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L'unione sarda. La crisi fa crescere il lavoro rosa

Più donne occupate (per necessità) ma molte sono precarie

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Le donne, nonostante la crisi economica, riescono a guadagnare spazi preziosi sul fronte lavorativo. Il divario con gli uomini si è ormai ridotto. Lo testimoniano i dati Istat, riferiti al 2012, che vedono il tasso di disoccupazione femminile al 15,9%, contro il 15,2% di quello maschile e il 15,5% totale. Alla base di percentuali che danno margini di ripresa alle donne, ci sarebbe l'espansione del settore dei servizi dove è forte la presenza femminile, e il parallelo crollo del comparto industriale, manifatturiero e delle costruzioni dove sono impegnati soprattutto gli uomini. I dati sono stati illustrati ieri da Virginia Mura, direttore dell'Ufficio regionale del Lavoro, durante un convegno organizzato a Cagliari dalla Cgil Sarda. Il tasso relativo all'occupazione femminile si è attestato al 43,1% (rispetto al 60,3% maschile e al 51,7% totale).
PRECARI Per quanto riguarda il lavoro precario, secondo fonte Istat riferita al primo trimestre di quest'anno, si scopre che nell'Isola su un totale di 89mila occupati, 48mila sono donne (il 54% del totale), mentre è di sesso femminile solo il 23% dei 513mila lavoratori stabili. «Le donne accettano tutti i lavori, anche quelli atipici, a tempo parziale obbligato», ha sottolineato Virginia Mura, «soprattutto nel settore dei servizi. I lavori meno remunerati che prima venivano svolti da manodopera extra-comunitaria adesso vengono accettati dalle sarde».
DISCRIMINAZIONE Tante donne, per quanto possano essere colte, preparate, ambiziose dal punto di vista professionale o politico, devono fare i conti, anche in Sardegna, con atteggiamenti più o meno discriminatori. Chi decide di costruire una famiglia e avere dei figli, ma allo stesso tempo non vuole rinunciare a lavorare, deve scontrarsi con una carenza di servizi pubblici che impediscono di conciliare al meglio i tempi per la cura della famiglia con quelli professionali. «Non è solo la presenza dei figli ma anche il solo matrimonio», evidenzia il direttore dell'Ufficio regionale del Lavoro, «che spesso determina l'uscita delle donne dal mondo professionale. In Italia quasi una donna su 5, quando ha un figlio, perde o lascia l'occupazione. In Sardegna, le direzioni territoriali del lavoro, al 31 dicembre scorso, hanno registrato 450 dimissioni di lavoratrici, contro 10 dei lavoratori padri». La maggioranza delle donne che ha deciso di dimettersi, era impiegata in piccole aziende che operano nel commercio e nei servizi. «Nell'11% dei casi l'abbandono occupazionale c'è stato per il mancato accoglimento del bambino al nido», ha chiarito Mura, «nel 10% per l'impossibilità di riuscire a conciliare lavoro e cura del piccolo e nel 18% per l'incidenza dei costi per asilo nido o baby sitter».
Eleonora Bullegas

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