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L'unione sarda. «Ho rischiato di morire»

Un allevatore di Mara: la mia casa è stata avvolta dalle fiamme, ero terrorizzato, sono salito di corsa sull'auto e scappato

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dal nostro inviato
Paolo Carta
SAN GREGORIO «In pochi minuti la mia casa è stata avvolta dalle fiamme, il fuoco è entrato dalle finestre, tra la paura di perdere tutto, l'ovile, gli animali, gli attrezzi, una vita di lavoro, e il terrore di morire, ho scelto la vita: ho preso l'auto e sono scappato». In quei momenti di panico totale, mercoledì pomeriggio, zona Cuili e' Pibiri, alle falde di San Gregorio, Salvatore Fadda, allevatore di Maracalagonis di 78 anni, ha scordato di liberare i due cani legati alla catena: arsi vivi. Il giorno dopo il pensionato non ha neanche la forza di contare i danni: «Tutto distrutto, del casolare più a monte è rimasto un mucchio di cenere». Non ha neanche il coraggio di rimuovere i corpi gonfi dei cani carbonizzati. Un operaio riempie con un'autobotte le cisterne dell'ovile: «I maiali erano a valle, si sono salvati e bisogna abbeverarli».
Il paesaggio in questo angolo di bosco millenario tra la vecchia strada Orientale e il villaggio delle Mimose è diventato spettrale, il profumo è quello acre di un barbecue in cui tutto l'arrosto è carbonizzato, l'aria è ancora torrida. Ancora più forte è la rabbia di Salvatore Fadda che vuole sfogarsi, lanciare accuse: «Gli elicotteri sono arrivati con almeno due ore di ritardo, le squadre a terra erano impreparate di fronte a questa emergenza. Vicino alla mia casa ci sono zone arate e ripulite, forse sarebbe stato opportuno tenerne conto per indirizzare le fiamme e spegnerle». Il pensiero va indietro a cinquant'anni fa: «Un incendio simile, devastante, ma il fuoco non aveva superato la strada e i danni erano stati inferiori».
Vigili del fuoco, forestali, ranger, volontari, di fronte allo Chalet c'è una sorta di centrale operativa ambulante: cartine geografiche particolareggiate, radio rice-trasmittenti, l'ingegnere Lampis, del comando provinciale dei Vigili del fuoco, e Giuseppe Delogu, capo dell'Ispettorato di Cagliari, coordinano squadre e interventi di bonifica. Alle 9,30 arriva anche il sindaco di Sinnai, Barbara Pusceddu: «Voglio ringraziarvi per quel che avete fatto per il bosco dei Sette Fratelli, per la gente di San Gregorio. Un miracolo che non ci sia scappato il morto». Il riferimento è alle case sgomberate al calar del sole, alle fiamme fermate a pochi metri dalle villette costruite trent'anni fa dentro la foresta millenaria. Sino alle tre del mattino in tanti, compresi una coppia di turisti romani con due bambini, si sono rifugiati nel bar di San Gregorio di Marco Piu. «Voglio soprattutto chiedervi - dice Barbara Pusceddu - di cosa avete bisogno». «Aerei ed elicotteri antincendio, ovviamente», rispondono i responsabili dei vigili del fuoco e della Guardia forestale, «speriamo che la classe politica sarda riesca a farsi ascoltare».
Annuisce Tonino Largiu, ottantenne ozierese trapiantato a San Gregorio: «Le fiamme hanno sfiorato la mia casa, mai visto niente di simile, il cielo era scuro, l'aria irrespirabile. Siamo tutti vivi per miracolo».

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