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L'unione sarda. «Rilevatori utili, mai usati»

I due tecnici di una ditta sarda che installò le centraline accusano la Regione: «Negli uffici c'era chi temeva che servissero per il controllo del personale»

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Cinquanta miliardi di lire, oggi sarebbero 26 milioni di euro, buttati al vento in poco meno di trent'anni. Le colpe della politica sulla mancata attivazione delle centraline di rilevazione degli incendi su 800 mila ettari di territorio sardo sono evidenti e si trascinano nel tempo, senza distinzione di colore politico. Più facile assumere centinaia di addetti, magari impreparati alla lotta al fuoco, alimentando così la rete delle clientele, che attivare questi sistemi per placare all'origine la furia delle fiamme? Chissà.
LE CENTRALINE Il problema, come segnalano Antonio Lenigno e Giuseppe Cocco, due ex tecnici di una delle aziende (la sarda Teletron, che sulle centraline aveva attivato collaborazioni con Fiat Engineering, ora Edf Fenice, e in altri Paesi europei) che ha realizzato gli impianti, è che troppi sono i rinvii per non gridare allo scandalo davanti all'inutilizzo delle postazioni. Ammoniscono: «Con le centraline forse si sarebbe potuto evitare quel che è accaduto in questi giorni. Oggi sono abbandonate, per riattivarle sarebbero necessarie perizie e nuove spese». E poi: «Erano dotate anche di gps», prosegue Lenigno, dal 1992 al 1997 in Teletron alla promozione del prodotto, ora tecnico Abbanoa, «15 anni fa una novità assoluta, e questo significava poter controllare la posizione dei mezzi di soccorso. Ma qualcuno temeva che servissero per controllare il personale».
LE CIFRE Ci sono, servirebbero, ma non hanno mai funzionato. Abbandonate. Nell'Isola sono state installate, dal 1986 al 2004, con co-finanziamento europeo, 48 stazioni di rilevazione a infrarossi e telecamere, con una spesa complessiva di 53,2 miliardi di lire: «La Sardegna, per ironia della sorte, è stata anche la prima regione in Italia e nel mondo che ha deciso di impiegare queste tecnologie», segnalano Lenigno e Cocco. «Potrebbe, con il loro ripristino, diventare riferimento mondiale per le rilevazioni a infrarosso, ma bisognerebbe spendere altri soldi. Peccato, perché Teletron è un'azienda sarda che sperimentò un'idea innovativa: il sistema Bsds, bright spot detection system, era in grado di individuare l'incendio sul nascere, fino a venti chilometri di distanza». Se Lenigno seguiva la parte della promozione del prodotto, Cocco (ora consulente di organizzazione aziendale) si occupava della parte tecnico-logistica e commerciale. Nel 1997 gran parte dei tecnici Teletron finirono in cassa integrazione e al personale delle centrali operative, giovani ingegneri e tecnici, non venne confermato il contratto: «Qualcuno non voleva sostituire le vedette con la tecnologia, gestita da personale locale qualificato. Visione miope», aggiunge Cocco: «Non si considerava che la tecnologia sarebbe stata di supporto e avrebbe salvato vite e chissà quante migliaia di ettari. Purtroppo la diffusione di Internet era ancora agli albori e le tecnologie sviluppate in Sardegna sembrarono a tanti poco più che videogame: alcuni funzionari regionali presenti ai collaudi arrivarono a dire che sembravano sistemi seri perché avevano letto il logo Sony Trinitron nei monitor delle centrali operative».
LE CARATTERISTICHE Solo Teletron ha realizzato 8 centri di controllo e gestione collegati a 30 postazioni di telerilevamento incendi boschivi: di queste, 4 erano di competenza del Corpo Forestale dello Stato e 26 del Corpo Forestale di Vigilanza Ambientale. Di queste ultime, 18 sono collaudate ma già da diversi anni in stato di abbandono e le altre 8, anch'esse abbandonate, sono in fase di collaudo finale.
SPERIMENTAZIONI «Anche in altre regioni italiane sono stati realizzati da Teletron impianti automatici di telerilevamento incendi», fanno sapere i due tecnici, «ad esempio in Lazio, Piemonte, Lombardia, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Toscana. Impianti sono stati realizzati anche all'estero e, in particolare, in Grecia e Portogallo. Stati Uniti, Ecuador, Cile, Venezuela e Australia sono orientati per l'impiego, nei loro territori, di tecnologie analoghe».
I MOTIVI Nel novembre del 1999 una relazione Corpo forestale sancì la sostanziale scarsa utilità del sistema. Nel 2000 l'assessorato all'Ambiente commissionò a un esperto una relazione sul funzionamento del servizio. I risultati furono di segno opposto: «Venne confermata la grande utilità del servizio nel ridurre i tempi d'intervento sui principi d'incendio rilevati abbattendo le ore di volo dei mezzi, con i relativi altissimi costi, e riducendo i rischi per gli addetti alle operazioni a terra», proseguono. Si arriva così al 2003, quando la Corte dei Conti apre un'indagine sul mancato funzionamento del telerilevamento. Col Piano contro il fuoco viene deciso l'utilizzo sperimentale nelle campagne antincendio 2003 e 2004 e annunciato il collaudo definitivo nel 2005. Tuttavia, solo nel novembre 2007 la Commissione di collaudo sottoscrive la relazione e il certificato finale. Eppure l'11 febbraio 2008 il Corpo forestale nega l'approvazione del certificato di collaudo. Sempre nel 2008 fu messa in votazione in Consiglio regionale la mozione dei Riformatori sul telerilevamento, poi ritirata di fronte all'impegno dell'assessore all'Ambiente Cicito Morittu di fornire all'Aula informazioni sulla possibilità di ripristino e utilizzo. Da allora l'Isola ha ripreso a bruciare. Nel silenzio: «Ma quelle centraline», concludono i due tecnici, «in questi giorni sarebbero tornate utili».
Lorenzo Piras

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