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La nuova sardegna. La commissione vota: 4 Province

In Consiglio regionale primo atto della riforma, commissariamenti e stop elezioni, «no» dell’Ups

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di Filippo Peretti

CAGLIARI Il 28 febbraio saranno commissariate tutte le otto Province per poter tornare entro un anno alle quattro “storiche” di Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano, per le quali non ci saranno più elezioni popolari in quanto i futuri rappresentanti saranno sindaci del territorio. E’ quanto prevede, in estrema sintesi, la legge di riforma approvata ieri dalla commissione Autonomia del Consiglio regionale. Il testo, sul quale ci sono già molte contestazioni, va ora all’esame del Consiglio delle autonomie e, dopo eventuali modifiche da parte della stessa commissione, sarà esaminato e votato dall’assemblea sarda. Quello di ieri non è stato un vero e proprio lavoro di riforma. A causa dei contrasti tra le forze politiche e per non essere accusata di ulteriori ritardi, la commissione ha votato, con poche modifiche, il testo baso, quello dei Riformatori, non esaminando le altre proposte di legge e gli emendamenti. In sostanza, la patata bollente è stata semplicemente trasferita all’aula di via Roma. Hanno votato contro Pd, Api e un esponente del Pdl, il gallurese Renato Lai. Dopo l’abrogazione, con i referendum del 6 maggio, delle Province di Olbia-Tempio, Ogliastra, Carbonia-Iglesias e Medio Campidano, i nuovi enti intermedi dovranno avere un territorio di almeno 2.500 chilometri quadrati e una popolazione non inferiore ai 150 mila abitanti (mentre è di 350 mila abitanti il criterio fissato dal governo Monti). I Consigli provinciali saranno composti di un numero variabile di consiglieri (10, 15 o 20 a seconda della popolazione) numero degli abitanti) ieri (forse solo Cagliari) o di 15. Le funzioni saranno decise con un’altra legge. rdinamento degli Enti locali. Nessuna norma è stata decisa per i Comuni, benché l’obiettivo fosse quello del riordino del sistema degli enti locali sardi. «E’ la ragione più forte – ha detto Giampaolo Diana, capogruppo del Pd – che ci ha portato a votare contro. E’ un’occasione persa. Cosa serve una legge che non tocca le funzioni delle Province e non prende in considerazione i Comuni?La verità è che il centrodestra non ha né una maggioranza né un’idea di come si governa e di come si fanno le riforme». L’Un ione Province sarde si è già messa di traverso: «La durata in carica degli organi elettivi locali non è liberamente disponibile da parte della Regione», ha detto il presidente Roberto Deriu citando la sentenza 48 del 2003 della Corte costituzionale. «Sentenza – ha detto Deriu – che i legislatori sarebbero obbrigati a conoscere e rispettare». Matteo Sanna (Pdl) ha confermato che in aula ripresenterà sotto forma di emendamento la sua proposta per l’istituzione di una quinta Provincia, quella del Nord Est con capoluogo Olbia: «La Gallura non rinuncia alla sua autonomia». Sulla stessa lunghezza d’onda altri due big galluresi del Pdl, il coordinatore Settimo Nizzi e l’ex presidente della Provincia Fedele Sanciu, secondo i quali «questa riforma è profondamente sbagliata». Soddisfatto invece Michele Cossa (Riformatori): «E’ iun importante passo in avanti lungo la strada tracciata dai referendum».

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