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L'unione sarda. Via libera all'esportazione di salumi Boccata d'ossigeno per gli allevatori

Il ministero della Salute sdogana le carni di maiale cotte o stagionate

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Il mercato europeo riapre parzialmente le porte alle carni di maiale sarde. Il ministero della Salute ha detto sì al protocollo stilato dall'assessorato regionale della Sanità per il controllo dei prodotti confezionati in Sardegna e destinati ai mercati extraregionali. A uscire così dall'embargo sanitario disposto contro l'emergenza della peste suina, saranno salumi e carni, cotti o stagionati. Una boccata di ossigeno per il comparto colpito anche quest'anno da un'epidemia che ha fatto una strage di capi.
LE REAZIONI «L'autorizzazione all'esportazione delle carni sarde termizzate - hanno commentato in una nota il presidente della Regione Cappellacci e l'assessore della Sanità De Francisci - costituisce uno sblocco decisivo per tante nostre aziende suinicole di trasformazione, che finalmente non avranno più preclusi importanti mercati extraregionali».
IL VIA LIBERA I prodotti cotti e stagionati sono considerati indenni dalla trasmissione della malattia. Una normativa comunitaria ha infatti sancito che «trattamenti specifici (termico e stagionatura) hanno una efficacia riconosciuta contro la sopravvivenza della peste suina africana» e ulteriori studi condotti sul virus hanno confermato la sua scomparsa dopo una stagionatura in un periodo compreso tra i 112 e 399 giorni.
SOSPIRO DI SOLLIEVO «È un primo importante passo verso la giusta direzione - afferma Battista Cualbu, presidente della Coldiretti Sardegna -, ma la strada per debellare la malattia è ancora lunga. Molte aziende che costituiscono l'eccellenza del mercato nazionale non hanno ancora il permesso di commercializzare il prodotto crudo nonostante utilizzino animali sani. La Regione ora deve agire con più celerità e autorevolezza. Prodotti come il tradizionale porcetto sardo sono a rischio estinzione sulle nostre tavole».
IL PROTOCOLLO Ma la cottura o la stagionatura delle carni non costituiranno l'unica precauzione prevista dal nuovo protocollo sanitario regionale. Il processo produttivo sarà regolamentato da rigide norme e controllato in tutte le fasi: da quelle dell'allevamento fino alla macellazione. Grazie alle verifiche effettuate dai servizi veterinari delle Asl in allevamenti, mattatoi e stabilimenti di trasformazione l'intera produzione destinata all'esportazione sarà sicura al 100%.
RISULTATI TANGIBILI «Il via libera alle nostre richieste, anche su proposta delle associazioni di categoria - aggiungono Cappellacci e De Francisci - è la dimostrazione che il complesso lavoro di lotta alla peste suina africana della Regione continua a dare risultati tangibili anche sul fronte della valorizzazione delle produzioni isolane». La fine dell'embargo sui prodotti sardi termizzati arriva infatti dopo lo sblocco delle esportazioni di prodotti confezionati in Sardegna ma con carne non locale.
LE DEROGHE Circa tremila aziende suinicole hanno inoltre beneficiato nei mesi scorsi delle deroghe su macellazioni e movimentazioni e della possibilità di regolarizzazione anche se operanti all'interno di zone di sorveglianza. Il prossimo 12 settembre a Roma si giocherà un'altra importante partita, la Regione incontrerà i rappresentanti del ministero della Salute, per ottenere la deroga all'abbattimento dei capi non positivi.
Luca Mascia

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