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L'unione sarda. Orgosolo invasa da 200 carabinieri rivive l'incubo dei giorni più bui

Il sindaco Deledda: «Ma noi siamo il paese degli undici sacerdoti»

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Dal nostro inviato
Piera Serusi
ORGOSOLO « Giustizia così era da molto che non se ne vedeva». I vecchi seduti sul granito, nel viottolo che guarda Corso Repubblica, tentano una stima sul peso dell'assedio. «Cento», butta uno. «Eh, soltanto», ribatte l'altro. «Non meno di duecento», taglia il terzo. Era dai primi anni Cinquanta che non si vedevano tanti carabinieri insieme - riferisce un pensionato, in mezzo a un capannello davanti alla banca. Dai tempi di Emiliano Succu quando erano venuti per arrestarlo, avverte una signora che con la comare sta entrando al market per fare la spesa. E Graziano ancora era un ragazzino, puntualizza l'altra.
L'ECO DELLA FESTA Centottanta carabinieri. Un esercito di militari che è piombato alle 3 della notte di ieri in un paese prevalentemente a nanna, a parte qualcuno che lo schieramento l'ha visto da dietro le tendine della finestra. Le camionette in fila indiana sono passate sotto il gigantesco striscione appeso all'ingresso del centro abitato. Auguri a caratteri colorati per don Simone Corraine, 26 anni, ennesimo sacerdote donato da Orgosolo alla Chiesa. Solo sabato scorso l'ordinazione, con il vescovo Mosè Marcia e la comunità intera in preghiera. Sul cancello della chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo ci sono ancora gli addobbi floreali della cerimonia, bouquet di candide calle avvolte in un velo bianco.
Dalla Grazia del Signore ai lampeggianti delle camionette dell'Arma. Nell'arco di appena due giorni, Orgosolo ha assaggiato ancora una volta la propria maledizione. Il paese che, ripete strenuamente il sindaco Dionigi Deledda ai cronisti delle testate nazionali affamati di dettagli lombrosiani, «ha dato i natali a ben undici sacerdoti in attività»; che ogni anno viene visitato da non meno di 150 mila turisti (Nuoro se li sogna), e che più di ogni altro angolo d'Italia è stato (ed è) amato da grandi fotografi e artisti - viene di nuovo sbattuto in apertura dei notiziari nazionali, sulla prima pagina di tutti i quotidiani e in vetta ai flash dei giornali on line.
«Graziano Mesina arrestato per traffico di droga?». Non una domanda, piuttosto una risposta retorica. Alle 8 di ieri mattina, a Orgosolo già tutti sapevano. Graziano Mesina, i nipoti Raimondo Crissantu e Giuseppe Mesina, e un'altra decina tra parenti e compaesani. Passaparola che ha bruciato sul tempo il primo lancio del gazzettino. «Niente nome e cognome, però...». Ci mancherebbe. «Noi non ci crediamo», annunciano i vecchi seduti sulla panca di granito. Non ci credono neanche le comari che fanno la spesa, né i pensionati del capannello al Corso. Le intercettazioni? Argomento superabile.
«È per via della droga, capisci?», spiega la giovane titolare di un negozio. «È qualcosa che qui sentiamo distante anni luce. Pensare che Orgosolo sia la base di un'organizzazione del traffico di stupefacenti, è terribile. Io sono una mamma, e con le altre madri stiamo lavorando per allevare i nostri ragazzi in un paese che avrà pure i suoi problemi, ma che conserva tanti sani valori».
SAGRA DELLE CILIEGIE C'è pure chi, d'altro canto, avverte: io l'avevo detto. E giù con questa storia di Grazianeddu che faceva il divo, invitato qui e là, sempre pronto a firmare autografi e a mettersi in posa. Domenica l'ultimo tour, a Osini, sotto i Tacchi d'Ogliastra. L'occasione era la sagra delle ciliegie. Mesina guest star. L'ha chiamato l'amministrazione comunale, invito ufficiale. Graziano ha accettato ed è stato accolto come un ambasciatore. Autografi e foto, aneddoti e strette di mano. L'uomo che ha trascorso 40 anni nelle patrie galere per un cumulo di condanne, da uomo libero ha accettato (quanto consapevolmente, è un altro discorso ndr ) le lusinghe di un mondo che gli chiedeva ancora e ancora di fare la parte del bandito. Da quando è tornato al paese, dopo la grazia ricevuta nel 2004, non è passato giorno che a Orgosolo non sia arrivato un turista che chiede di lui. E lui (sempre pronto gentile garbato brillante) che, su prenotazione, fa pure da guida sui sentieri impervi del Supramonte. Lo spot vivente della leggenda del banditismo sardo. Quanto il suo mito abbia contribuito ad attirare visitatori non è difficile comprenderlo. Nega l'accostamento solo chi è in malafede.
IL SINDACO «Sabato e domenica scorsi l'intera comunità era in festa per l'ordinazione di un nuovo sacerdote. Giovedì - racconta il sindaco - abbiamo festeggiato il record nazionale di velocità di un nostro giovanissimo concittadino (Gian Pietro Fronteddu, 14 anni ndr ) ai Giochi studenteschi. Ora questa notizia...». Non conosco i fatti, puntualizza Dionigi Deledda. Nessun commento. «Ma c'è incredulità, questo sì». Lui è il sindaco che un anno fa raggiunse a Cagliari due turiste francesi scippate in paese da un paio di balordi. Un viaggio per chiedere loro scusa, a nome della comunità. Orgosolo non è così. Due settimane fa una delle signore è tornata in Sardegna e gli ha telefonato. «Lo scippo? - ha commentato lei liquidando la questione - succede ovunque». Vero, in ogni parte del mondo. Ieri, però, lo spettro della maledizione è tornato.

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