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L'unione sarda. Ultimatum per Is Arenas

La struttura è in fase di smontaggio ma il Comune di Quartu chiede al club di finire i lavori. Altrimenti la convenzione si chiude

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Is Arenas praticamente non c'è più. Prato verde a parte, il resto fa tristezza. Smontate le due curve e i “formaggini”, i distinti spariranno entro pochi giorni. Spicca la main stand , la tribuna centrale, chissà che fine farà. La gente passa lì davanti e si fa il segno della croce.
Ieri mattina si sono presentati - a sorpresa - ispettori del ministero del lavoro a controllare cantiere e operai. Era attesa, invece, la polizia municipale. L'ha mandata il capo dell'area tecnica del Comune di Quartu, Francesco Patricolo, nominato venerdì scorso dalla Giunta «responsabile del procedimento relativo all'affidamento in gestione ed uso dell'impianto sportivo», in sostituzione di Raffaele Sundas, che rimane dirigente di Urbanistica ed edilizia privata. Patricolo ha spedito i vigili a fare un sopralluogo sul campo e contemporaneamente ha preparato una lettera per il Cagliari calcio, come se quella scritta in precedenza dalla società (in cui si prende atto «con profondo rammarico che nonostante gli sforzi e i rilevanti investimenti la convenzione non potrà andare in esecuzione neppure per la stagione 2013/2014») non esistesse. E nonostante le più che evidenti operazioni di smantellamento e le trattative in fase avanzata per tornare a giocare al Sant'Elia.
«Si rileva che tra gli obblighi assunti», sottolinea la nota, «la concessionaria si è impegnata a realizzare le opere di adeguamento sportivo delle quali il concedente ha facoltà di utilizzo». Cioè: il contratto stabiliva che l'amministrazione avrebbe avuto «la facoltà di usare lo stadio per altri eventi o manifestazioni, per almeno 30 giorni all'anno». Prosegue la lettera che, poiché si sta procedendo «unilateralmente allo smontaggio delle strutture, ciò comporta come conseguenza immediata l'impossibilità per il Comune di usufruire dell'impianto». Si chiede «se resta confermata la volontà di ultimare le opere» e di esprimerla entro sette giorni dal ricevimento dell'ultimatum. «In caso contrario, l'amministrazione dovrà agire ai sensi dell'articolo 17 della convenzione, che prevede la decadenza a causa di gravi inadempienze». Per questo il dirigente di via Eligio Porcu ha inviato i vigili, sta predisponendo «uno stato di consistenza dell'impianto sportivo», per rientrare in «possesso dell'immobile e delle strutture ivi presenti».
Finora le cause legali sono state soltanto minacciate. Nella comunicazione del 21 giugno, il vicepresidente del club rossoblù, Giovanni Domenico Pinna, ha ricordato l'ultimo ricorso al Tar, il riconoscimento «dell'erroneità dell'ordinanza di demolizione» firmata ad aprile scorso da Sundas, e l'attivazione «del tutto incomprensibile» di un nuovo procedimento amministrativo «che ha messo in discussione il provvedimento autorizzativo (di Pierpaolo Gessa) rispetto al quale la società aveva sempre riposto legittimo affidamento. A ulteriore dimostrazione che non c'era una volontà effettiva di arrivare a una soluzione condivisa e rapida per consentire l'uso dello stadio». Dal Comune continuano a sostenere «di essere sempre disponibili al dialogo». Ma dopo l'ennesima (chiamiamola così) incomprensione, sul diniego di una licenza d'uso condizionata e futura che sarebbe servita per l'iscrizione al campionato, la possibilità di sedersi a un tavolo è definitivamente sfumata. Ieri sera si è svolta una riunione della maggioranza che sostiene Mauro Contini e ci sono state scintille. Diversi esponenti dei partiti di centrodestra stanno chiedendo conto al sindaco di una storia che faticano a comprendere, temono una richiesta di risarcimento milionaria, vogliono chiarezza sul futuro e sulle intenzioni degli avvocati. Si parla della possibilità di chiedere a Cellino di “lasciare” la main stand e chiudere così una volta per tutte la partita.
Cristina Cossu

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