Le Province non scompaiono, non ancora, ma per adesso scompaiono i loro presidenti e i Consigli provinciali. Almeno per cinque enti su otto: i quattro “nuovi” (Sulcis, Gallura, Ogliastra e Medio Campidano), e poi Cagliari. Non è ancora ufficiale ma finirà così, salvo sorprese, il dibattito avviato ieri in Consiglio regionale: si va verso una leggina che autorizza la Giunta, su proposta del governatore, a nominare i commissari.
TIFOSERIE La approverà solo la maggioranza, perché l'opposizione la contesta duramente: e infatti prova a incendiare l'aula con l'ostruzionismo. «È una porcheria», attacca Gian Valerio Sanna (Pd), scatenando la maratona oratoria: ma gli interventi a raffica difficilmente comprometteranno il voto finale, che arriverà oggi in mezzo a due opposte tifoserie che si guarderanno in cagnesco in mezzo al pubblico.
Da un lato la delegazione dell'Unione Province sarde, che già da ieri sorveglia i lavori dell'assemblea («nessuna lesione della legalità sarà tollerata», garantisce il presidente Roberto Deriu). Dall'altro il comitato referendario Sardegna “Si” cambia, che con un giro di sms ha chiamato a raccolta nel Palazzo i suoi attivisti.
LA LEGGE Il testo del centrodestra prevede il commissariamento per le quattro Province nuove, abolite dai referendum del 2012. Sulle quattro storiche il referendum fu solo consultivo, non essendo istituite con legge regionale: per ora restano in vita «salvi i casi di cessazione anticipata», per i quali si ritorna all'ipotesi del commissario. Sarà applicata per Cagliari, dove non c'è più il presidente eletto nel 2005, Graziano Milia.
I commissari avranno 60 giorni per curare il passaggio di funzioni, beni e altro ancora ai nuovi enti locali. Quelli che verranno fuori dalla riforma organica che il Consiglio, sempre con la leggina odierna, si impegnerà ad approvare entro 30 giorni. Insieme alla proposta di legge costituzionale per cancellare, dallo Statuto sardo, l'articolo 43 che cita espressamente le Province di Cagliari, Sassari e Nuoro. Per eliminare tutte le Province, è necessario partire da lì.
IL DIBATTITO «Scioglieranno il Consiglio regionale, non le Province, per grave violazione di legge», dice Gian Valerio Sanna, attaccando soprattutto i Riformatori: perché la soluzione della maggioranza è fortemente condizionata da loro, che da 14 mesi invocano l'attuazione dei referendum. «Questa legge - prosegue Sanna - non cancella nessuna Provincia. Siete ipocriti, volete bonificare politicamente i territori in vista delle Regionali». Eppure, aggiunge il capogruppo Pd Giampaolo Diana, «noi avevamo proposto una riforma seria». «È un atto d'imperio che offende i territori», protesta l'ex Idv Adriano Salis. «Un'occupazione truffaldina di ogni posto di potere», secondo Chicco Porcu.
Taglienti anche due capigruppo un tempo in maggioranza. Mario Diana (Sgd) pensa che «qualsiasi cosa faremo, rischia di essere irregolare. Io le Province non le avrei soppresse». Il sardista Giacomo Sanna teme che «i commissariamenti siano solo un assalto alla diligenza per placare qualche appetito».
In maggioranza parla solo il leader dei Riformatori Michele Cossa: «Finalmente il primo passo concreto verso l'abolizione delle Province. È quello l'esito voluto da 525mila sardi coi referendum: noi abbiamo deciso di essere fedeli al dettato popolare, non capisco certi eccessi verbali della minoranza. Il Consiglio non può non tenere conto di una volontà inequivocabile».
Giuseppe Meloni