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L'unione sarda. Veleni, è a rischio un sardo su tre

Allarme dei medici a convegno: l'Isola più inquinata della Campania. «No al carbone»

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NUORO La Sardegna è più inquinata della Campania, rispetto alla quale ha sacrificato cento ettari di territorio in più a idrocarburi, metalli pesanti e tutto quanto fa danno ambientale. È il dato più inquietante emerso ieri nella sala convegni dell'Isre durante il convegno Ambiente e Salute organizzato dall'ordine dei medici di Nuoro. A denunciare il triste primato è stato Vincenzo Migaleddu, medico e presidente dell'Isde Sardegna (associazione dei medici per l'ambiente). Il radiologo sassarese non si è fermato qui. Ha spiegato che le due macro aree inquinate sarde individuate con lo studio Sentieri dell'Istituto Superiore di Sanità, quella di Porto Torres e quella del Sulcis, comprendono quarantuno comuni e oltre quattrocentomila abitanti. «Un sardo su tre vive in siti inquinati», ha detto Migaleddu. Prendendo in considerazione le quarantaquattro aree inquinate (Sin) di tutta Italia, che interessano 300 comuni e circa 9 milioni di abitanti, il rapporto si alza a un decimo della popolazione che vive in aree Sin. Un dato che non è nemmeno vicino alla realtà perché «le due chiazze - osserva Migaleddu - non tengono conto dei territori come Ottana, Tossilo, La Maddalena o Teulada e Quirra».
Dal convegno nuorese si esce tremando e sperando. Tremando perché «l'incidenza dei tumori aumenta», afferma Migaleddu. «I dati di mortalità di Sassari e Porto Torres sono preoccupanti, nel Sulcis c'è una grande incidenza di malattie respiratorie». Ma si può anche sperare perché l'attenzione - e quindi il controllo - contro l'inquinamento da parte delle popolazioni sta aumentando. E cresce il fronte del no, anche al carbone, come da programma di riconversione della centrale di Ottana. Dissenso ieri ribadito anche dal sindaco di Nuoro Alessandro Bianchi, oncologo. «Anche se non conosco i dettagli del progetto dobbiamo tenere alta l'attenzione dell'opinione pubblica, nella nostra isola ci sono troppi fumi, veleni e rifiuti anche nascosti».
In questo caso è fondamentale il ruolo dei medici. «Il nostro ruolo - spiega Luigi Arru, presidente dell'Ordine dei medici nuoresi - è doppio. Da un lato dobbiamo aumentare l'informazione del cittadino, dall'altro dobbiamo essere delle sentinelle ad integrazione dei dati ufficiali dando una mano attiva e segnalando dei numeri anomali». L'inquinamento diffuso dell'ambiente di vita e di lavoro oggi è sempre più spesso causa o motivo di aggravamento di numerose patologie. Ernesto Burgio presidente del comitato scientifico dell'Isde e dell'Artac (associazione ricerca e trattamenti contro il cancro) conferma le preoccupazioni in chiave genetica. «Dove ci sono fonti di inquinamento particolare, viene influenzato il fenotipo, che viene programmato in maniera non corretta. Quello che sta emergendo è che gli effetti si vedono dopo trent'anni. Ed è sempre più probabile che il grande aumento delle patologie cronico degenerative, infiammatori tumorali degli ultimi cinquant'anni si spieghi in questo modo. Ma oltra a tremare si può anche sperare, perché «potenzialmente l'epigenetica e quindi l'epi-mutazioni sono reversibili» assicura Burgio «e se si riduce l'esposizione alle sostanze inquinanti, i benefici arrivano».
Fabio Ledda

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