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L'unione sarda. Bomber Borrotzu riparte dalla Prima categoria

IL PERSONAGGIO. A 34 anni “Mister 200 gol” torna nella sua Orani: «Di solo pallone non si vive»

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OLBIA «Giocherò in Prima Categoria. Un posto di lavoro oggi come oggi è troppo importante per il mio futuro e per quello di mia figlia». La scelta di vita di Antonio Borrotzu: «Per regalarmi la tranquillità si è interessato personalmente Giovanni Muroni: per me è come un padre». A 34 anni mister 200 gol sentirà di nuovo l'odore acre della terra battuta. Il palcoscenico naturale delle prodezze di quel bambino con un fisico pazzesco che a 15 anni fa faville con gli allievi nella sua Orani. «Feci 70 reti in una stagione. A quell'età era difficile tenermi». L'aurora dell'inarrestabile bomber di Orani. «In paese siamo orgogliosi. E non ci vendiamo». Marchio di fabbrica da esportazione. «Feci il Torneo Muzzetto con il Macomer e mi premiarono come miglior giocatore».
Il Tempio non se lo lascia sfuggire e Borrotzu fa le prime valigie: «Fu un salto grandissimo». Con atterraggio morbido: «Sono cresciuto tanto in mezzo a vecchi marpioni e un grande allenatore come Zecchini». Ancora non c'è la regola degli “under” e se a 16 anni esordisci in C2 vali davvero. In Alta Gallura fanno le cose per bene. «I Ganau erano persone splendide. Quello è il calcio che rimpiango». Tre stagioni ed ecco la chiamata del Messina: «Stavolta il salto fu enorme». Non solo geografico. «Appena arrivato mi ritrovai le telecamere addosso. La presentazione al “Celeste” davanti a cinque mila persone mi mette ancora i brividi». Un triennale che potrebbe essere la svolta. «È l'anno in cui ho giocato di meno ma ho imparato di più». Davanti a lui cannonieri del calibro di Godeas, Torino e Corona: «Ma dove volevo andare?». E giù una fragorosa risata. Borrotzu osserva e prende appunti. Che mette in pratica crivellando le reti avversarie in prestito al Castrovillari e all' Igea Virtus.
Intanto il Messina va in Serie B e Borrotzu deve partire per il ritiro. «Un procuratore poco avveduto e una mia alzata di testa fecero svanire tutto». Peccato di gioventù. che segna il destino. Il mancato approdo a Viterbo in C1 prelude il ritorno nell'isola. Per un decennio da favola. Ilva, Alghero, La Palma, Tempio, Tavolara (2 campionati), Sanluri, ancora Tavolara, Porto Torres e Budoni. La prima tappa a La Maddalena non la dimenticherà mai. «Ricordi stupendi e amicizie vere. Due in particolare: con il direttore sportivo Valerio Pisano e con il supertifoso Franco Rais».
Tavolara vuol dire Giovanni Antonio Pitta. «All'inizio per lui ero come un figlio. Poi mi ha deluso e mi dispiace. Ma era circondato da lupi affamati dei suoi soldi». Borrotzu contribuisce alla grande all'unica gioia sportiva del vulcanico patron: la promozione in D. Il rigore vincente del big match di Budoni alla penultima giornata lo racconta così: «Davanti avevo Daniele Corsi che in quel torneo ne aveva parato cinque: la porta era piccola. Si è mosso un attimo prima e ho tirato una mina sotto la traversa». Indimenticabile.
La prossima frontiera è in Prima Categoria. «Mi scuso con la dirigenza del Porto Corallo ma prima di tutto viene mia figlia Maria Grazia». Stimoli interiori ad alto potenziale. «Mi allenerò più di prima». Fino a quando segnerà Borrotzu? «Smetterò quando non mi divertirò più».
Roberto Li Gioi

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