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L'unione sarda. La bertula dei poveri per il Papa

NUORO. Sono quasi settecentomila i sardi in difficoltà: «I bisogni non vanno in ferie»

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NUORO Una bertula pesantissima per Francesco. La bisaccia non conterrà i classici tre pani del beneagurante detto sardo, ma sarà talmente gravosa da permettere con un semplice gesto a Papa Bergoglio di farsi carico dei problemi della Sardegna. Quella striscia di orbace cucita per unire due sacche da portare a tracolla, verrà donata a Cagliari il 22 settembre a quel Vescovo di Roma venuto dalla periferia del mondo. Un omaggio in nome della lotta alle povertà, firmato dai sottoscrittori della Carta di Zuri che ieri hanno convocato una conferenza stampa a Nuoro, sfidando provocatoriamente l'afa e le distrazioni preferragostane perché «i bisogni non vanno in ferie».
DISPERAZIONE IN CIFRE Al Papa appena arrivato basterà una veloce occhiata ai documenti contenuti nella bisaccia, per sentire subito sulle sue spalle tutto il peso dei drammi della Sardegna. Se la soglia ufficiale per parlare di povertà relativa è un reddito familiare di 1.011,03 euro, quasi 700 mila sardi (esattamente 692.621), se la passano molto male. Sono i 470 mila pensionati che ricevono meno di mille euro al mese, i 193 mila disoccupati e gli operai espulsi dal mondo del lavoro: 12.367 in mobilità, 11.127 cassintegrati in deroga, 2.800 in cassa integrazione straordinaria.
CHIESA IN TRINCEA «Una emergenza quotidiana senza interlocutori istituzionali», dice don Pietro Borrotzu, presidente della Carta di Zuri che da parroco di Suor Maria Gabriella solo la settimana scorsa ha dovuto pagare le bollette a una decina di famiglie disperate. La visita di Papa Francesco rappresenta quindi l'occasione per accendere i riflettori su un problema silenziato e mettere davanti alle sue responsabilità soprattutto la classe politica regionale perché - ricorda don Borrotzu - «come disse Paolo VI quando istituì la Caritas, la giustizia sociale è il primo gradino della carità». E oggi carità vuol dire anche (o soprattutto?) denunciare l'inerzia delle istituzioni. «Purtroppo distratte tutto l'anno e non solo a Ferragosto», calca la mano l'ex segretario regionale della Cisl Mario Medda annunciando a settembre una serie di iniziative di denuncia.
PROTESTA E PROPOSTA La Carta di Zuri è pronta a scendere in piazza, con i suoi esponenti decisi a muoversi sul livello dell'emergenza e in prospettiva perché - parole del segretario provinciale della Cisl Michele Fele efficace nel richiamarsi alla filosofia cinese - «al povero non bisogna solo dare il pesce, dobbiamo insegnargli a pescare». Su questo piano è pronta una piattaforma in dieci punti da inserire nella bisaccia per il Papa, ma in realtà memorandum per i candidati a presidente della Regione. Si parte dall'idea di istituire in Regione un assessorato al Welfare, per proporre un piano pluriennale e integrato di inclusione sociale, formazione, tutoraggio e accompagnamento al lavoro. Seguono la riforma del sistema di sicurezza sociale «per passare dalla sola assistenza all'inclusione», un programma straordinario per il lavoro giovanile, il sostegno al reddito «che preveda l'impegno lavorativo di pubblica e sociale utilità» e una legge regionale sul microcredito. Secondo i firmatari della Carta di Zuri, è poi necessario istituire un osservatorio sulle povertà, accompagnandolo con un piano pluriennale «che non sia un intervento di tipo assistenziale» di sostegno alla famiglia, alla genitorialità e alla natalità, oltre col potenziamento delle misure a favore degli anziani e dei soggetti deboli e, infine, con l'attivazione di programmi e interventi educativi e formativi sull'inclusione sociale e sui diritti di cittadinanza.
LA SPERANZA Una doppia sfida da giocare sul presente e sul futuro che significativamente, come sottolinea il presidente delle Acli Tore Urru, parte da Nuoro «provincia dove alla miseria si somma la fuga delle istituzioni statali». Alla fine - come fanno capire Mario Medde e don Pietro Borrotzu - sarebbe bello accogliere il Papa ponende in bertula almeno quei 25 milioni di euro che, dopo i tagli della Finanziaria, ancora mancano al Fondo regionale per combattere la povertà.
Michele Tatti

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