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L'unione sarda. Inchiesta-bis sui fondi ai gruppi, trema il palazzo della politica

Il pm ordina l'acquisizione degli atti delle ultime due legislature

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L'élite politica sarda trema. All'orizzonte minaccia burrasca. Perché ciò che in tanti temevano nei palazzi del potere, alla fine è accaduto. La Procura di Cagliari ha aperto una nuova inchiesta sulla gestione dei fondi pubblici destinati all'attività istituzionale dei gruppi del Consiglio regionale. E stavolta si indaga su tutti i partiti e un arco temporale molto ampio, che copre le ultime due legislature, compresa quella attuale. Il fascicolo è in mano al pm Marco Cocco, titolare anche dell'indagine sui venti consiglieri ed ex consiglieri che tra il 2004 e il 2008 fecero parte del gruppo misto e di Sardegna Insieme, già finiti davanti ai giudici con l'accusa di peculato.
CARABINIERI IN CONSIGLIO Ieri mattina carabinieri e finanzieri delle sezioni di polizia giudiziaria della Procura hanno bussato all'ufficio della presidenza del Consiglio regionale. In mano avevano un decreto firmato dal magistrato inquirente in cui si ordinava di mettere a disposizione dell'autorità giudiziaria tutta la documentazione relativa ai fondi distribuiti ai gruppi politici dal 2004 a oggi. Una montagna di atti che sarà acquisita nei prossimi giorni dagli inquirenti, quando gli uffici regionali avranno completato le operazioni di ricerca e fotocopiatura. Nessuno sa con precisione di quanto soldi si stia parlando. L'unica certezza è che sono tantissimi. Parecchi milioni di euro. Alcuni dicono sedici, altri di più. Per avere un'idea basti pensare che ai consiglieri coinvolti nella prima inchiesta, il pm Cocco contesta l'indebito utilizzo di un milione di euro e limitatamente a un'unica legislatura. E sono solo 20 consiglieri su 80.
INCHIESTA BIS Il nuovo fascicolo, che è ancora a carico di ignoti ma nel quale viene già ipotizzato il reato di peculato, è stato aperto da pochissimi giorni. A far scattare i nuovi accertamenti è stato l'interrogatorio a cui si è voluto recentemente sottoporre Adriano Salis, l'esponente dell'Idv coinvolto nel primo filone che, al contrario di tutti gli altri imputati, ha scelto di essere giudicato col rito abbreviato. All'udienza preliminare del 24 ottobre Salis ha risposto alle domande del pubblico ministero e del Gup Cristina Ornano fornendo quella “notizia di reato” la cui mancanza, sino ad oggi, aveva impedito alla Procura di estendere l'indagine anche agli altri gruppi. Non ha fatto nomi, ma ha spiegato che tutti, anche nei partiti più importanti, utilizzavano quei soldi, destinati a finanziare l'attività istituzionale e politica del gruppo, con manica piuttosto larga. E che la quota individuale di 2500 euro al mese spettante a ogni consigliere era unanimemente considerata quasi una voce dello stipendio. Tanto che Salis si era dovuto dimettere da tesoriere del gruppo Fas proprio per le tensioni con gli altri consiglieri sulle modalità di distribuzione dei fondi. In altre parole lui avrebbe preteso la rendicontazione, mentre «altri avevano un'idea diversa».
L'INTERROGATORIO «Sulla quota individuale - ha detto Adriano Salis nel passaggio più importante del suo interrogatorio - c'era anche il parere degli uffici e dei funzionari dei gruppi che consideravano quella quota quasi un elemento, un di più rispetto a quelli che erano gli emolumenti dei consiglieri regionali». «Cioè una voce stipendiale?», gli ha chiesto a quel punto il pm. «Quasi come se fosse una voce stipendiale», ha risposto lui. E ancora: «Quindi sta dicendo - lo ha incalzato Cocco - che l'opinione comunemente condivisa era che quella quota individuale fosse da trattare come un'integrazione dell'indennità?». «Che fosse legata senza bisogno di giustificazione, solo di un rendiconto per utilizzarla per le spese del Consiglio regionale nel territorio», sono state le esatte parole di Salis.
LA NOTIZIA CRIMINIS Dichiarazioni che sono servite al pm Marco Cocco per aprire un nuovo fascicolo, questa volta con una visuale a 360 gradi, perché dalle parole di Adriano Salis sembrerebbe chiaro che fosse pratica diffusa tra tutti i gruppi del Consiglio utilizzare la quota individuale di 2500 euro al mese come un benefit ulteriore di cui si poteva disporre quasi a piacimento. E siccome in discussione non c'è la percezione dei fondi ma il loro illecito utilizzo, ecco che il magistrato inquirente ha ritenuto di avere finalmente gli indizi sufficienti - cioè la notizia criminis - per andare a ficcare il naso su cosa abbiano fatto di quella valanga di soldi pubblici i politici di tutti i colori e schieramenti che hanno occupato gli scranni del Consiglio regionale nelle ultime due legislature.
LE POLEMICHE Un colpo di scena che pone fine alle polemiche sul fatto che, quando nel 2010 fu aperta la prima inchiesta, la magistratura penale si limitò a indagare sui consiglieri dei gruppi cosiddetti tecnici - cioè il Misto e Sardegna Insieme - senza “disturbare” invece quelli dei partiti più grandi come Pd e Pdl. Polemiche che di recente erano state rilanciate anche dagli avvocati difensori dei consiglieri attualmente in attesa delle decisione del Gup Ornano (a parte Silvestro Ladu, l'unico già rinviato a giudizio), che in aula avevano chiesto conto al pm Marco Cocco del perché non fossero stati messi sotto inchiesta anche i consiglieri degli altri gruppi. “Provocazione” a cui il magistrato inquirente aveva risposto subito con decisione, spiegando che «mancava la notizia criminis» e che una sentenza aveva a suo tempo chiarito «che neppure la Corte dei conti ha un potere generale di controllo ma può solo solo valutare gli illeciti contabili. E la Corte dei conti ha un margine più ampio perché indaga pure per colpa». In altre parole: senza una denuncia non ci può essere indagine.
LA SVOLTA Questo sino al 24 ottobre. Sino, appunto, all'interrogatorio di Adriano Salis che ha aperto la strada a una nuova clamorosa inchiesta che potrebbe tramutarsi in un terremoto politico senza precedenti, capace di travolgere un'intera classe dirigente. Ieri, quando le agenzie di stampa hanno battuto le prime notizie, si sono incrociate telefonate preoccupate, seguite da incontri riservati. La posta in gioco è altissima. In discussione c'è il presente e il futuro della Sardegna.
Massimo Ledda

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