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L'unione sarda. Un doppio rapimento

In casa di Mesina trovate una mappa e la foto di un uomo: per i carabinieri l'ex latitante progettava un secondo blitz

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Una foto e una mappa. Per i carabinieri di Nuoro non ci sono dubbi: le carte trovate nella casa di Orgosolo durante la perquisizione seguita all'arresto di martedì provano che Graziano Mesina stava progettando un sequestro di persona.
La notizia, clamorosa, conferma i sospetti: l'ex primula rossa del Supramonte e la sua gang non si limitavano al pur fruttuoso traffico di cocaina, eroina, marijuana ed ectasy con Milano attraverso trafficanti albanesi e calabresi. Nella sua testa c'erano anche le rapine, le estorsioni, le truffe e i rapimenti. I ladri di uomini sono rimasti sempre allerta nonostante la minima resa economica, i rischi elevatissimi, le pene alte e, soprattutto, la difficoltà a trovare mediatori, come ha insegnato la vicenda di Bonorva, con Titti Pinna abbandonato in una buca in attesa che qualcuno che si facesse avanti per trattare con la famiglia. Ma Mesina aveva la sua idea - lo rapisco, tanto poi mi chiamano a fare da mediatore - e l'aveva esternata due anni fa in una conversazione intercettata dagli inquirenti.
E allora: il ritrovamento di una piantina e una foto, custodite nella casa di un uomo come Graziano Mesina, non lasciano molto spazio al dubbio: l'uomo ritratto nella foto conservata insieme alla mappa del rione di una città sarda in via di identificazione non può che essere la vittima designata di un sequestro di persona a scopo di estorsione. Del resto, nel giugno dello scorso anno Mesina e i suoi erano stati sorpresi dai carabinieri durante un sopralluogo nel centro di Nuoro: la gang orgolese stava discutendo come entrare in un luogo protetto da un sistema di videosorveglianza. La conversazione era stata captata dalla microspia sistemata sull'auto di Mesina, il localizzatore satellitare aveva poi permesso di accertare che in quel momento Mesina e i suoi stavano transitando davanti a una gioielleria e vicino alla casa del parlamentare Bruno Murgia.
Questa volta, però, è diverso: microspie e intercettazioni non hanno raccolto nulla. Quindi: o si tratta di un progetto nuovo di zecca oppure Mesina si è fatto più furbo e non ha mai parlato al telefono né in macchina coi suoi complici. Altrimenti i carabinieri avrebbero captato quei dialoghi e avrebbero predisposto le misure di protezione. Proprio come hanno fatto due anni fa, quando Mesina aveva in mente di sequestrare un commerciante di Oristano, Luigi Russo: attraverso la microspia sistemata nella sua Porsche Cayenne gli inquirenti avevano saputo del progetto e avevano subito organizzato la protezione della vittima designata. Molto probabilmente Mesina e i suoi se n'erano accorti e avevano accantonato il progetto criminale.
Certo non avevano però immaginato che i carabinieri avevano registrato la conversazione di Mesina con Franco Piras, l'uomo che gli aveva fornito notizie sulla consistenza patrimoniale della vittima. L'ex ergastolano aveva spiegato come si fa: si prende l'ostaggio, lo si tiene nel silenzio assoluto per mesi tanto poi (e giù risate), avrebbero chiesto proprio a lui, l'ex latitante graziato, di fare da mediatore. Quelle frasi riportano alla mente il ruolo di Mesina nel sequestro di Farouk Kassam.
Franco : ma secondo te, oggi, tu, facendo un lavoro di quel genere... dove lo metteresti? In montagna o in un bell'appartamento?
Graziano : Eh, se c'è un bell'appartamento... è buono, tranquillo.
F : già si trova.
G : insonorizzato vuole, eh, insonorizzato, che non senta nulla...
F : ma quando sente, poi, cosa...
G : s'isola, ah?
F : cosa non deve sentire? Campane. Ma cosa... cazzate.
G : sì, sì, non deve sentire molte cose... troppo azzardati.
F : quella Silvia Melis dice che sentiva tutto, zia Grà, Pasqualì....
G : eh eh, mica gli fai sentire zia Grà e Pasqualì, per dirti, allora puoi chiamare per nome tutti.
F : no, era la gente che bussava a casa sua.
G : sì sì sì.
F : non la...
G : quelle che andavano per trovarle, lì è stata fatta una cazzata, alla cazzo di cane, diciamo...
F : dici?
G : sì, se deve sentire così, cosa deve sentire? Nulla.
F : ...
G : tu, se lo porti lontano a uno, ne sa molto dov'è stato portato. Ohi, ohi, quando non c'è traccia... è un rompicapo... silenzio assoluto per mesi...
F : eh.
G : o lo fai lampo o altrimenti aspetti.
F : tanto cercano te!
G : o davanti a...
F : non ne tolgono piedi tanto.
G : no, no, non mi... ohi.
F : signor Mesina se ne occupi lei...
G : sì.
F : ih ih.
G : lei ci pensi a me (ride)
F : cazzo, quei soldi no... dovete pubblicamente dichiarare a tutta Italia che non mi arrestate.
Dopo aver sentito questa conversazione i carabinieri avevano disposto misure di sorveglianza nei confronti di Luigi Russo. Mesina e soci molto probabilmente se n'erano accorti e avevano accantonato il progetto.
Quel progetto. Non, evidentemente, l'idea di un sequestro. Del resto, anche nell'estate scorsa il bandito di Orgosolo stava pensando a un colpo grosso, nel centro di Nuoro: insieme a Giovanni Musina il 30 giugno 2012 ha fatto un sopralluogo in centro. I due hanno discusso del modo in cui penetrare all'interno di un'abitazione senza essere ripresi dalle telecamere. Grazie al localizzatore satellitare installato nella macchina di Mesina i carabinieri hanno ricostruito il percorso del veicolo: ebbene, mentre facevano quei discorsi i due orgolesi stavano passando vicino a una gioielleria di via Manzoni con telecamere esterne e nei pressi della casa di un parlamentare, Bruno Murgia, nell'adiacente via San Martino.
Ma non è finita: il 12 aprile 2012 Mesina ha confidato a Musina di voler fare un sequestro lampo a Sassari. Il progetto prevedeva di portar via la moglie e i figli per costringere il marito ad andare in banca a ritirare il contenuto di una cassetta di sicurezza.
M. Francesca Chiappe

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