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L'unione sarda. Prosciolto Riccardo Devoto

TRIBUNALE. Sgravi fiscali facili: tre assoluzioni, undici rinvii a giudizio

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Sette anni di odissea, sulle spalle l'accusa di truffa aggravata in concorso e alterazione di documenti ai danni dell'Agenzia delle entrate. Alla fine Riccardo Devoto, il re nuorese del caffè (nel procedimento in questione comparso come rappresentante legale di Ottana sviluppo) è stato prosciolto per non aver commesso il fatto. Non luogo a procedere, così ha deciso il gup Claudio Cozzella per l'imprenditore barbaricino difeso dall'avvocato Gianfranco Cualbu. Insieme a Devoto sono stati assolti al termine del processo con rito abbreviato anche l'artigiano di Oliena Salvatore Sanna, difeso dall'avvocato Martino Salis, il patron dei supermercati Franco Cancellu e il commercialista Cristoforo Tronci, tutelati dall'avvocato Michele Mannironi.
FUNZIONARIO A GIUDIZIO Rinviato a giudizio invece insieme ad altre undici persone Roberto Cappai, 63 anni, originario di Carbonia, il funzionario dell'Agenzia delle entrate di Nuoro da cui era partita l'inchiesta della Procura.Secondo l'accusa, ieri rappresentata dal pm Andrea Vacca, tra il 2005 e il 2008 Cappai avrebbe fatto ottenere illegittimamente sgravi fiscali a 15 contribuenti, titolari o rappresentanti legali di impresa, che in alcuni casi non ne avrebbero avuto diritto, in altri ne avrebbero usufruito in misura maggiore rispetto a quanto effettivamente dovuto.
PROCESSO TRA UN ANNO Il 14 giugno 2014, dovranno dunque comparire davanti al giudice Roberto Cappai – difeso dall'avvocato Alessandro Dedoni che ha scelto il procedimento ordinario «perché il mio assistito non ha commesso il fatto – e altri undici. Si tratta di Maria Teresa Pisu, Anna Fois, Antonio Ignazio Mura, Efisio Conteddu, Gian Pietro Zara, Fabio Ortu, Francesco Peddio, Giovanni Fadda, Gesuino Maricosu, responsabile della cooperativa Rinascita di Oliena, Marco Masia della Tecnodata, ed Emma Marcialis. Tutto era nato dal fatto che molti degli imprenditori finiti sotto la lente della giustizia erano clienti della società contabile guidata dalla moglie di Cappai, circostanza che, nell'ambito delle indagini aveva ulteriormente allertato i controlli.
LA DIFESA La linea difensiva è volta a dimostrare che in realtà non sarebbe stato commesso alcun reato penale, in quanto si tratterebbe al massimo di un eccesso di delega perché a Cappai sarebbe al limite da imputare l'essersi occupato impropriamente di esiti procedurali che non gli competevano. «È altresì vero», sottolinea l'avvocato Cualbu, «che tutte le pratiche erano state vidimate dal direttore».
Francesca Gungui

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