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L'unione sarda. La movida delle tasse non pagate

NUORO. Bilanci truccati e prestanome per nascondere un tesoro di 17 milioni di euro

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dal nostro inviato
Mariella Careddu
NUORO Il re delle notti d'estate si è dato alla macchia, forse sotto il sole africano di Malindi. Gli altri amanti della musica disco e, secondo la guardia di finanza, dei guadagni milionari da nascondere al fisco, sono finiti in manette. L'accusa per tutti è di associazione a delinquere finalizzata a compiere reati tributari, societari, fallimentari, finanziari e previdenziali contro il patrimonio, oltre alla bancarotta fraudolenta di una serie di società che si sono avvicendate nella gestione di locali notturni della costa, in particolare del “Pata Pata” sul litorale di Agrustos nel comune di Budoni, e del disco-pub “Buddha del mar” di San Teodoro. Il giro d'affari nascosto all'Agenzia delle entrate dal 2007 ad oggi sarebbe di 17 milioni di euro.
STORIA DI UN DJ Mario Mele, storico gestore della discoteca Pata Pata, ha iniziato la sua carriera come disc jockey. Ora, il cinquantaduenne è ufficialmente ricercato. Quando gli agenti della Fiamme gialle ieri mattina sono andati a prelevarlo dalla sua casa di via Battista Melis, alla periferia di Budoni, non hanno trovato nessuno. Le voci di paese lo danno a migliaia di chilometri di distanza, a bere mojito sotto il sole del Kenya dove gestisce l'altro Pata Pata, quello sorto pochi anni fa a Malindi. Per lui, considerato al vertice dell'organizzazione, il sostituto procuratore della Repubblica di Nuoro, Andrea Schirra, ha diramato un ordine di cattura internazionale.
GLI ASSOCIATI In una cella del carcere di Badu 'e carros sono finiti Gian Pietro Paolo Porcheddu, nato in Svizzera quarantanove anni fa e residente a Budoni, e Ivan Deidda, trentottenne nato a Cagliari, che vive a San Teodoro. Il giudice delle indagini preliminari Claudio Cozzella ha, invece, concesso gli arresti domiciliari a Raffaele Donadio, cinquantaquattro anni, nato a Torre Annunziata, residente sulla carta a Roma, ma trasferito a Budoni ormai da tempo. Gli interrogatori di garanzia sono fissati per venerdì mattina. Dell'associazione a delinquere ipotizzata dal nucleo di polizia tributaria del comando provinciale della guardia di finanza di Nuoro, guidato dal tenente colonnello Alberto Cambedda, avrebbero fatto parte anche Margherita Baragliu, trentenne di Nuoro, Salvatore Marras, olbiese di 46 anni e Paolo Filippo Cambedda cinquantatré anni di Nuoro. Sotto inchiesta anche Grazietta Vedele, sessantasei anni di Nuoro, che non farebbe parte dell'associazione e avrebbe contribuito in maniera marginale all'attività del gruppo. Nei loro confronti non è stata chiesta alcuna misura cautelare.
L'ORGANIZZAZIONE Il trucco è presto detto. I due locali notturni negli ultimi sei anni sono stati amministrati da una serie di società nate all'unico scopo di morire lasciando una montagna di conti da pagare. “The magic group”, “Edo”, “La Fenice engineering”, “Intercantieri riuniti” e la “Gari service”, tutte, manco a dirlo, a responsabilità limitata , erano delle società ad uso e consumo dell'associazione. Sulla carta figuravano i nomi dei prestanome, ma nei fatti a muovere i fili e intascare gli utili sarebbero stati i quattro capi dell'organizzazione, ovvero Mele, Porcheddu, Deidda e Donadio. A far scattare le indagini, un anno fa, sono state le denunce di fornitori e dipendenti rimasti a bocca asciutta. Dopo aver lavorato per mesi o aver fornito bevande e servizi non erano stati pagati. Inutile reclamare, perché le società alle quali avevano presentato il conto, di volta in volta, dichiaravano fallimento lasciandosi alle spalle solo un grande buco nero. Eppure, a giudicare dalla folla di giovani e non che tutte le sere affollavano la pista dei due locali, gli incassi dovevano essere più che soddisfacenti.
I NUMERI Sotto la lente degli investigatori sono finiti i libri contabili delle sei società, nei quali sarebbero stati dichiarati utili molto più bassi di quelli reali e, al contrario, spese e passivi molto più elevati, allo scopo di giustificare i bilanci in rosso. A far due conti, oltre diciassette milioni di euro sarebbero stati nascosti al Fisco, per un totale di un milione e mezzo di Iva non pagata e un altro milione e mezzo di Irap fantasma, più trecento mila euro di imposta sugli intrattenimento evasa.
I milioni di euro incassati sotto traccia poi, sarebbero stati reinvestiti in appartamenti, terreni e case al mare che da ieri mattina sono finiti sotto sequestro. Il valore dei beni finiti sotto chiave supera di parecchio i tre milioni di euro.

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