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L'unione sarda. Rocca subito a processo

DINA DORE. Il 4 ottobre in Assise il vedovo ritenuto mandante del delitto

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Il pm lo ha chiesto e il gip lo ha disposto: il processo contro Francesco Rocca si terrà col rito immediato. Niente udienza preliminare, si va dritti al dibattimento, fissato per il 4 ottobre davanti alla Corte d'assise di Nuoro. Ciò significa che «sono evidenti» le prove contro il dentista di Gavoi accusato di aver ordinato l'omicidio della moglie Dina Dore.
Si separano così i due indagati: Pierpaolo Contu, diciassettenne all'epoca dei fatti, sarà giudicato dal Tribunale dei minori di Sassari la cui Procura non ha ancora chiuso l'inchiesta.
Continuano, comunque, anche le indagini della Dda di Cagliari: Danilo Tronci ha stralciato l'accusa di omicidio pluriaggravato per mandare Rocca subito a giudizio. Nel frattempo indaga per capire se davvero Dina Dore sia stata assassinata durante un tentativo di sequestro e, soprattutto, per scoprire il complice di Contu. Al rientro della donna nella casa di via Sant'Antioco, intorno alle 18, 30 del 26 marzo 2008, i due hanno ingaggiato una colluttazione con la vittima prima di colpirla alla testa e circondarne il volto con nastro da pacchi fino a impedirle il respiro. Quindi hanno sistemato il corpo nell'auto della casalinga e, dopo aver poggiato a terra il seggiolone con la piccola Elisabetta, sono fuggiti a piedi.
Rocca finora si è avvalso della facoltà di non rispondere anche se, attraverso gli avvocati Mario Lai e Angelo Manconi, ha fatto sapere di respingere tutte le accuse. Contu (assistito da Gianluigi Mastio) si è invece sottoposto all'interrogatorio del pm professando la sua innocenza.
Secondo gli inquirenti Contu ha agito su commissione di Rocca (dietro la promessa di 250.000 euro) ed è entrato in azione con un'altra persona che ha lasciato tracce del suo Dna sullo scotch.
Gli elementi a carico del vedovo sono diversi: un ragazzo ha detto che Contu gli aveva confidato di aver ucciso su richiesta di Rocca; se i killer hanno aspettato Dina Dore dentro casa, soltanto il marito poteva averli fatti entrare; la sera del delitto, durante il viaggio di ritorno da Nuoro, insieme all'amante e a un'amica, giunto sulla collina che sovrasta Gavoi il dentista aveva rallentato la velocità della macchina fin quasi a fermarsi, aveva scrutato la sua abitazione notando tutte le luci spente nonostante fosse buio, quindi aveva telefonato alla moglie per tre volte, dopo le 18,40, senza mai preoccuparsi per le mancate risposte; arrivato a casa non aveva parcheggiato in garage ma fuori; nei venti giorni precedenti il delitto aveva avuto 37 contatti telefonici con Contu, le comunicazioni si erano interrotte poco prima per riprendere subito dopo. Infine: quattro giorni prima aveva minacciato di morte la moglie con un sms.
Maria Francesca Chiappe

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