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L'unione sarda. L'esperto: sì, siamo tutti spiati

«iPhone, sms, mail, carte di credito: niente sfugge all'occhio del Grande Fratello, tranne i pastori sardi che non usano l'elettronica e si nascondono sotto i lecci»

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Rassegniamoci, siamo tutti spiati. Illegalmente, s'intende, dal momento che le attività investigative della polizia giudiziaria sono soggette ad autorizzazioni e ferrei controlli dei giudici. Qui si parla d'altro, di banche dati che possono essere violate facilmente, di telefonini che raccontano a orecchie non autorizzate chi sei, cosa fai e dove sei. Di carte di credito che ti possono far rintracciare in ogni parte del mondo e dell'industria delle microspie e dei sistemi per neutralizzarle che produce un vorticoso giro d'affari.
«Pari a quello generato dai computer», dice Luca D, cagliaritano, quarantacinque anni, esperto di elettronica. L'anonimato è d'obbligo, visto che si occupa di argomenti delicati, quale la privacy delle persone e l'installazione di sistemi di sicurezza.
È vero che siamo tutti, o meglio, possiamo essere tutti spiati?
«Sì, senza ombra di dubbio. I costruttori degli apparati che utilizziamo quotidianamente, come l'i-phone e l'i-pad, hanno gli strumenti per entrare nei nostri sistemi e vedere ciò che facciamo».
E dove siamo...
«Quella è la cosa più facile a farsi. Per evitare che il nostro cellulare riveli la nostra posizione non basta spegnerlo, ma va rimossa la batteria».
Gli sms sono violabili?
«Nei database dei gestori, i nostri messaggini restano in memoria. Certo, non all'infinito, perché la capacità dell'archivio non è illimitata, ma per un certo numero di anni sì. I gestori assicurano di non prenderne mai visione, ma io non ci credo. Basta un operatore curioso e la privacy va a farsi benedire».
Stesso discorso per le mail?
«Identico. Nel nostro ambiente si sa da anni che non esiste niente di assolutamente non intercettabile. E non parlo di sistemi legali, ma illeciti. Se è giustamente possibile che un magistrato abbia accesso alla nostra posta elettronica, è insopportabile che possa farlo un qualsiasi dipendente di un gestore».
Snowden, quando si metteva davanti al computer, si copriva il viso con un cappuccio, per il timore di essere ripreso, a sua insaputa, dalla webcam. Prudenza eccessiva?
«Non direi. Temo che sia possibile attivare la telecamera a distanza a insaputa dell'utilizzatore».
Usare la carta di credito comporta rischi?
«Intanto, quello della clonazione, nonostante ci sia un sempre maggiore grado di protezione. Ma nel momento in cui viene “strisciata” la carta e arriva la relativa autorizzazione, stiamo parlando di pochi secondi, c'è qualcuno che sa che cosa stai facendo, dove e a che ora. E magari quel qualcuno ha interesse a spifferarlo».
I nostri conti corrente sono al sicuro?
«Meno che mai, i nostri dati sensibili sono alla mercé dell'impiegato infedele di turno. L'Agenzia delle Entrate o la polizia giudiziaria sono autorizzate dalla legge a farlo, i ficcanaso no».
Parliamo di microspie. Chi può utilizzarle?
«Legalmente, solo la magistratura. Illecitamente, chiunque abbia un po' di soldi da spendere. Sono sempre più piccole, con batterie che durano una settimana, con limitato raggio d'azione ma con un'alta qualità del sonoro».
Dove vengono collocate?
«Quando erano pastiglioni ingombranti, finivano nella cornetta del telefono. Adesso, dappertutto: sotto un mobile o un tavolo, in un vaso, dietro un oggetto. In auto, poi, non ne parliamo, i nascondigli possono essere decine».
Ci sono sistemi per individuarle?
«Sì, e sempre più sofisticati. È una corsa a costruire microspie più avanzate e a mettere a punto apparecchi di bonifica capaci di scoprirle. Poi, spesso a costruirli è sempre la stessa fabbrica, ma questo è un altro discorso».
Viene il dubbio che Google Earth sia un'arma a doppio taglio.
«È uno strumento divertentissimo, ma il satellite può essere orientato e con una zoomata può mettere a fuoco i lineamenti di una persona. Hai voglia a nasconderti».
Sembra fantascienza.
«Ma non lo è. Tempo fa è uscito nelle sale un film con Will Smith e Gene Hackman, Nemico pubblico, in cui il satellite veniva usato in questo modo. La realtà ha superato la fantasia, del resto la cronaca di questi giorni sta confermando che entità statali, ma anche i privati, dotati di mezzi economici adeguati possono entrare senza difficoltà nella nostra vita e spiarla».
Ma non c'è nessuno che si salvi?
«Sì, i pastori sardi, quelli legati alle tradizioni, che non usano cellulare e i-phone, e che tra i lecci, i macchioni di mirto e di lentischio, sono invisibili anche ai satelliti più sofisticati».
Ivan Paone

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