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L'unione sarda. «Convinciamo gli ex operai a piantare viti»

LA PROPOSTA. Luca Saba, Coldiretti

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«Se dopo l'addio dell'Alcoa si riuscisse a convincere gli ex dipendenti a far nascere 50 aziende, ma magari anche meno, che producono Carignano nel Sulcis, non dico che si risolverebbe il problema di quel territorio, ma sarebbe senza dubbio un inizio». Luca Saba, direttore regionale di Coldiretti, butta lì la provocazione: un sasso nel mare magnum della crisi economica ma con un senso. «Produrre di più non sempre è dannoso, bisogna solo attrezzarci per vendere meglio».
Il riferimento è calzante per il mondo vitivinicolo sardo dove si continua a pensare che la riduzione della produzione porti benefici a chi già opera nel mercato. In realtà, potrebbe non essere proprio la strada da seguire. «Non capisco perché in Veneto si riesca ad avere 31mila ettari di Prosecco senza che neanche una bottiglia rimanga invenduta e da noi, con appena 26mila ettari complessivi di vigneto, si abbiano ancora questi problemi sulla commercializzazione», denuncia ancora Saba. La risposta è semplice: non tutti i consorzi di promozione o di tutela dei vini sardi lavorano al meglio, riuscendo a piazzare la produzione, nonostante l'innalzamento qualitativo delle cantine.
«Sono convinto che ci siano gli spazi per aumentare le vendite senza far calare il prezzo», afferma. Ecco perché anche il blocco delle gare per l'assegnazione dei vigneti da parte della Regione appare incomprensibile. «Basterebbe creare una camera di compensazione, come in altri settori, e lavorare per promuovere meglio il prodotto sui mercati, soprattutto quelli internazionali», conclude Luca Saba, «e poi abbiamo eccellenze, come il Carignano, che vanno sfruttate di più e meglio. Potrebbero essere una valida alternativa per valorizzare un territorio martoriato dalla crisi industriale». ( g. d. )

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