Partecipa a labarbagia.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

L'unione sarda. Il topless come arma politica

Ragazze di Carbonia e Cagliari attiviste del movimento nato 5 anni fa in Ucraina

Condividi su:

di Michele Ruffi
L'ultimo arrembaggio è arrivato ieri pomeriggio: «Ciao Giulia, hai un corpo molto bello». Bollori da piacione seriale, spenti immediatamente via Facebook: «Le nostre non sono tette, ma un messaggio politico».
Sono gli incerti del mestiere. Da mettere in conto, se hai deciso che il topless è il megafono giusto per amplificare le proteste. «Le persone ti additano come esibizionista, cercano di affossarti e di sminuire i tuoi ideali». Ma tant'è. Giulia Nieddu, un'infanzia a Carbonia e studi universitari - sponda Giurisprudenza - a Cagliari, 23 anni, dice di essere rimasta folgorata davanti alla Tv: «Trasmettevano un servizio sulle manifestazioni organizzate dalle ragazze ucraine». L'adesione a Femen, il movimento nato nel 2008 contro il turismo sessuale e diventato poi a una sorta di femminismo 2.0, è arrivata qualche mese fa. A distanza di poche settimane si è aggiunta un'altra cagliaritana: Marianna Piras, 31 anni, laurea in lettere «e master in culture e lingue dell'antichità a Barcellona», tiene a precisare. Sono le uniche sarde della neonata costola italiana dell'organizzazione, che irrompe nelle piazze e dovunque ci sia da rivendicare un diritto elementare delle donne e non solo. Ovviamente senza maglietta e reggiseno, e pazienza se piove o tira vento. Prima dell'intervista vogliono avere in anticipo - via mail - le domande. «Facciamo sempre così, le condividiamo con le altre ragazze del gruppo», spiega Giulia. «Ma non dateci delle “grilline”, potremmo arrabbiarci».
Come definireste le vostre manifestazioni?
Giulia: «Le battaglie Femen sono irriverenti, incisive e persuasive. È difficile non notare delle donne che urlano e che rivendicano i propri diritti con tanta foga e rabbia. Questo succede quando il genere femminile è ridotto ai minimi termini e viene esaltato solo per il bel corpo che ha».
Marianna: «Io mi batto per non essere guardata con sdegno dai medici del pronto soccorso se vado in ospedale per ottenere una ricetta per la pillola del giorno dopo».
Come siete diventate delle Femen?
Marianna: «Dopo aver conosciuto la storia di Amina, un'attivista tunisina arrestata per le sue proteste. Ho cercato su internet un contatto con le Femen. L'attivismo nel nostro movimento è complicato perché non si tratta di fermarsi nelle piazze a manifestare con striscioni e slogan, ma significa mostrare il proprio seno, dipingersi il corpo. In Francia hanno aperto una scuola in cui le veterane del gruppo insegnano alle nuove adepte come comportarsi».
I vostri genitori come ha preso la decisione?
Giulia: «Non mi preoccupo degli altri solitamente, non cerco consensi. La mia famiglia mi ha insegnato a essere indipendente e a difendere con tutta la forza ciò in cui credo. Inizialmente mi hanno consigliato di essere cauta. Ma credo che lo avrei fatto in qualsiasi caso. La vita è mia».
Marianna: «Mia madre è contenta, ha vissuto attivamente il '68 e le battaglie femministe degli anni '70. Oggi si lamenta perché i giovani si muovono troppo poco per rivendicare i propri diritti. Chiaramente si spaventa per la possibilità di un arresto e di conseguenze per il lavoro».
Perché protestate a seno nudo?
Marianna: «Il seno nudo è un'arma, è il modo di farci sentire. Se scrivessimo i nostri slogan sui cartelloni, ci ascolterebbero in pochi. Così creiamo un dibattito sulle questioni femminili. In Italia però è molto difficile ottenere questo risultato. Ci dicono che è la strada ideale per diventare veline, o molto peggio. Ora, senza mancare di rispetto a nessuno: dopo una laurea e un master, credete che il mio obiettivo sia quello di diventare una velina?».
Giulia: «Il topless è un modo per raggiungere un obiettivo: riappropriarsi del proprio corpo e battersi affinché ognuna di noi possa gestirsi come meglio crede senza imposizioni».
Nemmeno un po' di vergogna?
Giulia: «No, perché credo in quello che faccio. Non andrei mai così in giro a fare la spesa: la finalità Femen è più importante di tutto».
Marianna: «No, perché non metto malizia in quello che sto facendo. Si tratta di un corpo, che la natura mi ha dato così».
Quale sarà la vostra prossima azione?
Giulia: «A maggio abbiamo organizzato un incontro a Roma, nella sede dell'Arcigay. Abbiamo realizzato delle foto shock sul femminicidio con l'intenzione di realizzare un video per una campagna di sensibilizzazione contro le violenze sulle donne. Per ora nessuna azione in topless. Stiamo aspettando di essere più consapevoli. Ma presto sentirete parlare di noi».

Condividi su:

Seguici su Facebook