Partecipa a labarbagia.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

L'unione sarda. «Il Pd vincerà le Regionali, nessuno peggio di Cappellacci»

Condividi su:

di GIORGIO PISANO
L'unica certezza, sommessamente gridata, riguarda il voto di febbraio 2014. Alla guida di un partito che alle ultime Regionali aveva raccolto duecentomila voti, Silvio Lai si prepara all'appuntamento con le urne armato della solita flemma. I venticelli interni non lo scuotono, il tono sufficientemente distaccato quando annuncia che non si ricandiderà a governare il Pd regionale. Però fa presente di essere stato uno dei pochi segretari a completare il mandato senza morire prima di fuoco amico. Nipote d'un calzolaio, figlio di insegnanti, sassarese, tre figli, precisa di «non vivere di politica ma per la politica»: nell'altra vita faceva l'odontoiatra. «E sono pronto a ricominciare». Due legislature alla Regione, matricola al Senato, incarna il cattocomunista da manuale. Passato remoto nell'associazionismo (Acli), passaggio in ombra all'Enaip (che era stato uno straordinario carrozzone Dc), lontano dal giro delle chiacchiere. Gli riconoscono onestà e intelligenza insieme all'handicap, gravissimo, di non lanciare neppure un petardo. Parla politichese stretto.
Chi vincerà le prossime Regionali?
«Il centrosinistra, convintamente».
Anche Bersani doveva stravincere.
«Il sistema elettorale delle Regionali è diverso».
Il governatore Cappellacci non è notoriamente un panzer. Il Pd pure.
«Non sottovaluto gli avversari ma nella testa di tanti sardi la voglia di cambiare c'è. Se non sbagliamo le mosse, è fatta».
Ce l'ha, il centrosinistra, un candidato?
«Ha tre o quattro risorse che hanno la possibilità di vincere e vincere bene».
Lei si candida?
«No».
Non torna in Regione e in autunno si vota per le Politiche. Riprende a fare il dentista?
«Quella dell'odontoiatra è una professione che mi piaceva molto».
Il Pd sardo c'è solo per dare una certificazione di esistenza in vita?
«Sbagliatissimo. È un partito che non ha soltanto presenza e radicamento nel territorio. Nel sistema bipolare è un dato compiuto, imprescindibile».
Vero che considera la politica come il maiale: non si butta via niente.
«Ogni risorsa, anche se piccola, può risultare importante per far affermare un diritto».
Lo scontro muto con Renato Soru l'ha risolto?
«Da parte mia sì. Siamo entrambi silenziosi».
Lui, ogni tanto, lancia un posacenere.
«Credo di essere più misurato, preferisco rispondere con gli atti».
Cosa le dà la certezza di vincere le Regionali?
«Abbiamo vissuto il peggior periodo dal dopoguerra ad oggi col peggior presidente regionale che si potesse immaginare. E anche con la peggior coalizione. Abbiamo cumulato cinque anni di ritardo».
Sta insinuando che Cappellacci è stato un disastro?
«La sua Giunta non ha mantenuto una sola promessa. Il Patto di Stabilità gli ha impedito di fare danni ulteriori».
Sa che la chiamano Re Tentenna?
«In un partito post-ideologico in cui l'appartenenza non è più data per fede c'è bisogno di far sentire tutti importanti. Sono consapevole che la nostra lentezza possa impensierire rispetto alla velocità dell'economia».
L'accusano di tenere il Pd in coma farmacologico.
«Quando si sta organizzando un risveglio non si possono fare atti inconsulti. Quella che stiamo attraversando è una fase delicatissima. A settembre inizia la campagna elettorale e nessuno deve pensare di poter usare il partito come sede di scontro interno».
Ha stretto un accordo col Pdl per fregare l'elezione di Gianfranco Ganau all'Anci.
«Falsissimo. Chiedo la macchina della verità».
Tra le sue colpe c'è anche il silenzio sui costi della politica.
«A dire la verità, sono stato accusato del contrario: scarsa solidarietà. Tra l'altro non bisognerebbe esagerare: per esempio, non sono affatto convinto che il commissariamento delle Province abbasserà i costi. Otto erano e otto restano. L'unica differenza è che al posto del Consiglio ci sarà un commissario. Quanto costa? Quanto un Consiglio provinciale».
Tra le vittime della sua inerzia, c'è l'ex senatore Antonello Cabras.
«Partiamo dall'inerzia: se produce, com'è accaduto a noi, ottimi risultati elettorali, ben venga l'inerzia. Il tesoriere del partito mi ha fatto notare che abbiamo organizzato finora la bellezza di 144 manifestazioni».
Torniamo a Cabras: doveva diventare presidente della Fondazione Banco di Sardegna.
«Mi spiace ma il presidente della Fondazione Banco di Sardegna non lo sceglie il Pd. A decidere è un Comitato, non una segreteria di partito».
Le voci di dentro dicono che lei sia un fanatico della mediazione.
«Anche questo è assolutamente falso. Sono cultore della costruzione di accordi politici e non di rotture. Ma ricerca di un accordo non vuol dire accordo a tutti i costi».
Non avendo correnti alle spalle, lei è la sintesi di tutte le correnti.
«La verità è che... ma siamo sicuri che questo sia davvero un difetto?»
Il premier: non ho aumentato le tasse. Stesse bugie di Berlusconi.
«Enrico Letta finora ha aumentato le tasse solo su bolli e sigarette elettroniche...»
... insieme alla benzina, biglietti aerei, tariffe elettriche.
«Sono in Commissione Bilancio e posso garantire che questi ritocchi servono esclusivamente a coprire le spese dei danni provocati dai terremoti».
Intanto Letta rinvia: sull'Imu, sugli F35, sulla riforma elettorale.
«Il fatto è che questa è una strana maggioranza...»
Quando si tradiscono gli elettori, come ha fatto il Pd, si dice strana?
«Voglio dire che è una maggioranza obbligata. La mia maggioranza sarebbe stata un'altra: coi 5 Stelle, ma non hanno accettato. Se esiste è perché ha l'obiettivo di superare questa fase critica e varare la riforma elettorale. Siamo per il ritorno al Mattarellum».
Però il Porcellum non dispiaceva né al Pdl né a voi.
«Per fare una riforma elettorale bisogna avere una maggioranza. E noi, la maggioranza, l'abbiamo alla Camera ma non al Senato».
Pippo Civati, deputato Pd, vi chiama governo delle male intese.
«Non capisco Civati. Giudico gli uomini politici dagli atti, non dalle battute».
F35: non è spaventoso che il Pd ne rinvii l'acquisto anziché annullarlo?
«Se l'Italia rinuncia alle politiche di Difesa della Ue e della Nato, allora non ha bisogno degli F35. Se invece vuole continuare a partecipare deve essere tecnologicamente attrezzata per farlo. Vogliamo o no essere un Paese impegnato nel peace keeping?»
Peace keeping, portatori di pace, significa invadere Paesi come l'Afghanistan?
«Significa impegnarsi, ad esempio, in Libano per evitare la guerra civile. Non sto dicendo d'essere a favore o contro ma solo che dobbiamo scegliere una linea».
Prima veltroniano, poi fassiniano, adesso bersaniano: come i carabinieri, nei secoli fedele?
«Veltroniani sono stati tutti quelli che hanno voluto i Ds. Ero tra loro, nella corrente dei partiti socialisti europei. E mi sono fatto l'idea che i cattolici non sono una cosa a parte, devono decidere se schierarsi a destra o a sinistra».
Berlusconi condannato a sette anni e voi tutti zitti.
«L'alleanza col Pdl è imbarazzante, la compagnia altrettanto. Ma cosa sarebbe successo se Berlusconi avesse avuto quei centoventimila voti che gli mancavano per raggiungere la maggioranza alla Camera e al Senato di questo Paese?»
Colpa dei 5 Stelle?
«Sono convinto che i grillini abbiano fatto da ammortizzatori. Altrimenti saremmo precipitati in un regime».
pisano@unionesarda.it

Condividi su:

Seguici su Facebook