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L'unione sarda. Oggi i commissari in cinque enti Cappellacci e Pd ai ferri corti

Tra i papabili Cadau (Cagliari), Ghiani (Campidano), Pirari (Gallura)

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Salvo sorprese dell'ultima ora, oggi arrivano i nomi dei cinque commissari incaricati di mettere in liquidazione le quattro Province regionali e di reggere quella di Cagliari in attesa di definirne il destino assieme alle altre tre storiche. In pentola bollono alcune ipotesi. L'ex dirigente del Comune di Cagliari Pietro Cadau è il più gettonato a prendere per mano la Provincia del capoluogo (ne è stato anche segretario generale). Tra i papabili un altro ex funzionario regionale Domenico Pirari in pole position per la Gallura. Poi: Michele Casula e Roberto Neroni (in ballottaggio per Sulcis e Ogliastra) e Antonio Ghiani (favorito per il Medio Campidano). Oggi decide la Giunta in un clima surriscaldato dalle polemiche esplose all'indomani del voto del Consiglio regionale. Il segretario del Pd Silvio Lai dice «basta con le bugie: le Province non sono state soppresse dal commissariamento anzi, sono ancora lì e resteranno lì oltre i tempi della loro scadenza naturale per incapacità di questa maggioranza che è interessata solo a dividersi i commissari. Il commissariamento non cancella nulla, se non si sa a chi dare le funzioni». In poche parole un mezzo bluff elettorale mentre si annuncia una raffica di ricorsi contro il commissariamento.
Il governatore Cappellacci replica subito alle proteste, sostenendo che «con la soppressione delle province i territori potranno riappropriarsi di un ruolo di autentica rappresentanza che la politica aveva attribuito ad entità create per esigenze proprie e non per quelle della comunità». C'è un esito referendario da rispettare, aggiunge e a chi parla di lobby cagliaritana risponde che «l'unica lobby è quella di chi oggi si arrocca in difesa della propria poltrona. Una lobby priva di seguito perché i difensori delle province sanno benissimo che i cittadini non vogliono mantenere gli enti abrogati, altrimenti avrebbero invitato gli elettori a recarsi in massa per votare No al referendum».

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