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L'unione sarda. La fabbrica delle buone azioni

Sono 2500 i sardi che mangiano grazie alle mense e ai pacchi dell'organizzazione

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Si può fare impresa, e profitto, anche in maniera etica. Si può non volare via dove la manodopoera costa meno, rispettare il lavoro e l'ambiente. E perfino dare da mangiare (gratis) agli affamati. Il dono di 33.000 scatolette di tonno alle delegazioni Caritas della Sardegna è un gesto forse inatteso, ma profondamente in linea con la filosofia imprenditoriale della As do mar, l'industria conserviera che ad Olbia ha raccolto ed arricchito (in tutti i sensi) l'eredità della Palmera. I camion della solidarietà sono partiti ieri mattina dal piazzale dell'azienda, nella zona industriale, sotto un sole cocente che non invitava a grandi discorsi di circostanza. E di parole ne sono state dette poche, perché in casi come questi parlano i fatti. L'essenziale, ben visibile agli occhi, sotto forma di decine di migliaia di scatolette destinate alle tavole delle 1250 famiglie sarde che mangiano perchè la Caritas c'è.
LA CONSEGNA Alla cerimonia di consegna erano presenti il delegato regionale Caritas, Don Marco Lai; il consigliere delegato della Generale Conserve (la società madre), Ruggero Bogoni e alcuni dei rappresentanti delle otto delegazioni Caritas che riceveranno il prezioso dono, suor Luigia Leoni per la diocesi di Tempio-Ampurias, don Francesco Mariani per Nuoro, Giovanna Pani per Ozieri. Questa è solo una prima tranche, quando le provviste saranno finite, l'azienda ha già pronta uan seconda fornitura di altre 33.000 scatolette. Il valore di mercato della donazione è di circa novantamila euro. «Ringraziamo la As di mar per quest'iniziativa particolarmente preziosa in un momento in cui si tagliano i fondi, sia da parte degli enti pubblici che dei privati», ha detto don Marco Lai: «Il fatto che in un momento di crisi come questo ci siano aziende che si aprono alla solidarietà è un segnale molto positivo, una rivoluzione culturale. Speriamo che abbia un effetto moltiplicatore».
LA FAME Le Caritas affrontano un momento particolarmente critico: cresce l'esercito degli affamati in Sardegna e diminuisce, a causa della crisi,quello dei benefattori. La stessa Comunità europea ha dovuto tagliare i fondi destinati ai pacchi viveri. Sono almeno 2500 i sardi che si rivolgono alla Caritas per mangiare, la metà si siede ai tavoli delle mense, l'altra metà, per vergogna o perchè vive in un piccoli centri o è impossibilitata a spostarsi, riceve ogni giorno a casa il pacco della Caritas: le 33 mila scatolette consegnate ieri verranno distribuite nei pacchi viveri per un mese intero. Un risparmio per la macchina della solidarietà di decine di migliaia di euro. È la prima volta che un'azienda privata sceglie di sostenere l'organizzazione con una donazione così strutturata. Il progetto è nato ad Olbia, ideato dalla Media tris comunicazione (Claudio Chisu, Stefania Costa e Giandomenico Mele) che ha trovato terreno fertile in un'azienda che ha avuto diversi riconoscimenti legati all'etica di impresa.
L'AZIENDA «Quest'azienda è profondamente inserita nel territorio», ha spiegato Ruggero Bogoni: «Pr noi quest'iniziativa è importante perché in Sardegna, in questo momento così difficle, si conservi la dignità». La General conserve di Vito Gulli ha rilevato impianti e macchinari della ex-Palmera cinque anni fa. Così, mentre il marchio della storica azineda di produzione del tonno veniva ceduto ed emigrava lontano dall'Isola, la parte produttiva passava alla As do mar che nel 2010 ha inaugurato lo stabilimento nuovo dove oggi lavorano 330 dipendenti (di cui 120 a tempo indeterminato), molti sono lavoratori ex Palmera che erano in cassa integrazione. «Oggi la As do mar si è consolidata ed è il secondo marchio sul mercato nazionale, - spiega Ruggero Bogoni - abbiamo chiuso con un bilancio in perdita a causa di un aumento delle materie prime dovuto a cause contingenti e che non dovrebbe ripetersi, contiamo quindi in un netto miglioramento per quest'anno, anche grazie all'acquisizione della Manzotin». I sardi però, al momento, non sono tra i più assidui consumatori. «Probabilmente ancora non è stato assimilato il messaggio che il tonno As do mar è prodotto interamente in Sardegna». Tra le certificazioni ottenute dall'azienda c'è quella sulla pesca sostenibile e sull'etica nei rapporti di lavoro. «Noi abbiano scelto di restare qua - spiega ancora Bogoni - e spero che questo fatto sia preso al più presto in considerazione da altre aziende. Se non si crea lavoro e reddito, non possono aumentare i consumi». Tra economia ed etica, il we can della squadra di Vito Gulli, nella Sardegna di oggi è -a suo modo - un piccolo miracolo.
Caterina De Roberto

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