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La nuova sardegna. Esplode la rabbia, guerriglia nel Sulcis

Una ventina i feriti negli scontri a Carbonia, battaglia nelle strade tra petardi e bombe carta: i ministri sotto assedio costretti a partire in elicottero

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di Giuseppe Centore

INVIATO A CARBONIA Scontri, lanci di petardi, bombe carta, pietre e cariche ripetute, prima, durante e dopo la visita dei ministri. La giornata nel Sulcis-Iglesiente della delegazione governativa è stata macchiata da violenti scontri che, come in un copione, hanno accompagnato la permanenza dei tre ministri. Il bilancio finale degli scontri è di alcuni feriti, fonti della questura parlano di una ventina di contusi tra le forze dell’ordine e tra i manifestanti (uno di questi con fratture alle braccia e trauma cranico), e di diversi fermi, effettuati nei momenti più caldi di quella a tratti ha assunto i connotati di una vera e propria battaglia. Una giornata da dimenticare, dal punto di vista dell’ordine pubblico, che lascerà pesanti strascichi sia nel sindacato che tra gli stessi lavoratori. Solo a tarda sera, quando i ministri erano già arrivati a Elmas con due elicotteri dei carabinieri e della Finanza, gli scontri sono cessati. Le scene che si presentavano erano desolanti, indegne di una comunità conosciuta per l’attaccamento al lavoro e il rispetto dell’ospite: centinaia di grosse pietre lasciate sull’asfalto, auto incendiate, facce stravolte dei sindacalisti Alcoa che chiedevano alla polizia di andare via, così da disinnescare ulteriori tensioni, e che ammettevano la loro impotenza, premendo sul fatto che in quei gruppi di facinorosi a volto coperto c’erano anche «infiltrati, impossibile per noi controllare tutti». Resta il fatto che gli scontri, prima durante e dopo sono stati promossi dai lavoratori di Alcoa e delle ditte d’appalto, supportate da alcuni esponenti del popolo delle partite Iva e da altri personaggi, conosciuti alle forze dell’ordine, che in vita loro forse non sono mai entrati in fabbrica. Sin dalla mattina il clima, nonostante il controllo accurato sin dalla sera prima della polizia si è fatto subito pesante; i lavoratori Alcoa, circa duecento, sono arrivati di fronte al cordone di sicurezza, presidiato sino a quel momento da famiglie e un gruppo di lavoratori Eurallumina, con un proprio rumoroso corteo che ha divelto facendole volare le transenne e si è collocato a due metri dai blindati delle forze di polizia: a quel punto sono partiti i lanci di bombe carta e di palloncini di vernice, che hanno pitturato divise e mezzi del reparto mobile della polizia. Subito alcune cariche di alleggerimento, che con le urla dei sindacalisti hanno riportato una apparente calma. I ministri non erano ancora arrivati, e vista la situazione febbrili contatti tra il questore Massimo Bontempi, presente con il comandante provinciale dell’Arma Davide Angrisani e il collega della Finanza Franco Bucarelli, e il Viminale hanno fatto per alcuni minuti temere l’annullamento della visita. Poi, con un’ora di ritardo la delegazione governativa, con Passera, Barca e il sottosegretario De Vincenti, è arrivata e ha dato subito il la agli incontri con tutti i protagonisti delle vertenze. Ma fuori i lavoratori Alcoa contestavano sia il tenore degli incontri che la loro durata: otto minuti per noi sono troppo pochi. Vogliamo più spazio, è stato il loro grido di battaglia. A questo punto è scattato il tentativo di penetrare nella sala conferenze. Anche qui petardi, palloncini di vernice e nuove cariche, con i cronisti rimasti imprigionati perché l’unica via d’uscita era bloccata dai manifestanti. La delegazione dei sindacalisti Alcoa è rimasta a lungo nella sala conferenze, anche per trovare l’intesa su quanto riferire a una folla di circa 200 persone, fronteggiate da un dispositivo complessivo di 150 tra carabinieri e poliziotti, i risultati dell’incontro con il governo: nessuna novità sul dialogo tra Alcoa e Klesh (a oggi definito dal governo l’unico in fase avanzata); impegno a trovare ammortizzatori per i lavoratori delle imprese d’appalto che da gennaio saranno licenziati; incontro a tre con americani e svizzeri da tenersi entro dicembre. Troppo poco per gli esasperati lavoratori Alcoa che liberati gli accessi alla sala hanno pensato bene di bloccare le strade di uscita dalla grande miniera, con blocchi stradali ottenuti bruciando vecchie auto e moto, copertoni, vecchi mobili e reti di materassi. L’arrivo degli elicotteri, poco dopo le 5 del pomeriggio, invece di calmare gli animi ha ancor più esasperato i manifestanti, che a quel punto hanno capito che solo con una ulteriore pazzia, l’occupazione del campo sportivo dove erano atterrati i due velivoli, poteva impedire la partenza dei ministri, fosse per un solo minuto. Il tentativo di avvicinarsi al campo ha scatenato la reazione delle forze di polizia, dando l’avvio a mezz’ora di violentissima guerriglia. È volato di tutto, proprio mentre i due elicotteri lasciavano il campo, concedendosi un giro dall’alto di quelle fabbriche che da programma dovevano visitare prima di rientrare in auto verso l’aeroporto. I pochi metri più sotto i sindacalisti si arrendevano all’evidenza di una vertenza che rischia di diventare incontrollabile. Emblematici i commenti dei sindacalisti Alcoa. Per Daniela Piras (Uilm)«eravamo carichi di aspettative e un piccolo passo in avanti è stato fatto, gli scontri non sono la volontà della lotta operaia». Bruno Usai (Fiom-Cgil) definisce molto triste quanto successo: «Gli scontri non sono mai tollerabili, ma ieri c’era molta rabbia, sintomo dell’impotenza che abbiamo registrato. Noi stiamo lottando, e di questo ringrazio i lavoratori Alcoa, non solo per la fabbrica ma per l’intero territorio». Manolo Mureddu, delegato Cisl appalti, parla invece di rabbia per una situazione che vede i lavoratori Alcoa «per l'ennesima volta di fronte a un vertice che di fatto non ha sancito alcun concreto passo avanti per quanto riguarda la risoluzione della vertenza e la riapertura dell’impianto. Tutti noi siamo stati presi in giro»

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