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L'unione sarda. Auto a passo d'uomo per un diritto negato

Oristano

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ORISTANO Traffico in tilt per oltre un'ora lungo i trenta chilometri della 131, da Santa Cristina a Oristano. Le trenta auto marciano a cinquanta all'ora con i Quattro Mori al vento e una sola voce: zona franca.
In cento sfilano a fianco della delegazione che viene ricevuta in Prefettura, rivendicando l'applicazione di «un diritto negato». I comitati civici citano i dati del malessere: 1.770 aziende in crisi, 392 mila senza lavoro, un giovane su due disoccupato, 380 mila persone in stato di povertà assoluta. «L'unico mezzo per fermare il disastro è la zona franca integrale», urla sotto la prefettura di Oristano il leader del movimento Antioco Patta.
Stanno lì per ore. Luigi Zucca, «disoccupato cronico» di Marrubiu, da ieri ha iniziato lo sciopero della fame. «Poi passerò allo sciopero dei medicinali e infine della sete. Non mi suicido come tanti ormai stanno facendo per disperazione ma mi vedranno morire piano piano. Starò qui giorno e notte», confessa.
Luigi Zucca affonda i colpi alla Pannella «per invertire la rotta e valorizzare il grande potenziale inespresso della Sardegna a beneficio non solo della popolazione e del tessuto economico sardo ma anche del sistema Italia e dell'Europa».
Il documento consegnato al prefetto, Giovanni Russo, ripercorre i passaggi legislativi che conducono alla zona franca e alle compensazioni fiscali riservate alle zone svantaggiate al pari di Livigno, della Valle d'Aosta e del territorio della provincia di Gorizia. Noi come loro, è lo slogan.
Antonio Masala

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