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L'unione sarda: Ricorso contro il governo

Il Consiglio si ribella dopo gli attacchi allo Statuto speciale: «Senza politiche di carattere locale lo sviluppo sarà impossibile»

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Se a Pompei, nel 79 dopo Cristo, avessero votato contro le eruzioni vulcaniche, sarebbe cambiato qualcosa? La domanda è retorica ma la risposta dà l'idea del sentimento gelido che anima il Consiglio regionale. Ieri l'aula ha approvato, quasi unanime (61 sì e il no di Claudia Zuncheddu), un ordine del giorno durissimo contro il governo. Vincola Ugo Cappellacci ad aprire un conflitto con Palazzo Chigi, impugnando davanti alla Consulta i tagli all'Isola e la riforma che svuota l'autonomia delle Regioni. Ma il Palazzo del potere teme che sia tutto vano, di fronte alla colata lavica che, nata da scandali altrui, sta travolgendo la specialità sarda. Ultimi giorni di Pompei, appunto.
PROPOSTE Il documento approvato parla di «attacco alla Regione», ricorda che, data l'insularità, non ci sono «possibilità di sviluppo della Sardegna se non con politiche a carattere regionale». E affida al governatore il compito di contestare l'esecutivo Monti «in tutte le sedi politiche e giurisdizionali».
Inoltre l'ordine del giorno richiama «un impegno dei rappresentanti eletti in Sardegna», e nel dibattito il capogruppo Pdl Pietro Pittalis precisa: «Chiederò ai parlamentari del mio partito di votare contro i provvedimenti, anche se fosse posta la fiducia. Lo facciano anche Pd e Udc». Franco Cuccureddu (Mpa) approva: «Meglio di qualsiasi risoluzione». E il capogruppo Udc Giulio Steri osserva: «Faccio parte di un partito nazionale ma l'interesse dei sardi prevale, non possono esserci voci dissonanti».
VIOLARE IL PATTO Altre proposte dal Pd: Gianvalerio Sanna rilancia quella di «sforare il patto di stabilità in modo programmato», aprendo un contenzioso sui tetti di spesa della Regione. «Serve a dare risposte ai sardi», aggiunge Giampaolo Diana, «su questo sfidiamo la maggioranza». Mario Bruno invoca «una mobilitazione popolare per salvare l'autonomia», da avviare con un'assemblea straordinaria in Consiglio, aperta agli enti locali.
«Di fatto in Italia sta avvenendo un colpo di Stato», riflette Mario Diana (Sgd), che stuzzica l'assente Cappellacci: «Scrive a Napolitano ma dimentica di venire in Consiglio». «Va bene azzerare le prerogative dei consiglieri», è il ragionamento di Luciano Uras (Sel), «ma quelle sono norme-civetta che nascondono i tagli sulla povera gente». «E comunque - esorta il capogruppo Idv Adriano Salis - si vada avanti nel nostro contenimento dei costi».
INDIPENDENTISTI «Usciamo dall'aula e non partecipiamo al voto per non indebolire l'unità», annuncia per il Psd'Az Giacomo Sanna, «ma serve una scossa più forte. Domani il nostro congresso dichiarerà l'indipendenza della Sardegna». Invece resta e vota no Claudia Zuncheddu (Sardigna libera): «Risoluzione inadeguata, difende un'autonomia già fallita».
PERPLESSI I Riformatori, che pure esprimono il presidente della commissione Bilancio (Pietrino Fois) che ha stilato la risoluzione, votano sì con molti dubbi. «Non accettiamo un'autonomia dimezzata - precisa il capogruppo Attilio Dedoni - ma qui perdiamo troppo tempo con mozioni, anziché fare riforme». Ancora più amaro Franco Meloni: «Voto per disciplina di gruppo, non mi sento di condividere questo grido di dolore. La classe politica non ha risolto i problemi dei sardi: siamo nella condizione etica per chiedere più poteri alle regioni?»
LA GIUNTA «Forse no», risponde il vicepresidente della Regione Giorgio La Spisa, «non è solo colpa dello Stato. Ma continueremo a impugnare ogni atto contro la nostra autonomia, abbiamo un popolo che ce lo chiede».
Giuseppe Meloni

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