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L'unione sarda. Fiumesanto, la Cina è più vicina

Nel Nord Sardegna lo sbarco di una società di Hong Kong

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Potrebbe essere realizzato dalla China Environmental Holding Co. Ltd e dalla collegata Nord Sardegna Energia srl il nuovo impianto per la produzione di energia elettrica a carbone a Fiumesanto, nel nord dell'Isola. È quanto prevede l'intesa siglata ieri a Villa Devoto tra la Regione, la Provincia di Sassari, i Comuni di Sassari e Porto Torres e appunto la società cinese, particolarmente attiva nel campo delle energie rinnovabili.
L'impianto potrebbe sostituire la realizzazione del quinto gruppo della centrale diretta da E.On, che ha preso tempo per definire il progetto. Entro il 30 settembre la multinazionale presenterà uno studio di fattibilità per la costruzione di una centrale al gruppo di lavoro, costituito ad hoc dai firmatari del protocollo e attivato nell'assessorato dell'Industria. «L'accordo con la holding cinese, che ha confermato la sua disponibilità a investire nell'Isola, è un passo avanti significativo per il territorio e per l'intera Sardegna - ha detto il presidente della Regione, Ugo Cappellacci - poiché consente un adeguato e rapido ricambio del parco di generazione, favorendo l'impiego delle tecnologie di ultima generazione che abbattono drasticamente l'impatto ambientale. Non consentiremo più, infatti, il prolungato esercizio di impianti con gruppi a olio combustibile che, oggi, sono destinati a produrre solo inquinamento».
IL CAPITOLO ENERGIA Intanto lo stallo delle trattative tra il colosso algerino dell'energia, Sonatrach, e l'Italia per la realizzazione del Galsi, il gasdotto tra l'Algeria e la Sardegna su cui è attesa una decisione definitiva a maggio del prossimo anno, riapre il discorso sull'approvvigionamento energetico. Soprattutto ora che si parla di un nuovo gasdotto in Italia, il Tap, che sbarcherà in Puglia e porterà il metano dall'Azerbaigian. In attesa di conoscere le sorti dell'Isola, la Cgil sarda rilancia: «Realizziamo la dorsale e rete di distribuzione a terra, già prevista con il progetto Galsi, e iniziamo a ragionare sulla rigassificazione, perché il metano è una fonte energetica irrinunciabile, da abbinare allo sviluppo delle rinnovabili». Per la Cgil vanno ricercate «soluzioni strutturali che abbattano emissioni nocive e costi». E che soprattutto risolvano i problemi «dell'approvvigionamento e della sicurezza della rete». «Si può e si deve fare subito», sottolinea il segretario generale Michele Carrus, «ma occorre scrivere il Piano energetico regionale che questa Giunta continua a rinviare».
I RISCHI La Cgil segnala un pericolo nell'attendismo della Giunta regionale: «Le rinnovabili non sono tutte uguali», aggiunge Carrus, «non basta lanciare spot sulla green economy senza poi regolare l'utilizzo, in quantità e qualità, delle fonti. Oltre al rinnovo del parco termoelettrico regionale il segretario Cgil chiede certezze sulla realizzazione del metanodotto Galsi: «Lo abbiamo aspettato per anni, ma non è chiara la reale volontà di realizzarlo. Non basta dichiarare che il metano è una priorità, ma dobbiamo cogliere le opportunità aperte dalla strategia energetica nazionale, che assume l'obiettivo di rendere il nostro Paese l'hub europeo del gas naturale anche attraverso la realizzazione di rigassificatori». Si tratta di decidere «se aspettare che il nostro sistema si collassi e migliaia di lavoratori perdano il posto».
IL RIGASSIFICATORE «Dobbiamo cogliere le opportunità aperte dalla Strategia energetica nazionale. Risponde a quest'obiettivo l'ipotesi di un rigassificatore in Sardegna (negli uffici regionali c'è un progetto del gruppo Clivati per un impianto a Portoscuso, ndr ) da realizzarsi attraverso le migliori tecnologie per la sicurezza degli impianti». La necessità di risparmi è evidente. Secondo l'Istat, la Sardegna è la regione con i consumi pro capite di energia più alti della media nazionale (pari a 1.199,6 kwh). Sul podio ci sono Olbia (1.676 kwh) e Cagliari (1.583 kwh).
Lanfranco Olivieri

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