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L'unione sarda. Centrodestra costretto a navigare a vista Il rebus delle primarie

I Riformatori tengono sulle spine la coalizione

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Le primarie impantanate e la composizione della coalizione da definire. Il centrodestra non se la passa bene e attende con ansia la pausa di ferragosto. Le vacanze potrebbero essere utili per riordinare le idee in vista di un autunno che non si preannuncia semplice. L'unica consolazione per Cappellacci, che ha dovuto bruscamente frenare sull'ipotesi di ricorrere alle primarie per ottenere l'investitura, arriverà questa mattina dalla commissione Autonomia del Consiglio regionale, chiamata a risolvere il pasticcio della legge elettorale, contro la quale il Governo ha presentato un ricorso alla Corte Costituzionale.
IL RIMEDIO L'accordo sarebbe già stato raggiunto. La norma (che qualcuno ha maliziosamente ribattezzato anti-Cappellacci) verrà cancellata, facendo venir meno il ricorso alla Consulta. La legge dovrà tornare in aula dove non dovrebbero esserci sorprese. Così a febbraio i sardi andranno al voto con una legge meno cervellotica della precedente, senza più il listino del presidente (che permetteva a una pattuglia di candidati di approdare in Consiglio senza passare dalle forche caudine del voto) e con un numero di onorevoli ridotto, da ottanta a sessanta.
L'intervento della commissione si è reso necessario per eliminare una norma palesemente incostituzionale. Essa prevede l'incandidabilità del governatore che si dimette prima della scadenza naturale del mandato. Un blitz animato dal desiderio di colpire Cappellacci, al quale si attribuiva il desiderio (sempre smentito dal diretto interessato) di dimettersi e di andare al voto in autunno con la vecchia legge ancora in vigore.
LE SPINE Per il resto, sono solo spine per il centrodestra. L'accelerazione imposta da Cappellacci con le primarie è durata lo spazio di una giornata. I mal di pancia dei Riformatori hanno pesato come un macigno e il vertice che avrebbe dovuto ufficializzare la svolta (mai il centrodestra a livello nazionale ha fatto ricorso alle primarie) è slittato a data da destinarsi. Senz'altro dopo gli incontri bilaterali annunciati dallo stesso governatore ma non ancora iniziati.
IL VETO ROMANO Intanto, c'è chi sussurra che a Roma (ovvero Berlusconi) non siano entusiasti dell'idea primarie. Il centrodestra non vi ha mai fatto ricorso e in questo modo verrebbe minato il potere decisionale del vertice Pdl, sempre molto presente nelle scelte dei candidati. Insomma, aprire una strada che indebolirebbe il ruolo di un leader già in difficoltà per altri motivi, non suscita l'entusiasmo di via del Plebiscito, come è facile immaginare. Non stiamo parlando di veti (non ancora, perlomeno), ma non è detto.
L'ALTOLÀ I Riformatori puntano i piedi sulla questione Province. Approvare la legge di riforma è per loro un passaggio essenziale. Senza, non si siedono al tavolo a parlare né di primarie né di candidature. Inoltre, le parole di Michele Cossa («andremo con chiunque accetti di parlare di una vera riforma, anzi dello scardinamento dell'attuale modello di Regione, presupposto necessario per rilanciare l'economia») sono state esplicite dal punto di vista del programma, ma criptiche da quello delle alleanze.
MISTERO PILI Dopo aver acceso la curiosità dei suoi seguaci (e non solo) con una fantomatica presentazione di “Medas Sabios Unidos”, Pili si è limitato a “postare” su Facebook il discorso che ha tenuto il 20 luglio scorso sul Monte Zebio, uno dei luoghi della Brigata Sassari. È una sorta di appello all'orgoglio dei sardi e al loro desiderio di riscatto. Ma che non risponde alla domanda cruciale: si candida o no alle prossime regionali? Mah!
Ivan Paone

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