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Pittella: Pd, chi ha perso ora passi la mano

Nell'Isola il candidato alla segreteria. «Primarie sarde? Stimo Barracciu ma non sostengo nessuno»

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In Italia non è tra i volti più noti del Pd, ma all'Europarlamento si è fatto apprezzare fino a diventarne il numero due. Gianni Pittella, lucano, 54 anni, è candidato alla segreteria nazionale del Pd: «In un partito reduce da una grave sconfitta elettorale e da molti errori successivi», spiega durante una sua rapida tappa in Sardegna per un dibattito sui fondi Ue, «chi ha esperienza internazionale e radicamento nel territorio deve dare una mano».
Quali sono i mali del Pd?
«Almeno quattro. Il primo: non ha mai sciolto il nodo della collocazione in Europa, che è il vero campo di gioco. In secondo luogo, non ha reso visibile un grande progetto di rilancio del Paese, ed è afono sulla questione meridionale. Terzo nodo, il bacino elettorale».
Non attirate i ceti popolari.
«Né i giovani, né gli imprenditori. Ci restano i pensionati, i pubblici dipendenti, le fasce medio-alte di professionisti».
Quarto problema?
«Il mancato radicamento nel territorio. Siamo sempre più un partito di burocrati romani, senza contatto con la base. Vorrei capovolgere la piramide».
Come si fa?
«Con un partito federale, che sposta le decisioni nei territori, si apre alle associazioni. E sa fare sintesi sui grandi temi, anche con i referendum».
Si è detto tante volte.
«Io lo faccio, con i barcamp».
Di cosa si tratta?
«Lancio su internet alcune tesi su un tema specifico. In rete ognuno dice la sua, poi in una riunione plenaria (trasmessa in streaming) tutti hanno un minuto per proporre emendamenti, e si decide insieme».
Congresso del Pd: la data è fissata o no?
«In direzione si è detto il 24 novembre, l'ho sentito con le mie orecchie. Che nessuno faccia il gioco delle tre carte».
L'attuale classe dirigente deve andare in pensione?
«Senza martirizzare nessuno, però se un gruppo ha perduto ne prenda atto e si metta di lato, lasci spazio a una diversa generazione».
Le larghe intese fanno bene o fanno male al Pd?
«Ero contrario a questo governo, meglio uno di scopo per rifare la legge elettorale. Ora però Letta vada avanti fino a quella riforma, e intanto alleggerisca le tasse sulle imprese e paghi i debiti dello Stato».
Fa bene Epifani a chiedere un passo indietro a Berlusconi?
«Certo, i cittadini devono essere uguali di fronte alla legge. Richieste di grazia o altri salvacondotti sono inaccettabili».
Forse troverà Renzi, come concorrente per la segreteria.
«Nel caso, sarà una gara che non escluderà forme di collaborazione. Lui è un'energia positiva del Pd, la persona giusta per la premiership».
Separerebbe la segreteria dalla corsa per Palazzo Chigi?
«È un falso problema: Bersani ha accettato comunque di fare le primarie, il prossimo segretario farà altrettanto».
Primarie anche in Sardegna: lei chi sosterrà?
«Nessuno, so che sono tutti nomi degni. Conosco solo Francesca Barracciu, all'Europarlamento ho apprezzato la sua determinazione, ma sarebbe scorretto dire che la sostengo».
Il governatore Cappellacci chiede all'Ue la zona franca. Lei che ne pensa?
«Richieste simili devono arrivare dai governi nazionali, non dalle regioni. La Commissione europea ha in effetti autorizzato alcune zone franche, ma solo se transitorie e con una precisa identificazione territoriale. Dire che tutta la Sardegna dev'essere zona franca indebolisce la richiesta».
Giuseppe Meloni

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