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L'unione sarda. Azara: «Io, minacciato da mesi»

Ancora ombre sulle reali intenzioni dei tre malviventi

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Dal nostro inviato
Alessandra Raggio
ARZACHENA Ora spuntano anche le minacce. Le parole bisogna tirargliele fuori con le pinze, ma alla fine Paolo Azara lo ammette: «Sì, - dice - a marzo sono stato minacciato. Avevo fatto una denuncia alla polizia di Porto Cervo». Gli avevano bucato le gomme dell'auto racconta l'amministratore del Billionaire. Ma la cosa è finita lì.
IL SOPRALLUOGO Ieri Azara è stato impegnato per quasi tutta la giornata con i carabinieri: hanno cercato di ricostruire il blitz messo a segno lunedì notte a Villa Bianca, dove abita con la compagna, Maria Giagoni, vicesindaco di Arzachena. Avevano legato la governante, Agnese Pignoni, sola in casa, e portato via un po' di contanti, alcuni orologi di valore e un vecchio fucile. Un bottino da 38mila euro, più o meno.
LA BRECCIA Dopo aver controllato palmo a palmo il terreno circostante la villa, gli inquirenti hanno individuato il punto da cui, presumibilmente, il commando è penetrato nel parco. La rete era tranciata: avevano aperto un varco, servito forse anche come punto di osservazione, nei giorni precedenti. «In questo momento non posso parlare - dice Azara - Nei prossimi giorni potrò raccontare qualcosa di più». È un momento difficile per le indagini, anche se gli inquirenti continuano ad escludere il tentato sequestro e ribadire che si è trattato solo di una rapina.
LA DDA «Procede la procura di Tempio», fanno sapere dalla Direzione distrettuale antimafia di Cagliari che in caso di allarme sequestro prende in mano la situazione, da subito. Ma il magistrato, Rossana Allieri, vuole comunque vederci chiaro e ha chiesto ai carabinieri una dettagliata relazione sull'episodio.
LE IPOTESI Difficile che i malviventi pensassero di trovare a casa dell'amministratore del Billionaire l'incasso domenicale. Il famoso locale smeraldino ha una cassaforte a prova di bomba: l'incasso viene custodito lì dentro fino al trasferimento in banca. Guardie giurate, sorveglianti, telecamere. C'è di tutto. Ma allora cosa cercavano? Armi? Documenti? Gioielli?
Dalle poche indiscrezioni trapelate pare che due banditi fossero molto giovani e uno più anziano. «Sprovveduti» azzarda qualcuno, «Esperti» affermano altri.
Niente si può escludere, neppure l'ipotesi che i loro piani siano cambiati in corso d'opera. Visto che non c'era nulla da rubare, magari hanno pensato di trattenere per qualche ora la compagna di Paolo Azara, Maria Giagoni, che, oltre alla carica politica è anche una stimata professionista: una commercialista che segue contabilità importanti. Rapirla per qualche ora sarebbe servito per convincere Paolo Azara a prelevare i contanti dalla cassaforte del Billionaire. Chissà.
È comunque strano che i banditi si siano accontentati solo di quel bottino, ignorando gioielli e oggetti di valore che avrebbero potuto portare via senza difficoltà.
LA TELEFONATA Controversa anche la dinamica legata alla telefonata: in entrata o in uscita? C'è chi afferma che la signora Agnese sia stata costretta a chiamare Maria Giagoni per convincerla, con una scusa, a rientrare a casa. Ma c'è anche un'altra versione: sarebbe stata Maria Giagoni a chiamare la sua governante per avvisarla che rientrava tardi. L'assessore infatti stava presentando una serata folk nella piazza di Arzachena ed è tornata a casa solo dopo mezzanotte. Intanto Agnese Pignone era riuscita a liberarsi e, all'una e quaranta, aveva dato l'allarme.
LA GOVERNANTE Era sconvolta. Pare abbia avuto un malore mentre i banditi la legavano: la ex governante di Berlusconi, che per anni ha lavorato a villa Certosa, stava svenendo e i malviventi le avrebbero concesso un bicchiere di acqua e zucchero per farla riprendere dallo choch. Serataccia.
I tre, con il viso coperto e armati fino ai denti, hanno aspettato un po', forse nella speranza che Maria Giagoni rientrasse prima, poi sono scappati a bordo della Punto bianca della signora Agnese, che la mattina dopo aveva ancora il volto segnato dallo spavento. Verso le 11 ha lasciato Villa Bianca a bordo di una Opel grigia, forse insieme alla figlia: due sfingi. L'auto si è fermata un attimo, motore acceso e finestrini sigillati, per controllare che il cancello si richiudesse bene. Poi via.
Dopo qualche ora i carabinieri, coordinati dal colonnello Lorenzon avevavo ritrovato l'auto della governante a 200 metri dalla villa, probabilmente nel punto in cui la banda si è introdotta nella proprietà di Paolo Azara: 6 ettari di verde su una collina di Monticanaglia, tra Arzachena e Porto Cervo.

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