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L'unione sarda. Annino Mele, niente fiori per la madre

Il giudice di sorveglianza di Cagliari nega la visita alla tomba della mamma a Mamoiada

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Annino Mele chiede di poter portare un fiore sulla tomba della madre a un anno dalla morte. Ma il giudice di sorveglianza di Cagliari glielo nega. All'ergastolano di Mamoiada non era stato consentito neppure di poter salutare la mamma quando era in vita. Mele, in carcere dal 1987, autore di sei libri, pur considerato un detenuto modello, chiede invano un permesso premio.
REAZIONI «Un rifiuto ingiustificato considerando che l'uomo è in carcere da 26 anni, 23 dei quali fuori dall'Isola», afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell'associazione “Socialismo Diritti Riforme”, denunciando la vicenda. «Non si vuole riconoscere - aggiunge - che Annino Mele è profondamente cambiato e subisce una palese ingiustizia. Non si riesce a comprendere come sia possibile applicare la legge sull'ordinamento penitenziario ad alcuni ed escluderne altri».
CASO VALLANZASCA La Caligaris fa memoria di altre vicende con esito diverso. Il caso più noto è quello di Renato Vallanzasca, condannato a 4 ergastoli e 260 anni di carcere per 7 omicidi e 4 sequestri di persona, in carcere dal 1987 dopo diverse evasioni, ha ottenuto il permesso di lavoro esterno. Lascia l'istituto penitenziario di Bollate a Milano, tutti i giorni alle 7.30 e rientra alle 21.30. Il sabato addirittura alle 24. «Per raggiungere questo traguardo - dice la Caligaris - ha usufruito di un diritto sancito dalla legge».
IL PERSONAGGIO Annino Mele, condannato all'ergastolo per omicidio e sequestro di persona, benché abbia tenuto un comportamento eccellente, non ha mai usufruito - evidenzia la Caligaris - di un permesso premio. Ha pubblicato sei libri, un altro è in arrivo nel carcere di Buoncammino dove ora si trova. È coinvolto in un progetto didattico con due classi del liceo scientifico e classico “Marie Curie” di Meda. Partecipa alle iniziative culturali e rieducative all'interno degli istituti. Dipinge, costruisce vasi e cestini con gli stecchini, confeziona colorati centri tavola con filati di viscosa. È rimasto fuori dalla Sardegna fino al 2012 quando il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha accolto una domanda di trasferimento da Fossombrone per poter avere regolari colloqui con i parenti. Nel frattempo è deceduta la madre che non ha potuto incontrare per 11 anni. «L'ultimo incontro, ottenuto in virtù di un avvicinamento colloqui - ricorda la Caligaris - è avvenuto poche settimane prima della morte della donna».
L'APPELLO «Mele non chiede un favore ma l'applicazione della legge. Un rigetto - dice la Caligaris - con la motivazione che non collabora con la giustizia dopo una così lunga detenzione, una sentenza passata in giudicato, una carcerazione esemplare, è ingiustificato e palesemente punitivo. Mele chiede di poter partecipare alla presentazione dei suoi libri, la declassificazione, lo scorporo dei reati. L'esito è costantemente negativo perché non vengono considerati i suoi meriti, il profondo cambiamento. Neppure il suo impegno civile. Il ricavato dei libri e dei lavori viene destinato ad atti solidaristici non ad un vantaggio personale. Rifiutargli un permesso premio per poter salutare con il fratello la madre scomparsa sembra affermare che la legge non è uguale per tutti». La Caligaris auspica che nell'udienza collegiale il Tribunale di Sorveglianza accolga il ricorso di Mele e consenta la visita alla tomba.

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