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L'unione sarda. Casa-topaia e uno sfratto incombente

OLIENA. La storia disperata di Monserrata Lostia, 63 anni e una pensione di 273 euro

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OLIENA Una storia dritta dal teatro dell'assurdo, quella di Monserrata Lostia, 63 anni di Oliena. Ma ad andare in scena è la cruda realtà: proprietaria di casa, non può abitarci perché sta cadendo a pezzi dopo 55 anni di ruscelli d'acqua piovana che il tetto in eternit dello stabile adiacente fa defluire verso quel fabbricato. Non può pagare di tasca sua un affitto perché con una pensione di 273 euro al mese tale spesa è per lei un lusso.
IN DIFFICOLTÀ Per un paio d'anni le ha dato una mano il Comune ma dal 2012 ha chiuso i rubinetti con la motivazione che la cassa piange. Così ora - con uno sfratto esecutivo, un'ingiunzione del Tribunale che reclama 7 mila euro di arretrati, un padrone di casa con il quale sono ormai strali e scintille un giorno sì e l'altro pure - a lei la scelta: finire in mezzo a una strada o accomodarsi nella topaia invasa da crepe e muffa. È impaurita, Monserrata Lostia. E disincantata: «Per favore», dice «non prendetemi in giro anche voi, mi aiuterete vero? Ma in che situazione mi dovevo trovare, sarebbe stato meglio morire».
LA VICENDA Tutto ha inizio cinque anni fa, quando la donna, invalida, è costretta a lasciare l'abitazione natale. Va in suo aiuto l'amministrazione comunale che ai sensi della legge 431 le trova una sistemazione e si fa carico della pigione. Poi il sostegno si interrompe e da qui il calvario. Più volte la signora Lostia si mette in contatto con gli assistenti sociali e altrettante si sente rispondere che non ci sono più risorse. D'altronde lei un luogo che le appartiene dove andare a vivere ce l'avrebbe pure. Lo stesso da cui, per l'appunto, cinque anni fa è dovuta fuggire.
CASA INAGIBILE «Magari ci potessi abitare», commenta, «ma se me ne sono andata ci sono delle ragioni gravi». Difficile darle torto di fronte a quello che appare come un film dell'orrore: i muri gonfi si stanno sbriciolando, in quel piccolo stabile di via Nuoro 9. Solo la punta dell'iceberg: una veloce perlustrazione rivela infatti il soffitto che si sta staccando, mantelli di funghi che ricoprono le pareti, un tanfo insopportabile dovuto alla persistente umidità. «Qui ho vissuto nel panico, gli elettrodomestici andavano in tilt per via dei continui cortocircuiti. Lo sa solo Dio quante volte ho cercato di risolvere la situazione, sono passate decine di muratori. Ho fatto realizzare varie camere d'aria per scongiurare gli attacchi dell'acqua. Inutile».
IL TETTO IN AMIANTO Colpevole del disastro l'edificio affianco: «Le cose vanno avanti così dal 1958, quando lo hanno costruito. Originariamente era un cinema, poi una discoteca. Il tetto in amianto che lo sovrasta dirige i flussi sopra la mia casa, finché non lo toglieranno ho voglia io di cercare di ricostruire le mura. Piove dentro. Ho denunciato ai carabinieri che hanno visto e preso nota, la Asl ha fatto un sopralluogo e mi ha dato ragione. Mi sono rivolta agli avvocati, ma non se ne cava piedi», dice la donna. Eppure quella copertura d'amianto che fa bella mostra di sé al centro del paese basterebbe già da sola ad accendere i riflettori su tutta la vicenda.
Francesca Gungui

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