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L'unione sarda. Mesina, arresto all'alba

L'ex ergastolano a Badu 'e Carros per traffico di stupefacenti Tra i complici, big della mala sarda e l'avvocato Altea di Cagliari

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dal nostro inviato
Maria Francesca Chiappe
NUORO Non più tardi di venti giorni fa al Festival di Gorizia ripeteva, per l'ennesima volta, la sua personalissima versione sul sequestro Farouk Kassam e sul ruolo che si è attribuito nella liberazione del piccolo ostaggio. Da quando ha ottenuto la grazia, che nel 2004 aveva cancellato l'ergastolo, lo invitavano dappertutto. La storia del bandito redento, evidentemente, tirava ancora. Ma gli uomini che alle tre di notte hanno bussato alla porta della casa di Orgosolo, dove vive con la sorella, non dovevano invitarlo da nessuna parte. Il loro compito era quello di accompagnarlo, in manette, a Badu 'e Carros, con un'accusa infamante per un balente barbaricino: traffico di droga.
GLACIALE La fine di un mito «costruito dai suoi tanti agiografi» - per dirla col gip di Cagliari Giorgio Altieri che ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare - è certificata dal vuoto attorno alla caserma di via Sant'Onofrio. Com'è lontano il 1968 con gli applausi degli studenti al bandito in ceppi e i canti in rima baciata mi chiamo Mesina Graziano e sono fuggito da San Sebastiano. Poco prima delle 13 di una giornata piovosa, Mesina esce su un'auto dei carabinieri, i vetri oscurati su ordine dei procuratori di Cagliari Mauro Mura e Gilberto Ganassi. Nessuno può vederlo in catene. Si sa, però, che l'ergastolano graziato non ha battuto ciglio. Calmo, anzi, glaciale ha soltanto chiesto: «Perché?». Ha dato uno sguardo al documento che gli hanno consegnato i carabinieri del nucleo provinciale di Nuoro, al comando del capitano Luigi Mereu, e poi ha offerto i polsi parlando del più e del meno.
I COMPLICI Col bandito orgolese sono state arrestate altre 25 persone. Fra queste spicca l'avvocato cagliaritano Corrado Altea: avrebbe portato a Milano i soldi per pagare alcune partite di droga e si sarebbe fatto nominare difensore di un trafficante per andare in carcere a chiedergli dove avesse nascosto la cocaina. Gli altri sono personaggi più o meno noti della criminalità sarda: il nipote di Mesina Raimondo Crissantu, i fratelli Salvatore e Franco Devias, Giovanni Filindeu, Giovanni Antonio Musina (tutti di Orgosolo), Franco Piras di Norbello, Vincenzo Sini di Orgosolo, Gigino Milia di Fluminimaggiore, Antonio Mascia di Villanovafranca, Guido e Daniele Brignone di Cagliari, Pierpaolo Donadio di Alghero, Lino Giovanni Pira di Dorgali, Enrico - noto Vinicio - Fois di Cagliari, Efisio Mura di Cagliari, Luigi Atzori di Cagliari, Vittorio Denanni di Chiaramonti, Giuseppe Mesina di Orgosolo, Aldo Catgiu di Orgosolo, Franco e Raffaele Pinna di Nurri, Alessandro Farina di Olbia, Luca Buluggiu e Giovanni Sanna di Ozieri.
GLI ALBANESI La banda si muoveva sull'asse Orgosolo, Fluminimaggiore, Villanovafranca, Milano, Cagliari, ed era in contatto con trafficanti albanesi e calabresi. Ci sono voluti quasi cinque anni per blindare un'inchiesta che i carabinieri del nucleo investigativo hanno condotto insieme al reparto squadriglie. Intercettazioni telefoniche, microspie, pedinamenti, fotografie e filmati in quantità per documentare gli scambi di eroina, cocaina, ecstasy e marijuana. Con un occhio attento ai progetti della gang: rapine, estorsioni e sequestri di persona, tutti sventati dai carabinieri con operazioni preventive che hanno portato a trenta arresti e al sequestro di quasi sei chili di droga e al ritrovamento di un fucile e mezzo chilo di esplosivo.
INTERCETTAZIONI «Tutto è cominciato col sequestro-lampo (4 ottobre 2007) del direttore della banca di Orosei Giampaolo Cosseddu», ha spiegato ieri mattina il colonnello Vincenzo Bono. I carabinieri stavano intercettando il telefono di un barista di Nuoro, Giuseppe Innocenti che, si legge nell'ordinanza, «era in contatto con uno dei principali sospettati». L'ascolto non svelò nulla sul rapimento, ma squarciò il velo che copriva un vasto traffico di stupefacenti: «Acquistava la droga da Graziano Mesina, i contatti fra i due erano tenuti da Musina che faceva da autista al bandito di Orgosolo, sprovvisto di patente». Ma non è ancora finita: Mesina «accomodava situazioni e agevolava la definizione di affari» e su questo si indaga ancora.

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