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L'unione sarda. La battaglia che combattiamo

Ugo Cappellacci*

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Nell'editoriale di Beniamino Moro sulla zona franca si riportano diverse inesattezze e si commette l'errore di suggerire azioni che la Regione sta già portando avanti. Per decenni la nostra Isola è rimasta in uno stato di soggezione rispetto a poteri, politici ed economici, più o meno palesi, esterni a essa. Quella per la zona franca è prima di tutto una battaglia di libertà perché significa la possibilità di decidere la nostra politica fiscale. Sorprende pertanto sia stata innescata una sorta di disputa al ribasso, forse figlia di un complesso di inferiorità che non appartiene ai sardi.
Per quale strano motivo dovremmo rinunciare a rivendicare i nostri diritti e limitarci a chiedere sempre qualcosa di meno rispetto a quello che ci spetta? Ancora più assurdo è il ritornello secondo il quale ci troveremmo di fronte a una trovata elettorale. La zona franca è agli antipodi rispetto alle logiche elettorali. È una scelta strutturale per la crescita e lo sviluppo. È anche una risposta concreta alla crisi, è uno strumento per il lavoro, per il rilancio dei consumi, l'autosufficienza, la possibilità di vivere dignitosamente nella nostra terra.
Nel concetto di “zona franca integrale” coesiste un insieme di agevolazioni di natura doganale e fiscale che hanno come effetto assicurare competitività per rilanciare i consumi, consolidare e allargare, anche grazie all'attrazione di nuovi investimenti, la nostra base produttiva. È questa la via che chiediamo allo Stato di condividere per compensare i maggiori costi legati agli svantaggi dovuti alla nostra condizione insulare.
In sede europea intendiamo rivendicare le prerogative della coesione territoriale, di cui all'art. 174 del Trattato europeo, che devono essere assicurate ai territori, come le isole, gravati da condizioni di svantaggio geografico. Nel contempo al Governo chiediamo che, attraverso la fiscalità di vantaggio, concorra alla riduzione dei divari infrastrutturali e dei maggiori costi che in Sardegna gravano su cittadini e imprese. Nel contempo, la Regione ha già avviato misure di fiscalità di vantaggio, attraverso la riduzione dell'Irap e della prevista esenzione dalle accise. Allo Stato chiediamo il rispetto di queste decisioni e la modifica dell'art. 10 del nostro Statuto affinché la Regione possa ampliare i margini d'intervento sulle aliquote fiscali. Nel frattempo non intendiamo rinunciare alle prerogative sancite dal D.lgs 75/1998 e stiamo, quindi, completando la richiesta di delimitazione delle sei zone franche. Sono questi i temi che, grazie al coraggio e all'impegno di molti sardi, saranno affrontati al tavolo Stato-Regione ottenuto con la mobilitazione del 24 giugno a Roma di tutti quei sardi che sono stati capaci di liberarsi dalle miserie della piccola politica e di essere “Genti manna”.
 

*governatore della Sardegna

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