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L'unione sarda. Primarie al palo, veti e misteri L'Udc non partecipa, Pdl diviso

Oppi: pronti a correre da soli. Floris: se me lo chiedono mi candido

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Il centrodestra sardo trascorrerà ancora qualche giorno in vacanza per riordinare le idee sulle primarie in vista delle Regionali. Da chiarire c'è sempre un punto: si faranno o no? E i candidati saranno davvero quelli di cui si parla sotto l'ombrellone? Il dibattito è aperto da tempo, gli scenari in evoluzione e non mancano le turbolenze. Di certo, il Pdl non può non tenere conto di quanto ha detto ieri Giorgio Oppi, leader dell'Udc: «Vogliamo sapere chi sono i compagni di viaggio e dove si vuole andare. In questo momento escludo la partecipazione alle primarie da parte del mio partito: senza un chiarimento a tutto campo, l'Udc potrebbe anche decidere di correre da sola».
LA SITUAZIONE Una bomba, che esplode mentre in maggioranza si sfoglia con più o meno convinzione la margherita delle primarie. Tra l'altro sono in molti a giurare che dal Pdl nazionale il via libera non arriverà mai. Anzi, in certi ambienti - di solito bene informati - riferiscono che da via dell'Umiltà sarebbe addirittura già arrivato un secco no all'ipotesi di consultazioni popolari per la scelta del candidato alla presidenza della Regione. Ma nel rincorrersi delle indiscrezioni spunta una certezza. Settimo Nizzi, coordinatore regionale del Pdl, annuncia: «La settimana prossima sarò a Roma per concordare con i vertici del partito tempi e modalità». Insomma, molto presto si dovrebbe sapere se le primarie ci saranno e con quali regole saranno celebrate. Forse è per questo che, nell'attesa, gli alleati - Riformatori, Fratelli d'Italia e Uds, ma tutto sommato anche l'Udc - stanno coperti in attesa di sviluppi dal maggiore azionista della coalizione.
IL PDL Nel Pdl le candidature sulla carta abbondano. In attesa di capire se Mauro Pili sarà della partita, due sono già ufficiali: quelle del presidente Ugo Cappellacci e dell'esponente del Pdl oristanese, capogruppo di Sardegna è già domani all'opposizione in Consiglio regionale, Mario Diana. Il primo ha accettato di mettersi in discussione «per cercare l'unità nel partito e la coesione della coalizione», cercando così il sigillo della legittimazione popolare per la ricandidatura. Il secondo, in aperta polemica con il governatore, di cui boccia l'operato, di recente ha contestato: «Non può essere lui da solo, ma il tavolo della coalizione, a decidere le regole delle primarie». Ma dalla parte di Cappellacci si schiera il deputato Salvatore Cicu, sostenitore della sua riproposizione fin dai primi momenti: «Cappellacci ha agito in modo trasparente, accettando di far passare la sua conferma attraverso le primarie pur avendo colto risultati importanti nella sua azione di governo». E se Claudia Lombardo preferisce non derogare dal suo ruolo super partes di presidente del Consiglio regionale, preferendo stare fuori da una partita che - fa intendere - probabilmente non si giocherà mai, l'ex sindaco di Cagliari, il senatore Emilio Floris, ricorda: «Ancora non abbiamo ricevuto indirizzi sulle scelte per le Regionali. Ci sarebbero problemi se fossero primarie di partito, più facile se fossero di coalizione. Poi occorrerà vedere chi parteciperà e come saranno concepite: un tavolo per allargare l'alleanza è da farsi. Alla fine di agosto ne sapremo di più».
L'AMMISSIONE DI FLORIS Poi, a sorpresa, dice: «Molte persone hanno chiesto la mia disponibilità a una candidatura per le primarie, sempre se si faranno», prosegue Floris. «Ho risposto che, fatta salva l'autorevolezza delle candidature in campo e, per quanto mi riguarda, il fascino e l'utilità del mio nuovo incarico di senatore, avrei pensato a un'ipotesi del genere, nell'ottica di una mia proposizione per la presidenza della Regione, qualora non fosse possibile unificare con chi è già in campo le varie anime del partito. Solo in questo caso, e se invece fosse possibile attorno alla mia persona, ci rifletterei».
IL DIBATTITO In attesa di sviluppi, probabilmente nei prossimi giorni si terrà l'annunciato vertice tra Ugo Cappellacci e l'Udc. Oppi (che aspetta ancora una convocazione ufficiale) avverte: «Prima di ogni discorso vogliamo capire il quadro di riferimento. Una volta chiarito questo aspetto, decideremo quale posizione assumere», ha detto il leader democristiano. «Certo è che, prima di ogni discorso, cercheremo di fissare alcuni punti programmatici e operativi: quando incontreremo il governatore ci saranno molti punti da chiarire». Se le primarie dovessero celebrarsi, e se l'Udc cambierà idea sulla non partecipazione, il candidato dello Scudo crociato potrebbe essere il direttore dell'Anci e sindaco di Mandas Umberto Oppus. Anche se Oppi, ieri sera, ha escluso ogni indiscrezione circolata sulle possibili proposizioni del suo partito.
LE POSIZIONI Sempre sul fronte degli alleati, Fratelli d'Italia chiede a gran voce le primarie (in pole position ci sarebbe l'ex presidente della commissione Urbanistica Matteo Sanna) ma aspetta l' ok sull'effettiva indizione delle consultazioni popolari. I Riformatori, per voce di Michele Cossa, hanno ribadito al governatore, durante un recente incontro a Villa Devoto che, prima di ogni confronto sulle primarie, «avremmo gradito l'immediata convocazione della commissione Autonomia per discutere della legge sulle Province».
L'abolizione degli enti «segna un preoccupante ritardo» e il partito di Fantola non ha dato sfogo alla sua rabbia (magari minacciando l'appoggio esterno?) soltanto per la più volte riconosciuta «determinazione di Cappellacci nel portare avanti questa partita cruciale per la Sardegna fin dall'inizio». Favorevole alle primarie è anche Mario Floris (Uds): «Purché però siano consultazioni serie, con norme e regole chiare, che servano per portare avanti programmi e idee», dice l'ex presidente della Regione e del Consiglio regionale, oggi assessore alla Programmazione. «Devono dare un senso al gruppo che va a formarsi, in termini di coesione e di partecipazione. E devono servire a fissare chiaramente il rapporto tra Regione, Stato ed Europa, cioè l'unico vero asse portante su cui impostare l'azione di governo».
Lorenzo Piras

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