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La nuova sardegna. Gruppi, ora controlli esterni sulle spese

COSTI DELLA POLITICA»l’inchiesta

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di Filippo Peretti

CAGLIARI L’inchiesta della Procura sui finanziamenti ai gruppi politici ha smosso il Consiglio regionale: l’ufficio dei questori (due consiglieri di maggioranza e uno di opposizione) ha finalmente approvato il regolamento sull’utilizzo dei fondi. Rispetto alla delibera dell’ufficio di presidenza nel 1993 ci sono due importanti novità: sono previste sia le pezze giustificative per ogni spesa, sia la figura del revisore dei conti (esterno) per ciascuna formazione. L’approvazione delle nuove regole risale all’11 ottobre ma era stranamente rimasta coperta, forse perché sull’argomento la politica non gradisce alimentare discussioni. La notizia è trapelata ieri, dopo che venerdì Carabinieri e Guardia di finanza sono entrati in Consiglio regionale per chiedere i documenti non solo della legislatura 2004-2008 ma anche di quella attuale. Sinora l’inchiesta avviata nel 2009 dopo la denuncia di una funzionaria riguardava solo il gruppo misto e Sardegna insieme (gli indagati sono complessivamente venti), ora è stata estesa a tutti i gruppi per entrambe le legislature. Le nuove regole sono in vigore dal mese scorso e serviranno a fare chiarezza per il futuro. Ma a preoccupare i politici è il passato, soprattutto ora che l’indagine, benché ancora «contro ignoti»,è rivolta all’intero emiciclo dell’aula di via Roma. Tutti i gruppi ostentano sicurezza sulla legislatura in corso: iniziata nel 2009, poco prima dell’inchiesta giudiziaria sul gruppo misto, è stata caratterizzata dalla massima prudenza nell’uso delle risorse per l’attività politico-istituzionale. Il problema, per il periodo 2004-2008, è quello delle pezze giustificative delle spese, che gli inquirenti pretendono di avere a disposizione per verificare l’uso delle risorse. Non sarà facile reperirle, anche perché, non essendo richieste dalla delibera dell’ufficio di presidenza del 1993, non venivano considerate obbligatorie. Chi ha usato esclusivamente assegni e bonifici bancari per i pagamenti sarà in grado di dimostrare se i fondi sono davvero andati a garantire l’attività politica e istituzionale (ad esempio convegni, pubblicazioni, eccetera). Chi invece si è affidato a pagamenti diretti o ha usato carte di credito per acquisti non esplicitamente collegabili all’attività politica e istituzionale (ad esempio pranzi, regali agli ospiti, sostegno di iniziative altrui) avrà forse qualche difficoltà Da qui l’umore nero della politica. Un po’ per l’ulteriore crisi di immagine provocata che queste nuove indagini, un po’ per la preoccupazione generata dai futuri controlli. Il capogruppo del Pd, Giampaolo Diana, afferma che «mai un solo euro è andato ai consiglieri, i pagamenti sono sempre stati effettuati sulla base delle spese giustificative». Quello del Pd è «un sistema semplice ma rigoroso». Diana aggiunge: «Ben venga questa indagine, ci auguriamo che si svolga in tempi rapidi e che elimini in via definitiva ogni sospetto da chi è solito comportarsi con correttezza, perché è sbagliato fare sempre di ogni erba un fascio». Dello stesso avviso il capogruppo del Pdl, Pietro Pittalis: «Ho ereditato il metodo rigoroso introdotto dal mio predecessore Mario Diana e posso assicurare che le spese sono solo per l’attività del gruppo e i consiglieri devono documentare ogni iniziativa, che va preventivamente autorizzata». Secondo Pittalis «se ci sono comportamenti scorretti da parte di singoli, si colpiscano quelli, non è vero quello che ha dichiarato qualche consigliere, che cioé ciascuno considerava i fondi ai gruppi come indennità aggintive i cui disporre a piacimento. La scorsa legislatura ero componente del gruppo misto, ho potuto documentare le spese sostenute e sono stato prosciolto». L’attuale presidente del gruppo misto, Luciano Uras, ha dato notizia di aver già trasmesso il rendiconto «con tutte le pezze giustificative» e ha criticato chi «generalizza le accuse per colpire la politica». Il gruppo dell’Udc, ha detto il presidente Giulio Steri, non ha mai speso tutti i fondi a disposizione. «Se li considerassimo una indennità aggiuntiva – ha spiegato – non sarebbero avanzati quasi 200 mila euro negli ultimi due anni». Tutte le spese, ha spiegato, sono pagate con bonifici bancari. L’indagine è stata estesa a tutti i gruppi in quanto uno degli indagati, Adriano Salis (Idv), ha dichiarato al pm che quella di spendere a piacimento i fondi dei gruppi «era una prassi consolidata». «Nel gruppo misto, che non è politicamente omogeneo, la quota per le attività politico-istituzionali veniva divisa tra i singoli consiglieri. E c’era chi le considerava come una sorta di indennità supplettiva anche se finalizzata, come cercherà di dimostrare, per l’attività politico-istituzionale». Mario Diana, ora capogruppo di “Sardegna è già domani”, lo è stato del Pdl in questa legislatura, come ha ricordato Pittalis, e di An nella precedente. Come funzionava il sistema nella passata legislatura? «Per quanto mi riguarda – risponde Diana – con il massimo rigore. E’ arcinoto che An non distruiva soldi ai consiglieri, ma teneva un bilancio. Io mi sono sempre rivolto ad un commercialista, che naturalmente chiedeva le pezze giustificative. Ma devo essere sincero: lo facevamo per un nostro scrupolo, personale e di partito. Non c’era una norma che ci dicesse di presentare pezze giustificative. E non c’è neanche oggi, visto che lo stesso decreto del governo Monti si limita a chiedere la tracciabilità dei pagamenti». Il punto dell’indagine è proprio questo: le pezze giustificative e l’ammissibilità di alcune spese. L’auspicio unanime dei capigruppo è che l’indagine non duri troppo a lungo: «Serve chiarezza, ma puntando sui singoli, non sulle istituzioni».

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