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L'unione sarda. Dramma dopo la festa

Diciannove anni, si accascia in spiaggia davanti agli amici Inutile corsa all'ospedale. Morte causata forse da una congestione

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Le sirene squarciano l'aria alle sei del mattino, con una violenza che non fa presagire niente di buono. Quando l'ambulanza arriva sul posto la tragedia si è già compiuta. Davanti agli occhi atterriti degli amici, Francesco Nonna, diciannove anni, di Osilo, se n'è già andato. Nessuno, però, si arrende all'evidenza, nemmeno il medico del 118, rimasto attaccato al petto del ragazzo col defibrillatore, per decine di minuti. Il cuore non riparte. Poi la corsa folle all'ospedale civile di Sassari, con la Rianimazione allertata. Inutilmente.
TRAGEDIA DOPO LA FESTA Francesco studiava alle Magistrali. Ad aprile aveva fatto il corso di Rianimazione e soccorso, da volontario del Soccorso Sardo. Un ragazzo tranquillo, buono, sempre sorridente. Era arrivato in spiaggia, al sesto pettine di Platamona, attorno all'una e mezza. Lo aspettavano gli amici, già lì, alla festa Areamito, organizzata nel locale sul mare La Dolce Vita, a inaugurare l'estate. Musica tosta, balli in spiaggia. Un richiamo estivo per circa duecento ragazzi arrivati dal circondario. «Un clima tranquillo, nessun esagitato, niente che facesse pensare a un potenziale pericolo», conferma il titolare di un locale lì vicino. Al Dolce Vita, poche ore dopo, sono sconvolti. «Abbiamo chiuso i battenti attorno alle sei, ragazzi la festa è finita abbiamo detto e loro sono usciti tutti. Stavamo pulendo quando qualcuno ha bussato chiedendo dell'acqua calda e del limone per un amico che si era sentito male. Mai avremmo pensato che potesse succedere una cosa simile».
BAGNO FATALE La festa è uno degli appuntamenti obbligati, giù a Platamona. Quando Francesco arriva in spiaggia è da poco passata l'una. Scende dal taxi, «i genitori non gli avevano prestato l'auto per venire da solo a quell'ora», singhiozzano gli amici. Quando si avvicina a un'amica si lamenta, «Mi brucia lo stomaco». Beve una birra, non è la prima, ghiacciata. In spiaggia c'è freddo, l'umidità penetra nelle ossa, c'è chi indossa felpa e giubbotto. Ma lui va a tuffarsi, «ho troppo caldo», dice. Inutilmente gli amici tentano di fermarlo. Si spoglia, entra in acqua. «Non è fredda», commenta ridendo, ed esce subito. Si butta sulle spalle una felpa, poi si riveste. Sta bene, apparentemente. Qualche battuta con gli amici. Ma non li segue, quando loro decidono di entrare nel locale a ballare.
TRAGEDIA IN SPIAGGIA Passano quattro ore, lui ogni tanto entra e esce dal locale. Continua a bere. Alle sei il proprietario chiude, gli amici escono, l'alba è bella davanti al mare. Francesco li raggiunge di corsa. Ma quando arriva si porta le mani al petto: «Mi fa male il cuore», e si accascia. Un amico allunga la mano, sente il battito impazzito. Quattro singhiozzi, gli occhi vanno indietro. Qualcuno chiama l'ambulanza. Francesco morirà poco dopo. Forse una congestione. Forse un infarto. In Rianimazione ci sarà spazio solo per lo strazio dei genitori. Oggi l'autopsia stabilirà con certezza il perché di una morte assurda.
Patrizia Canu

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