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L'unione sarda. In fuga con l'auto del suocero

Arrestato l'uomo che avrebbe ucciso Silvia Caramazza

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Jeans, maglietta verde e una felpa legata in vita. Da qualche ora era lì dentro, nascosto in un macchione, sulle braccia i segni dei rovi. Aveva percorso qualche centinaio di metri, il tempo di allontanarsi dall'utilitaria con cui era sbarcato in Sardegna, una Yaris Toyota. Era stato costretto ad abbandonare l'auto sul ciglio della strada, a Budò, perché aveva forato. Ricercato per omicidio ma accurato nei dettagli: prima di lasciare lì l'auto aveva scritto un biglietto "l'auto è qui perché ho forato, ma torno subito a riprenderla". La vettura apparteneva all'ex suocero, padre della donna con cui viveva da anni. Prima di partire, l'aveva ammazzata con una botta in testa e poi l'aveva rinchiusa in un freezer, accartocciata come una foglia.
IN TRAPPOLA Questa almeno la ricostruzione dei carabinieri di Olbia, ieri in conferenza stampa, soddisfatti per l'esito fulmineo delle indagini in operazione congiunta fra Procure e inquirenti di Sassari e Bologna, dove è avvenuto l'omicidio.
Giulio Caria, 34 anni, imprenditore edile, da quindici anni trasferito a Bologna, è rientrato nell'Isola nel peggiore dei modi, sperando in una latitanza, interrotta malamente dalla buona memoria di un conterraneo. «Quello lì mi sembra quello che è sul giornale per quella storia del freezer», ha detto un testimone ai carabinieri. E a lui erano seguite altre due persone. I carabinieri hanno stretto il cerchio piano piano, fino ad arrivare a un agriturismo, dove Caria ha dormito la notte del 27 e 28 giugno, riuscendo a non fornire il documento di identità. Sulle ore passate in Sardegna c'è una impenetrabile discrezione. Di sicuro le grandi braccia di Berchidda non si sono aperte, per quel figlio irrequieto e un po' violento. Giulio Caria d'altronde si era fatto conoscere prima di partire, tanti anni prima, perseguitando la donna con cui aveva avuto anche un figlio. Denunciato per stalking, le aveva reso la vita impossibile. Non era stato il suo unico incidente con la Giustizia.
PERSONALITÀ VIOLENTA La storia con la sua compagna, la casa protetta che aveva difeso lei e il suo bimbo, il fiato sul collo da parte dei carabinieri, la famiglia ostile, lo avevano quasi costretto a fare le valigie, direzione Bologna. Lì aveva cercato di rifarsi una vita. La svolta sembra arrivare quando conosce Silvia Caramazza, 39 anni, figlia di buona famiglia. Il 7 giugno Silvia viene vista a Bologna per l'ultima volta.
Da quel momento va a vuoto ogni tentativo di amici e parenti di rintracciarla. Qualcuno più attento drizza le antenne: quegli sms di risposta non sono di Silvia, troppo diversi i toni. Fino a quando, il 19 giugno, un'amica non ne denuncia la scomparsa. La polizia telefona al fidanzato sardo. Lui è rassicurante: «Io e Silvia siamo insieme a Catania». Il 25 giugno la polizia lo richiama. La versione cambia: «L'ho vista il 19 giugno, poi è partita da sola per la Grecia». Quando si scopre il cadavere, Giulio Caria corre in Sardegna, diretto nei suoi luoghi, in Gallura.
OMICIDIO EFFERATO È il delitto della porta accanto, quello che pensi non possa accadere mai. Il 27 giugno, quando i poliziotti entrano finalmente in casa di Silvia Caramazza capiscono già a una prima occhiata che è successo qualcosa di terribile. Tracce di sangue in camera da letto, il letto sfatto. Si fruga dappertutto. Un agente apre un congelatore a pozzetto e fa un balzo all'indietro. Una busta nera della spazzatura, troppo, troppo grande. Dentro c'è Silvia, in posizione fetale. È morta da giorni, sulla fronte il segno di colpi risultati poi mortali.
L'INSEGUIMENTO È caccia all'uomo. Quella del rientro in Sardegna del presunto assassino è una delle ipotesi privilegiate. La memoria visiva di qualche sardo fa il resto. Più d'uno pensa di riconoscerlo e porta i suoi dubbi in caserma. Il cerchio si chiude, in un macchione delle campagne di Padru. Quando si vede in trappola è quasi meravigliato. I carabinieri, con l'aiuto prezioso dei Cacciatori di Sardegna e dei cani lo scorgono dietro dei cespugli. Lui scende da un dirupo, con le mani alzate. Addosso ha patente e 3.700 euro. Nell'agriturismo che lo ha ospitato gli inquirenti trovano un taccuino. Dentro ci sono appunti per l'acquisto di una bici con borse e tutto il materiale per una lunga vacanza, o una fuga, in bicicletta. Giulio Caria non apre bocca. A Sassari viene sottoposto a un accertamento urgente, disposto dalla Procura: si cercano tracce biologiche o segni sul corpo, da ricondurre all'omicidio, a una lotta con la compagna bolognese. Ora è nel carcere di San Sebastiano, in attesa di essere trasferito a Bologna.
Patrizia Canu

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