari perquisivano la casa, lei è andata in cucina e ha preparato la caffettiera più grande. Poi ha servito il caffè caldo e i biscotti. Non si dev'essere mai visto da queste parti, con la giustizia che ti rivolta i materassi e ti apre gli armadi. Ma tant'è, in Barbagia caffè e biscotti accompagnano le feste, ma addolciscono pure il lutto.
Sembrava finita, almeno con il calvario di Graziano. E invece ieri nel soggiorno di tzia Antonia sono state pronunciate le stesse parole di tanti, tanti anni fa. Disgrazia, destino, sbaglio, errore, innocenza. Il passato che ritorna, ancora. Graziano e la galera. Fratello malfatato. «In carcere nessuno si può salvare - disse lui una volta -. Ognuno gestisce se stesso e la propria vita. Quando ce la fa, se ce la fa». Graziano non è riuscito a salvarsi qua fuori. (p.s.)

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