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L'unione sarda. Cassintegrati in rivolta

Occupata Villa Devoto, bloccate strade e aeroporto, caos a Cagliari In pagamento altre 800 pratiche per gli ammortizzatori sociali

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Finisce alle sette di sera, l'infinita giornata di protesta del Sulcis. Una protesta cominciata alle tre del mattino a Carbonia e andata avanti fra blocchi stradali sulle statali 130 e 126 e la provinciale 2, l'aeroporto di Elmas per mezz'ora raggiungibile solo a piedi, turisti e automobilisti inferociti, la sede della Giunta regionale occupata per 14 ore, slogan urlati con rabbia sotto le finestre del Consiglio, il traffico di via Roma, a Cagliari, paralizzato per 30 minuti nell'ora di punta. Finisce quando dall'assessorato al Lavoro arriva la garanzia che verranno firmate subito altre 800 determine di pagamento degli ammortizzatori sociali per altrettanti cassintegrati in deroga e lavoratori in mobilità sardi, e che fra questi (per effetto dell'ordine cronologico seguito per l'evasione delle pratiche) ci sono anche un centinaio di sulcitani: la gran parte di quelli impegnati nella manifestazione di ieri.
260 MILIONI MANCANTI L'annuncio serale attenua, in parte, la brutta notizia arrivata alle 16,30, dopo 13 ore di manifestazione e tre di colloqui serrati fra i sindacalisti della Cisl territoriale e l'assessore Mariano Contu: la notizia che la Regione i soldi per gli ammortizzatori non li ha. Né per il Sulcis Iglesiente (4.000 tra cassintegrati e lavoratori in mobilità) né per quelli di tutta l'Isola (15 mila). Mancano, ha spiegato l'assessore Mariano Contu, 260 milioni di euro: soldi che lo Stato deve dare alla Regione, la quale - passaggio ulteriore - dovrà girarli all'Inps che li erogherà ai destinatari.
FAMIGLIE IN BILICO «A qualcuno spettano 700 euro al mese, ai cassintegrati in deroga, al terzo rinnovo, 300: pochi soldi, e la stragrande maggioranza non ha visto nemmeno quelli. Come si fa? La situazione è insostenibile», si accalora Rino Barca, della Fsm Cisl. Le determine sbloccate a ieri mattina erano soltanto 1.600: quelle in attesa 13.400. Dietro ognuna di quelle pratiche c'è una famiglia che da mesi (anche sei, nei casi peggiori) si arrangia come può con bollette, imposte, rate dei mutui.
GLI IMPEGNI Ma sono altre due, le buone notizie arrivate in serata: domani, spiega Daniele Mele, segretario territoriale degli edili Cisl, «la Giunta regionale firmerà la delibera che renderà immediatamente liquidabili i 30 milioni dirottati, in finanziaria, dai fondi per istruzione e sanità: significa altre 2.500 determine entro fine mese. Inoltre, il funzionario dell'assessorato Roberto Corda, in missione a Roma, ha ottenuto garanzie che entro fine mese il Governo sbloccherà per la Sardegna altri 26 milioni: altre 2.000 determine». Staremo a vedere.
TERRITORIO IN GINOCCHIO Manolo Mureddu, delegato sindacale dei lavoratori degli appalti Alcoa, è il coordinatore della manifestazione di protesta di ieri: «Questa - spiega - è la vertenza di cittadini del Sulcis, padri di famiglia abbandonati dalle istituzioni, abitanti di un territorio che crolla e da cui stanno sparendo tutti i servizi: sanitari, giudiziari, ora anche amministrativi, con il commissariamento della Provincia che ci priva di un interlocutore prezioso».
LE PARTITE IVA All'iniziativa ha aderito anche Ivan Garau, leader di uno dei tronconi in cui si è scisso il Movimento artigiani e commercianti liberi del Sulcis. C'è anche lui, fra gli occupanti a Villa Devoto: «La nostra battaglia è la stessa degli operai», spiega da dietro le inferriate: «Molti di loro sono nostri dipendenti». Specifiche, però, le richieste: sospensione, nel Sulcis Iglesiente, del Durc, il documento senza il quale un'azienda non può partecipare agli appalti pubblici e che viene rilasciato solo se si è in regola con i versamenti dei contributi previdenziali, zona a burocrazia zero, attuazione immediata di due misure previste dal Piano Sulcis, ovvero fiscalità di vantaggio (con esenzione da una lunga sfilza di imposte) e avvio nel territorio di una serie di lavori pubblici alla portata delle piccole aziende locali.
Marco Noce

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