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L'unione sarda. Tertenia, birra con ingredienti totalmente sardi

INNOVAZIONE. L'azienda

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In Sardegna si può fare impresa senza aiuti pubblici. Un esempio è il birrificio Lara. Eppure i due titolari, Gianni Piroddi e la moglie Francesca Lara, ci avevano provato a bussare in Regione. Era il 1999 a Tertenia, e la passione - grazie alla legge 215 sull'imprenditoria - stava per diventare realtà. Purtroppo, la graduatoria del bando, solo per pochi punti, ha negato il finanziamento ai due coniugi. Chiudere baracca? Neanche per idea. Gianni e Francesca, pazientemente, hanno tirato su un impianto in grado di fare una birra artigianale sarda, con ingredienti quasi esclusivamente dell'Isola. Ci sono voluti dieci anni per partire, ma oggi l'attività è a pieno regime.
I CONSUMATORI «Quando il nostro laboratorio è stato avviato», spiega Gianni Piroddi, «la maggior parte dei bevitori di birra non ne ritenevano possibile la produzione al di fuori della grande industria. Tuttavia», aggiunge Piroddi, «attorno alla cultura della birra artigianale in Italia si è sviluppata una schiera di consumatori consapevoli che tengono in grande considerazione il prodotto fatto in casa, soprattutto grazie alla sua qualità organolettica e dietologica». Oggi non è possibile usare tutte le materie prime sarde. «Una parte del malto la compriamo fuori», dice Piroddi. «Ma il resto è locale: utilizziamo, per esempio, il grano Cappelli o tutte le spezie». L'obiettivo, però, resta ambizioso. «Vogliamo chiudere la filiera solo con materie sarde», racconta Piroddi, «dal 2012 abbiamo iniziato una collaborazione con l'Università di Sassari per sperimentare una produzione interamente locale: dalla trasformazione dell'orzo in malto alla coltivazione del luppolo fino all'utilizzo di lieviti selezionati. I primi risultati sono confortanti».
LA CRESCITA L'azienda ha voglia di crescere. Attualmente gli impianti producono tremila litri alla settimana, ma le potenzialità sono superiori, cioè fino a 6300 litri ogni sette giorni. «Per ora non spingiamo al massimo perché abbiamo solo quattro fermentatori», osserva Piroddi. «L'idea è quella di ampliare l'attività. Prima però devono andare in porto alcune trattative interessanti». Il Birrificio Lara mira in alto. Non basta la vendita in Sardegna e in qualche regione della Penisola (nel 2012 sono state vendute 75mila bottiglie per ricavi da 200mila euro). L'azienda punta dritta all'estero. «Stiamo per chiudere le trattative con un importatore negli Stati Uniti», prosegue Piroddi, «mentre abbiamo registrato l'interessamento di operatori dalla Norvegia e dalla Svezia». Insomma, il salto di qualità appare vicino. Già nel 2013 il birrificio raddoppierà il fatturato, ma se riuscirà a varcare i confini nazionali, allora la musica potrebbe cambiare. E non di poco.
Lanfranco Olivieri

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