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L'unione sarda. A caccia di maiali infetti

Inchiesta dell'Antimafia sulla trichinellosi negli allevamenti sardi Il sospetto: traffico illecito di rifiuti dietro la diffusione del parassita

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Potrebbero esserci dei rifiuti smaltiti illegalmente dietro la diffusione della trichinellosi. Controlli a tappeto sono già iniziati tra Barbagia e Ogliastra, ma anche in provincia di Cagliari e in altre zone dell'Isola, all'inseguimento di un presunto traffico illecito di rifiuti: animali morti e scarti di macellazione smaltiti in discariche abusive che potrebbero aver agevolato - se non addirittura alimentato - la comparsa e la diffusione in Sardegna della malattia provocata da un parassita che, dagli animali, riesce ad infettare anche l'uomo. Dal 2005, quando furono segnalati i primi casi ad Orgosolo, i focolai si sono riaccesi quasi tutti gli anni.
Non è un semplice sospetto, ma una vera e propria pista investigativa quella che stanno seguendo, ormai da settimane in gran segreto, gli investigatori della Direzione distrettuale antimafia di Cagliari sotto il coordinamento del sostituto procuratore Guido Pani. Il delicato incarico di effettuare gli accertamenti in tutta l'Isola è stato affidato al Nucleo investigativo del Corpo Forestale della Regione che, di recente, ha compiuto ispezioni e controlli in numerosi allevamenti del Nuorese e in Ogliastra. Il sospetto degli specialisti dell'antimafia è che lo smaltimento scorretto delle carcasse di animali infetti o di rifiuti legati alla loro macellazione, possa aver creato delle falle sul dispositivo di sicurezza che dovrebbe confinare e isolare i focolai in caso di quarantena.
Tra le ipotesi di reato al vaglio degli specialisti dell'Antimafia, oltre al traffico illecito di rifiuti, ci sarebbe anche quello di epidemia colposa, soprattutto dopo la comparsa negli ultimi anni di infezioni umane, seguite ad alcuni casi che avevano colpito cinghiali, maiali e volpi. La malattia, infatti, sarebbe ricomparsa in Sardegna nel 2005 con 19 infezioni accertate su pazienti che avevano consumato insaccati suini allevati nella zona di Orgosolo. Poi solo sporadiche segnalazioni sino al 2011, quando sono state colpite altre 6 persone.
Quella affidata ai ranger del commissario Ugo Calledda è un'inchiesta tutt'altro che semplice, destinata a diramarsi verso più direzioni: da una parte il controllo minuzioso di vari allevamenti di suini presenti in Barbagia e Ogliastra, tra Orgosolo, Urzulei, Fonni e in altri centri confinanti dove esistono anche grosse popolazioni di cinghiali e maiali allo stato brado. Poi ancora la verifica sulla tracciabilità dei cosiddetti Soa , i sottoprodotti di origine animale derivati dalla macellazione domiciliare, che devono essere smaltiti seguendo protocolli rigidissimi, specie quando ci si trova a trattare le carcasse di bestie sospette o con l'infezione già accertata. Gli uomini della Forestale dovranno anche comprendere se siano state rispettate le norme sulla movimentazione animale dalle aree con la presenza di focolai alle zone vicine non contaminate.
Ma il lavoro del Nucleo investigativo della Forestale non pare confinato alle province di Nuoro e all'Ogliastra. Seguendo la pista dei rifiuti e degli scarti animali, i ranger sarebbero arrivati anche in Provincia di Cagliari con controlli su aziende specializzate di cui, al momento, non si conosce l'esito.
Una dettagliata relazione, ma la notizia attende di essere confermata, sarebbe già sulla scrivania del magistrato della Dda con il risultato della prima fase di controlli e verifiche, ma a Cagliari - sia in Procura che nel quartier generale del Corpo Forestale della Regione - il riserbo sull'indagine è pressoché totale. La competenza distrettuale dei magistrati dell'Antimafia, in ogni caso, risulta legata alla delicatissima materia d'indagine: il traffico illecito di rifiuti speciali e pericolosi e il sospetto che, da esso, possa dipendere il diffondersi dell'epidemia.
Una preoccupazione legata anche ai numeri: una recente indagine dell'Istituto zooprofiliattico, effettuata tra il 2010 ed il 2012 nelle zone dove sono stati segnalati focolai e su un campione di 5 mila animali: maiali (sia di allevamento che in libertà), volpi e cinghiali. Il 3 per cento sarebbe risultato positivo.
Francesco Pinna

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