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L'unione sarda. Cassintegrati e salari fermi

Istat: 520mila in Cig, 3.300 euro in meno a testa

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Il fronte lavoro accusa ancora perdite, colpito da una crisi che diventa sempre più profonda. I numeri aggiornati a maggio arrivati da Istat e Cgil non fanno che registrare ulteriori peggioramenti: da inizio anno il sindacato conta oltre mezzo milione di lavoratori in cassa integrazione a zero ore e l'Istituto di statistica registra quasi sette milioni di dipendenti che vanno avanti con contratti ormai scaduti. «I soldi per la cassa integrazione li abbiamo trovati sino a fine anno e per il prossimo faremo in ogni modo, sperando che con la ripresa il conto della cig si riduca», spiega il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni.
SALARI Anche i fortunati che hanno un posto vedono la loro posizione indebolirsi, con buste paga in sofferenza. Basti pensare che i cassintegrati hanno già perso 3.300 euro al netto delle tasse, mentre a maggio le retribuzioni contrattuali restano ferme rispetto ad aprile (+1,4% su base annua). La Cgil parla appunto di «numeri spaventosi, segno di una crisi profondissima». Per i primi cinque mesi dell'anno, considerando un ricorso medio alla cig, sia ordinaria sia straordinaria o in deroga, i lavoratori coinvolti sono più di un milione. Se invece si guarda ai cassintegrati a zero ore, spiega la Cgil, «si determina un'assenza completa dall'attività produttiva per 524.379». E per i prossimi mesi si conferma «il miliardo di ore di cassa integrazione, che si sommeranno ai 4,4 miliardi messi a segno negli ultimi cinque anni». Per Cgil, Cisl e Uil, oggi in piazza a Roma, «servono risposte urgenti e il lavoro è la vera emergenza».
CONTRATTI Sul fronte contrattuale pesa il congelamento dei contratti per il pubblico impiego (2,9 milioni di dipendenti) che si protrarrà per tutto il 2014. Allo stesso tempo il comparto privato perde altri pezzi: a maggio, recepita l'intesa sui lapidei, scadono quelle riguardanti i dipendenti dei pubblici esercizi o degli alberghi e gli occupati nel comparto delle pulizie. Ecco che i lavoratori in attesa del rinnovo arrivano a 6,7 milioni, pari al 52,3% del totale, il livello più alto dal febbraio del 2011. In altre parole uno su due presta servizio in base a vecchie regole. D'altra parte, certifica l'Istat, mediamente per vedere aggiornato il proprio contratto di lavoro in Italia occorre aspettare circa due anni. Il +1,4% delle retribuzioni rispetto allo scorso anno è lo stesso modesto rialzo, appena sopra i minimi, che l'Istat registra ormai da quattro mesi. Unica nota positiva è il sorpasso sull'inflazione: per il secondo mese consecutivo la crescita dei salari risulta maggiore di quella dei prezzi (1,1%). C'è però qualcuno che si salva: gli stipendi dei lavoratori del settore alimentare, bevande e tabacco avanzano del 5,8%.

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