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L'unione sarda. La centenaria rapinata due volte

Orani. Peppina Siotto, 103 anni: «I soldi? I banditi ne avevano bisogno»

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Dal nostro inviato
Piera Serusi
ORANI «Così impari. I soldi vanno tenuti alla Posta», l'hanno rimproverata i nipoti. E lei: «Di cosa vi preoccupate? Ne avevano più bisogno di me». È la seconda volta in poco più di dodici mesi che Giuseppina Siotto, 103 anni a gennaio, nonnina di Orani, riceve a domicilio la visita dei banditi. Le hanno portato via 1400 euro. A settembre del 2011, il bottino fu di ben diecimila euro. «Cosa volete che siano, i soldi. Cose materiali», minimizza lei davanti alla folla di nipoti e compaesani arrivati ieri mattina per farle visita.
«COME UN SOGNO» Nel tinello della casa di Corso Italia - due piani di scale ripide: ingresso, cucina e bagno e camera da letto; finestre antiche senza tapparelle né persiane - dove vive da sola in gloriosa indipendenza e salute di ferro («grazie a Dio»), tzia Peppedda racconta i suoi brutti cinque minuti della notte tra mercoledì e ieri. «Era mezzanotte e io dormivo. All'improvviso qualcuno mi ha svegliata, ma sottovoce. Ho aperto gli occhi, ho visto due uomini mascherati fino ai capelli e ho pensato: forse è un sogno. Quelli mi hanno chiesto: dove li tenete i soldi? Allora ho capito subito che non stavo sognando e che doveva essere una rapina».
PRIGIONIERA NEL LETTO «No, non mi sono spaventata. Volevo scendere dal letto ma quelli avevano rimboccato le coperte sotto il materasso e non potevo muovermi. Ma se volete i soldi, come faccio a farvi vedere dove li tengo?, ho detto loro. Quelli, allora, se ne sono andati». I malviventi, lasciata la stanza da letto all'ultimo piano, sono scesi giù in cucina e qui, dopo aver rovistato ovunque, hanno trovato la borsetta - poggiata su un ripiano in bella vista - che custodiva i risparmi della padrona di casa. «La borsa non la tengo mai in cucina. È che mi sono dimenticata di rimetterla al suo posto dopo che, mercoledì, ho pagato la spesa...».
L'ALLARME Era mezzanotte e mezzo quando la nonnina rapinata è riuscita a liberarsi dalla morsa delle coperte e a scendere dal letto. È uscita nella piccola veranda che dà sulla strada e ha invocato aiuto. Subito le luci delle abitazioni del vicinato si sono accese una dopo l'altra e nel giro di cinque minuti a casa di tzia Peppedda sono arrivati i carabinieri e la folla di nipoti e compaesani. I militari della stazione di Orani e della Compagnia di Ottana hanno avviato le indagini. E mentre l'assessore Paola Silvas, a nome di tutta l'amministrazione comunale, condanna «l'ignobile azione di chi aggredisce gli anziani», tzia Peppedda sorride, racconta per l'ennesima volta i suoi brutti cinque minuti e neutralizza i consigli di chi vorrebbe segnalarle il nome di una badante. «L'ho già detto ai miei nipoti. Io voglio vivere da sola».

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